Di seguito un comunicato diffuso dal coordinamento nazionale docenti delle discipline dei diritti umani:
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani esprime forte preoccupazione in merito agli episodi di violenza accaduti nei giorni scorsi a Gallipoli e Lecce, che hanno visto il coinvolgimento di una baby gang responsabile di gravi atti di aggressione e rapina ai danni di turisti, come riportato oggi da diverse testate giornalistiche.
Sebbene l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine rappresenti un presidio fondamentale per la sicurezza pubblica, non possiamo limitarci a considerare questi fatti come meri episodi di microcriminalità estiva. Dietro la brutalità di certi comportamenti si nasconde un vuoto educativo che interpella tutti: scuola, famiglia, istituzioni locali e nazionali.
Questi giovani, alcuni dei quali appena quindicenni, non sono solo autori di reati, ma anche vittime di una cultura che ha smarrito i valori della convivenza civile, del rispetto della persona, della legalità. È evidente che un tessuto sociale che permette il radicarsi di simili dinamiche necessita di un’azione educativa profonda, sistematica, capillare.
Come CNDDU, ribadiamo con forza l’urgenza di introdurre stabilmente l’insegnamento dei Diritti Umani nei curricoli scolastici di ogni ordine e grado. Non si tratta di un’opzione accessoria, ma di un pilastro formativo necessario per fornire agli studenti strumenti critici e morali con cui affrontare le sfide della realtà contemporanea.
Occorre agire sul fronte della prevenzione, alimentando nei giovani la consapevolezza del valore della persona, della libertà e della responsabilità. Servono laboratori didattici permanenti su legalità, empatia, gestione dei conflitti e cittadinanza attiva. Occorre ripensare il ruolo della scuola come centro nevralgico di costruzione sociale, e non solo come luogo di mera istruzione.
Ci appelliamo dunque al Ministero dell’Istruzione e del Merito, agli Enti Locali e a tutte le realtà del terzo settore, affinché vengano rafforzati i percorsi educativi mirati a contrastare fenomeni di devianza minorile, in sinergia con le forze dell’ordine, che meritano il massimo sostegno e riconoscimento per il loro operato.
Non basta contrastare la violenza. Bisogna comprenderne le radici e intervenire lì dove si formano o si spezzano i legami con il tessuto democratico.
Solo un’educazione fondata sui diritti può sottrarre i giovani alla deriva della violenza e restituire loro un futuro dignitoso.