Di Mauro Mari:
La guida spirituale degli attentatori di Parigi e Bruxelles poteva essere fermato prima. A Bari, almeno quattro anni fa. Se la Corte d’Assise d’Appello del capoluogo pugliese avesse confermato la condanna in primo grado di Bassam Ayachi, forse quei criminali comuni cresciuti ai margini del cuore dell’Europa non si sarebbero trasformati in terroristi.
Prima di essere espulso dal Belgio nel giugno scorso, Bassam Ayachi ha diffuso per anni il verbo jihadista nel Belgium Islamic Centre Assabylee di Molembeek, la moschea del quartiere islamico in cui è cresciuta la generazione di stragisti di Bruxelles e Parigi.
Nel 2008 venne fermato e arrestato al porto di Bari: nel suo camper nascondeva tre palestinesi e due iracheni. Arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina , ben presto si scoprì che era dedito a tutt’altro. Molto di più.
Nelle sue chiavette usb venne trovato materiale tendenzioso: manuali per attentati, lettere di jihadisti post-mortem, guide alla tortura contenute nella misteriosa cartella Torture.
Ma l’imam e il suo amico ingegnere francese non sembravano preoccuparsi troppo dietro le sbarre. Nelle intercettazioni ambientali parlarono liberamente di un possibile attentato all’Aereoporto Charles De Gaulle di Parigi. E del prezzo d’acquisto di tritolo, solo che tra i periti della Corte d’Assise vi fu chi sostenne che quella parola, romlan, in realtà volesse dire melograno. Parlavano di frutta non di esplosivi…
Ayachi verrà condannato a 8 anni in primo grado per associazione finalizzata al terrorismo internazionale. Nel 2012 viene assolto in Appello perché non vi erano prove che quell’attività sarebbe stata svolta in Italia. Nel 2014 la revisione del processo confermerà l’assoluzione. Ma nel frattempo l’ideologo del terrore era già tornato a fare la spola tra la Siria e il Belgio, dove faceva proseliti nel ghetto musulmano di Molenbeek. Il resto è storia nota.