Di seguito un comunicato diffuso dagli organizzatori:
Si inaugura giovedì 26 ottobre alle ore 19 (in esposizione fino al 22 dicembre p.v.) Serpenti ragni falene. Cipolle fiori e cantilene – Arazzi la mostra di Chiara Camoni realizzata nell’ambito del progetto di Residenze per Artisti nei Territori, attuato dal Teatro Koreja con l’ass. Cijaru.
Composta da dieci teli a telaio tessuto a mano sospesi su aste in ottone, l’installazione invita il visitatore a passarci attraverso per una esperienza sensoriale e tattile in cui le figure delineate, indefinite quasi fossero spiriti, affermano una presenza. Tali figure che emergono dalla stampa manuale sul tessuto di fiori, cipolle, terre e vegetali, in parte raccolti sul territorio salentino durante la permanenza dell’artista, in parte nelle campagne e boschi delle Toscana dove l’artista risiede, sono un modo per restituire un’anima al mondo vegetale e alla terra e contrastare la visione antropocentrica del mondo.
La terra rossa, come quella che Camoni ha raccolto nella cava di bauxite di Otranto insieme alle cipolle della sua casa e alle margherite nel campo appena fuori dal Teatro Koreja, annullano la loro provenienza locale e si fanno tutt’uno se viste dalla prospettiva che la Madre Terra è una e dispone degli elementi che la compongono in modo non gerarchico.
Spunti per la creazione delle opere sono stati i sopralluoghi in territorio salentino, da Otranto a Lecce, da Casamassella a Castiglione d’Otranto, dove l’artista incontra il mosaico della cattedrale, la bottega della cartapestaia Stella Ciardo e gli esperimenti dell’artista Luigi Coppola con la Casa delle Agricolture. Ad Otranto l’artista ritrova temi cari alla sua ricerca, scene di esseri fantastici, draghi e serpenti provenienti dalla cultura greca e dal mondo ebraico, greco-ortodosso e islamico. A Castiglione visita i campi coltivati ad agricoltura biodinamica, le piantagioni di piselli ed entra in contatto con un asinello di cui si prendono cura a Casa delle Agricolture. Gli alberi di ulivo secchi e i fiori di primavera che traboccano dalle strade per l’artista diventano, senza pesticidi, “farfalle”.
Come scrive nei suoi appunti di viaggio: “Le farfalle si trasformano troppe volte e hanno tanti occhi, troppi occhi”, come gli occhi in vetro che la cartapestaia Stella ha nella sua bottega e che l’artista raccoglie e poi apporrà sulle sue tele. A Casamassella rimane colpita dalle trame geometriche dei tessuti lavorati al telaio, come impronte di un lavoro artigianale delle donne delle Costantine che, nel secolo scorso, hanno dato autonomia alla donna liberandola da mariti e padri padroni. Ecco allora che sceglie questi teli come materiale principe della sua installazione. In questi teli come scrive nei suoi appunti: “C’è un quotidiano, un domestico, che diventa stretto e allora c’è bisogno di rompere per affermare se stesse. C’è l’ambiguità del femminile, che è anche terribile e temibile. Che lava la tovaglia ma anche la sporca. Che la insozza per dispetto.” Operazione che fa la Camoni con i teli delle Costantine, “insozzando” la matrice regolare dei tessuti con i colori, le piante, gli occhi in vetro, le terre recuperate durante i suoi sopralluoghi: presenze che restituiscono l’esperienza e il sapore locale e che racchiudono, in una unità, la pluralità del territorio salentino.
Alle trame dei tessuti, scelte accuratamente dall’artista e realizzate grazie al sapiente lavoro delle donne della Fondazione Le Costantine, si aggiunge un livello, quello dell’impressione manuale dei colori e delle forme generati dai vegetali e dalle terre e poi un altro livello ancora, quelle delle catenine, piccoli elementi vegetali apposti, gocce di lampadari e altri oggetti di uso quotidiano. Ecco allora che gli spiriti che vediamo, sono costituiti da identità multiple. Le tele e i loro spiriti sembrano invocare una visione non univoca del mondo in cui le identità sono frammentate, come i singoli elementi delle tele che solo apparentemente formano figure unitarie, quelle che percepiamo a prima vista ma che con un occhio attento aprono alla molteplicità di soggetti, animali, vegetali, antropomorfi, indefiniti. Come le trame che sono geometrie ma che sono anche falene, ragni, serpenti, occhi così anche gli spiriti sono cipolle, margherite, piante, vegetali, terre che coesistono sullo stesso piano ontologico. La madre terra è una e molteplice come gli Arazzi che diventano luogo dell’immaginazione collettiva dove non esiste comunità senza soggettività.
L’artista condivide con altri non solo la realizzazione dell’opera, ma anche il processo che sta a monte. Così ad esempio, apre il suo studio che è la sua casa a una pluralità di agenti, artisti, curatori, critici, letterati, amici con i quali discute, legge, cammina per i boschi della Toscana. Uno spazio sociale autonomo, senza gerarchie, che rifugge lo schema, come accade per i reticolati scelti per la creazione delle tele.
Tuttavia questo desiderio di “comune” preserva i singoli agenti, non li annulla ma ne valorizza le peculiarità offrendo una visione del mondo caotica e allo stesso tempo ordinata, singolare e allo stesso tempo plurale, naturale e allo stesso tempo umana. Questa tensione è racchiusa nell’installazione Arazzi dove l’artigianato e il mondo naturale compongono un’opera unica. I teli invitano lo spettatore a sentirsi parte singola di un discorso comune.
Il territorio. In un territorio marginale, come quello salentino, soggetto alle piaghe sociali della disoccupazione, della tossicodipendenza e della mancanza di consapevolezze e riferimenti culturali identitari, si svilupparono tra la fine degli anni ’70 e inizio anni ’80, stili di vita e culture che avrebbero innescato esperienze di comunità.