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Taranto: liberi e pensanti, il porto è strategico per lo sviluppo? Dimostratecelo Eurodeputata M5S: il porto è sotto l'assedio della grande industria

porto di taranto hub

Di seguito un comunicato diffuso da Rosa D’Amato, deputata al parlamento europeo, e a seguire un comunicato diffuso dal comitato cittadini liberi e pensanti di Taranto, che ieri ha tenuto una conferenza stampa riguardante il porto di Taranto. Domani è invece in programma una riunione del comitato portuale:

La legge Stabilità 2014 aveva indicato il 15 maggio 2014 il termine ultimo per effettuare il riordino in materia delle concessioni demaniali, ma nonostante la proroga al 15 ottobre 2014 del D.L. 66 del 24 aprile 2014, il tempo è passato e questo governo non ha ancora deciso come comportarsi, mentre i selfie e le apparizioni nei talk show aumentano di pari passo con i problemi irrisolti.
Attualmente il porto di Taranto è sotto l’assedio della grande industria, che occupa la parte più pregiata della nostra città: il fronte mare.
La gestione delle concessioni demaniali, quindi, andrebbe fatta secondo gli interessi e le esigenze legate all’uso pubblico, anziché del privato.
Invece si assiste, nonostante le procedure di infrazione già avviate per l’Italia nel 2012 per gli stessi motivi, al perdurare di comportamenti che tendono a favorire sempre gli stessi concessionari, secondo il cosiddetto “diritto di insistenza” così tanto vituperato dall’Unione Europea.
Per non parlare dei tempi di utilizzo rilasciati per le concessioni: per fare l’esempio del gruppo della Cementir, a partire dalla concessione provvisoria trentennale rilasciata nel 1978 si sono succedute nel tempo istanze ancora trentennali che solo l’intervento di una procedura d’infrazione europea hanno potuto porre la successiva scadenza nel 2012.
E veniamo al periodo recente: il 28 febbraio 2013 la Cementir chiese istanza per l’ennesima concessione provvisoria, valida solo fino al 31/12/2013 e tuttora non ancora rinnovata, nelle more dell’iter per la concessione definitiva anche alla luce del nuovo “Accordo per la Razionalizzazione dell’utilizzo di Aree Demaniali e di Banchine comprese nell’ambito portuale” tra Autorità Portuale, Cementir, Consorzio Terminal Rinfuse, Italcave, ILVA, Regione Puglia, Comune di Taranto e sindacati, il quale prevede una diversa occupazione/utilizzazione delle aree da parte di Cementir. Per questo motivo, non si può più rilasciare un rinnovo di concessione provvisoria ma effettuare un nuovo iter istruttorio per una nuova concessione.
Ed è proprio questo il nodo di questi giorni, legato al rinnovo della concessione che rischia, ancora una volta, di regalare la parte più pregiata della nostra città sempre agli stessi plessi industriali che lo occupano da un tempo indefinito con uno sfruttamento che è tutto da valutare se sia nell’interesse della città: che senso ha regalare aree così preziose per poche navi l’anno? Che senso ha mantenere in piedi alcune concessioni in barba alla normativa ambientale?
Le motivazioni per richiedere la revoca o la decadenza delle concessioni demaniali, infatti, sono stabilite dal Codice della Navigazione e dalle concessioni stesse: per mancata esecuzione delle opere prescritte nell’atto, per non uso continuato durante il periodo fissato, per cattivo uso e per inadempienza degli obblighi derivanti dalla concessione, o imposti da norme di leggi o di regolamenti, come nel campo ambientale o della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per quanto sopra elencato, come cittadina di Taranto e portavoce del M5S chiederò in primis all’Autorità Portuale di cominciare a lavorare per la città, liberando le aree portuali e programmando una seria politica nell’interesse collettivo e non dei gruppi industriali, chiedendo le revoche o le decadenze delle concessioni finora rilasciate e che le nuove siano discusse in maniera partecipata con la cittadinanza, ai sensi dell’art.18 del Regolamento per l’esecuzione del Codice della Navigazione chiedendo, soprattutto per la concessione della Cementir, che il suo eventuale non rilascio non diventi un via libera, od una scusa, per permettere l’occupazione di alcune industrie ancora più inquinanti per il nostro territorio.
Il porto è dei tarantini ed è con loro che bisogna discutere del futuro di tutti noi.

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IL FUTURO ECONOMICO DI TARANTO PASSA DAL PORTO? DIMOSTRATELO

Il prossimo 19 novembre si svolgerà presso l’Autorità Portuale (AP) un’importante riunione del COMITATO PORTUALE.

Tra i vari argomenti all’ODG i punti 4), 5),7) Sono particolarmente importanti :
– Punto 4) CEMENTIR ITALIA SPA istanza ex art.18 L84/94;
– Punto 5) Razionalizzazione utilizzo aree e banchine in ambito portuale;
– Punto 7) Concessioni demaniali marittime.

Infatti si discuterà il rinnovo della Concessione alla Cementir Italia Spa.

Quest’ultima opera in un’area demaniale di 16.250 mq all’interno del Porto di Taranto sin dal 1976 in virtù di una concessione di 30 anni scaduta nel 2006 e rinnovata PROVVISORIAMENTE fino al 2013.

La concessione comprende le seguenti aree:

– radice del 4° sporgente pari a 4.600 mq ;
– calata 4 pari a 11.400 mq;
– 250 mq aree ausiliari e agli impianti di trasporto.

Il CCLLP ritiene che il COMITATO PORTUALE debba dare parere negativo alla richiesta di ulteriori 30 anni di concessione inoltrata nel 2005 dalla CEMENTIR per diverse motivazioni:

1- MOTIVAZIONI DI CARATTERE AMBIENTALE

• Le aree oggetto della concessione, cosi come altre aree portuali, sono prive di vasche di raccolta delle acque di prima pioggia con grave nocumento di tutto l’ambiente lavorativo a terra, per gli operatori nonché per l’ambiente marino.
• Piu’ volte l’Autorità portuale ha sollecitato la Cementir a realizzare, a spese del concessionario, opere di escavazione periodica durante il periodo concessorio e cioè “…ogni qualvolta i fondali dovessero diminuire”. Cosa che NON CI RISULTEREBBE ESSERE AVVENUTA.

2- MOTIVAZIONI DI CARATTERE ECONOMICO

• La calata 4 è risultata inutilizzata nel 2014 mentre nel 2013 ha avuto solo 3 approdi.
• La redditività della banchina Cementir del 4° sporgente si è invece concretizzata come segue:

– nel 2014 circa nr.13 approdi relativi ad una sola nave;
– nel 2013 circa nr.27 approdi relativi ad una sola nave.

Ci chiediamo come sia stato possibile aver concesso in passato 16.250 mq di aree portuali ad un solo concessionario che utilizza in maniera cosi scarsamente produttiva una porzione di porto che potrebbe essere in uso ANCHE DA ALTRI OPERATORI quando non impegnata da Cementir.
Riteniamo che, nell’ambito della razionalizzazione delle banchine, ALTRI OPERATORI POSSANO UTILIZZARE QUEGLI SPAZI DOPO CHE CEMENTIR AVRA’ EFFETTUATO I LAVORI STRUTTURALI PREVISTI NONCHE’ QUELLI AMBIENTALI.

3- MOTIVAZIONI DI CARATTERE STRUTTURALE

• Ci risulta che l’Autorità portuale abbia commissionato una Perizia per valutare lo stato della Calata 4. Ebbene da questa perizia risulterebbe che l’intera banchina sarebbe DEGRADATA. Così come previsto dall’atto concessorio i costi dovrebbero essere a carico del concessionario Cementir. Questi lavori ci risulterebbero non essere stati mai effettuati.

4- MOTIVAZIONI DI CARATTERE POLITICO

• Riteniamo che un Presidente a fine mandato come il dott. Prete non possa assumersi la responsabilità di lasciare delle NUOVE IPOTECHE a lunga scadenza sul porto di Taranto. L’intera questione va rivalutata e discussa sulla base di quanto la cittadinanza auspica ovvero un porto commerciale e turistico;
• Ricordiamo inoltre che è in fase di elaborazione il Documento programmatico propedeutico al PIANO URBANISTICO GENERALE DI TARANTO che ridisegnerà la toponomastica e, quindi, gli indirizzi futuri della nostra città;
• Auspichiamo che l’AP, in caso di ritiro della concessione a Cementir, non ponga su quelle banchine, già violentate da decenni di inquinamento, ulteriori insediamenti inquinanti, tipo pet coke che viene attualmente scaricato in Calata 5.
• Infine nel 2012 l’AP aggiudicò alla società PRICE WATERHOUSE COOPERS ADVISORY SPA di Milano uno studio sull’Analisi del sistema infrastrutturale/intermodale del porto di Taranto nel contesto della portualità nazionale ed europea e del grado di efficienza e competitività delle infrastrutture portuali esistenti. CHIEDIAMO QUALI SONO STATI I RISULTATI DI QUESTO STUDIO al fine di valutare se sia finalmente il caso di orientare il sistema portuale di Taranto verso una nuova e più moderna concezione di portualità, slegata dai tradizionali traffici industriali.


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