rendimentogold

basilepiccolo

inPrimis per prenotazioni parrucchiere


“Emergenza abitativa in Valle d’Itria” Iniziativa partita da una cittadina di Fasano

noinotizie

Scrive Aurora Scollo:

La lettera aperta pubblicata nei giorni scorsi ha ricevuto sostegno da Fasano, Ostuni, Monopoli, Locorotondo e Cisternino. Segno che questa non è una voce isolata, ma una comunità che chiede risposte.

Il tema divide: c’è chi vive di turismo, chi affitta, chi teme cambiamenti. Ma proprio perché tocca interessi diversi, servono risposte chiare, non silenzi. Non è una battaglia contro qualcuno, ma per un equilibrio che tuteli residenti, lavoratori e chi investe nel territorio.

Ho inviato una PEC alla Regione Puglia, con ANCI e Comune di Fasano in copia, fissando una scadenza di 15 giorni. La comunicazione è stata protocollata il 21 luglio sia dalla Regione che dal Comune.

Il Sindaco ha risposto, ma è servita una PEC, un countdown e la pressione pubblica perché fosse finalmente fissato un incontro aperto per venerdì 12 agosto, come richiesto per garantire trasparenza davanti alla cittadinanza e alla stampa.

La Regione Puglia deve aprire il confronto, coinvolgendo Comuni, ANCI e tutti gli organi competenti. Se da Bari continueranno ad arrivare solo silenzi, il Comune di Fasano non potrà restare immobile: conosce bene questa emergenza e deve dimostrare di saperla affrontare invece di nascondersi dietro l’alibi dell’attesa.

Per questo ho messo in copia tutti i livelli istituzionali: perché nessuno possa dire “non sapevamo” e perché sia chiaro che servono risposte immediate, non rimpalli di responsabilità.

Ora serve più di una presa d’atto: serve unità, non teatrini di partito. Il Comune – maggioranza e minoranza insieme – ha il dovere di agire in modo concreto. Ogni minuto sprecato in calcoli politici è tempo sottratto a soluzioni reali. Chi sceglierà l’inerzia dovrà spiegare alla comunità perché ha preferito proteggere interessi di parte invece del bene collettivo.

L’emergenza è ora. Gli affitti sono alle stelle e i contratti di lavoro, soprattutto nel turismo e nei servizi, sono spesso stagionali e precari. Questo significa che chi sostiene l’economia locale non riesce a vivere dove lavora. Se chi lavora non può restare, l’intero sistema si inceppa.

C’è un paradosso che molti fingono di non vedere:
– più le case vengono destinate ai turisti, meno chi lavora nel turismo trova casa,
– più salgono gli affitti, meno soldi restano alle persone per consumare nei ristoranti e nei negozi,
– meno residenti e lavoratori ci sono, meno autentico diventa il paese e meno attraente è anche per i turisti stessi.

Quando una famiglia o un lavoratore spende gran parte del reddito per l’affitto, smette di spendere altrove. I ristoranti hanno meno clienti nei mesi morti, i negozi e le piccole attività commerciali vedono calare gli incassi e, alla lunga, sono costretti a ridurre i servizi o a chiudere.

E se un paese perde i suoi abitanti, i suoi servizi e la sua vita quotidiana, diventa inevitabilmente meno interessante da visitare. Un borgo che vive solo pochi mesi all’anno non è più accogliente, non è più autentico. E a lungo andare anche B&B e case vacanza vedranno calare l’appeal e quindi il fatturato, perché il turismo non vive solo di appartamenti, ma di comunità vive e funzionali che lo sostengono.

È un circolo vizioso: affitti troppo alti → meno potere d’acquisto → attività che guadagnano meno → meno servizi → meno attrattiva → meno presenze turistiche → meno fatturato per tutti, compresi B&B e case vacanza.

Ecco il vero paradosso: se il turismo divora tutto, finisce per distruggere se stesso. Chi oggi pensa di guadagnare di più domani vedrà un mercato più povero, instabile e meno redditizio.

Dall’incontro fissato non dovranno uscire altre parole, ma atti concreti e decisioni verificabili, perché questa emergenza non può essere coperta da dichiarazioni di facciata. Ci devono essere azioni concrete, non rinvii.

Il silenzio delle istituzioni non è più attesa, è complicità. Se una sola voce può incrinare questo muro di resistenze, una comunità unita può abbatterlo del tutto.

Tra 15 giorni non resterà più nulla da attendere. Se le risposte non arriveranno, questa vicenda non resterà confinata a Fasano: diventerà regionale e, se necessario, nazionale. E a quel punto non si parlerà solo di case, ma di responsabilità istituzionali e del costo – economico e sociale – di chi ha scelto di non intervenire.


eventi a napoli




Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *