Tutti stiamo vivendo un periodo molto particolare, fatto di limitazioni e stravolgimenti di quella che è la nostra vita ordinaria, ma mentre gli adulti sono autorizzati a spostarsi per motivi di lavoro, gli studenti, in particolare gli adolescenti, si trovano alle prese con la didattica online. All’atto pratico si traduce in un maggior numero di ore da passare in casa.
Oltre a problemi strettamente riguardanti la didattica, c’è ne sono altri che riguardano in particolar modo bambini e adolescenti: In cima alla lista troviamo il tempo passato fra le sole pareti di casa, che espone al rischio di complicanze fisiche e psicologiche.
Sotto il primo aspetto è stato dimostrato scientificamente che l’aria degli ambienti chiusi possa essere spesso di qualità medio-bassa. In più il drastico taglio del tempo trascorso all’aria aperta ha risvolti negativi su alcuni processi fisiologici, come il buon funzionamento del sistema immunitario e la secrezione di vitamina D per sostenere le ossa per la scarsa esposizione al sole.
Sotto il piano psicopedagogico, il disadattamento sociale accresce il possibile aumento degli Hikikomori. Il fenomeno, che ha origine in Giappone, riguarda quei ragazzi che sviluppano un tremendo disagio psicosociale nonché fisiologico dovuta al passaggio di mesi o addirittura anni isolati nella propria zona di comfort diventando apatici. Quelli che studiano si appellano alla possibilità di farlo da remoto, così da annullare al massimo le interazioni sociali. Uno degli obiettivi fissi è la limitazione a coltivare relazioni interpersonali in particolare con i coetanei.
Una delle criticità osservate in questi primi mesi di e-learning massivo sono i risvolti sulla sfera interiore, come mostra il rapporto di un’indagine svolta da Microsoft “Emotion Revolution: Emozioni e Didattica a Distanza durante l’emergenza Covid-19”. Molti studenti ammettono di sentirsi meno parte della propria classe e di percepire troppo limitate le interazioni, così come il livello di empatia con insegnanti e compagni.
La mancanza della dimensione fisica che si ha solo seguendo in presenza rende più difficile mantenere l’attenzione, trasmettendo quasi un senso di impunità nei confronti delle distrazioni: una delle più ricorrenti ragioni per cui la didattica a distanza viene ritenuta penalizzante, sia da parte di molti insegnanti che degli stessi alunni.
Difficoltà comprensibili vista la differenza con l’ordinaria vita in classe, fatta anche di relazioni e momenti da conservare nel bagaglio delle esperienze di vita e nella memoria di ciascuno.
Punti fondamentali che si aggiungono a problemi tecnici dovuti alla rete per la connettività, che inaspriscono le differenza tra zone centrali e periferiche. A maggior ragione quelle tra nord e sud, dove la mancanza della banda larga in ampie porzioni dell’entroterra del Mezzogiorno continua ad esasperare le difficoltà legate alla connessione Internet, come dimostrano le difficoltà affrontate a Martina Franca con il liceo ostaggio dell’inadeguato accesso alla Rete.
Tuttavia molti studenti ritengono utile mantenere la didattica online, ma piuttosto come strumento integrativo e alternato al tradizionale insegnamento in presenza. Questo fa sicuramente ben sperare sul fatto che i soldi che si stanno investendo per adeguarsi alla didattica online siano utili per il futuro, arricchendo la qualità della didattica ad emergenza finita con modalità multicanale già sperimentate.