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Il pianto della Gazzetta del Mezzogiorno: niente più pubblicità di gare e aste sui giornali E allora?

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La Gazzetta del Mezzogiorno, il prestigioso giornale pugliese, oggi fa il titolo più importante con questo argomento: la cura Renzi uccide (ricordiamoci il verbo: servirà più avanti) i giornali. Il direttore ha pure scritto un editoriale, chiedendo a Renzi di ripensarci perché con la stampa muore la libertà. Il governo ha deciso: niente più avvisi di aste e gare sui giornali in carta stampata ma solo online. Alla Gazzetta lo vedono come un rischio mortale, addirittura.

Questo blog, chiariamo subito, ha appena declinato una (non si sa manco se piccola o grande) offerta di un’amministrazione pubblica per la promozione della raccolta differenziata. Ci sarà un banner, gratis, su noinotizie.it perché quei soldi, magari, saranno utili per comprare un paio di cestini in più e perché noinotizie.it deve riuscire a sostenersi con risorse pubblicitarie e non attingendo da contributi pubblici, come si definiscono, a pioggia.

E veniamo al pianto della Gazzetta del Mezzogiorno: il senso della lamentela è questo, siamo così in crisi e ci togliete questa risorsa? In crisi è un settore intero che non è in ristrutturazione ma in destrutturazione, ovvero una parte va davvero verso lo sfaldamento. Peccato, per la Gazzetta del Mezzogiorno che oggi piange, che stia emergendo il nuovo: costa meno, è più agile e arriva, non di rado, prima. Peccato: però da qui il fazzoletto non si riesce proprio ad aprire, per le lacrime. Tanta solidarietà ai colleghi, ma proprio tanta, ma da qui non si piange. Perché da qui, ad esempio, ci si ricorda di Pierpaolo Faggiano, uno che non morì metaforicamente, morì sul serio. Si uccise (ecco tornato quel verbo). Era di Ceglie Messapica, a lui è intitolata la legge sull’equo compenso che i giornali devono corrispondere ai giornalisti. Pierpaolo Faggiano era corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno, che all’epoca, giugno 2011, aveva due direttori, non uno ma due (chissà se anche oggi: boh) e dovendo pagare due stipendi del genere più varie altre posizioni contrattuali fisse, più contributi, più tutto, non poté dedicarsi a tanti Pierpaolo Faggiano. Lui, Pierpaolo, si suicidò. La Gazzetta del Mezzogiorno, contrariamente a tutto (o quasi) il resto d’Italia, non evidenziò che il problema, forse, era quei compensi indegni. La fece passare per una situazione di crisi psicologica del quarantenne di Ceglie Messapica. I giornalisti italiani, e il legislatore, gli hanno invece dedicato la legge sull’equo compenso: qualcosa vorrà pur dire.

Oggi piange la Gazzetta del Mezzogiorno.

Oggi, da qui, ricordiamo Pierpaolo Faggiano. Se gli altri, di tutto un sistema ormai vecchio, si vedono a rischio (e non seguono l’esempio del gruppo di giornalisti del Corriere del giorno che tentano di riogranizzarsi su basi diverse), peccato. Davvero. Tanta tanta solidarietà. Ma noi dobbiamo andare avanti.

E poi, chi sarà stato bravo, avrà lettori. Gli altri no. Funziona così, deve funzionare così. Andrà tutto bene dai. Gazzettastaiserena.


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2 Comments

  1. Che pianto amaro!
    Fino a ieri la Gazzetta santificava Renzi in tutti gli editoriali e con Giovanni Valentini arrivava a concludere “La destra che non c’è e che non c’è mai stata” (editoriale di mercoledì 15 aprile).
    Oggi la stessa Gazzetta “chiagne” lacrime di coccodrillo, “tradita” dal troppo presto osannato salvatore della patria.
    Alla Gazzetta racconteremo delle lacrime vere dei martinesi costretti a pagare fino al 400% di aumenti per le tasse degli amici di Renzi, mentre a Palazzo Ducale la dirigente ai tributi guadagna oltre 10mila euro al mese!

    1. Grazie per il suo intervento. Ma non è che devono raccontarlo loro a voi cittadini? O è cambiato il mondo? E perché tale racconto non è avvenuto, da parte del prestigioso autorevole ecc. ecc. giornale? (agostino quero)

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