Di seguito il comunicato:
In questi ultimi giorni, i poliziotti penitenziari hanno sopportato di tutto fronteggiando, da soli e senza mezzi, le gravi rivolte dei detenuti che hanno distrutto una trentina di carceri, con un bilancio da guerra: 12 morti e 72 evasi dal carcere di Foggia (fortunatamente ripresi quasi tutti). Data l’eccezionalità e la gravità della situazione, quando accadono questi episodi di guerriglia in cui vengono messi in discussione i diritti fondamenti di uno Stato civile, Ministro della Giustizia e Capo del DAP dovrebbero essere presenti e pronti ad impartire disposizioni e dare coraggio ai poliziotti. Invece, nell’Italia degli Schettino, anche alcuni comandanti delle carceri hanno ritenuto bene di sparire, per poi riapparire con dichiarazioni irritanti e sconclusionate. L’insofferenza dei poliziotti, che da anni si sentono trattati come “carne da macello”, era già alta prima delle rivolte poiché, nonostante il rischio di contagio da coronavirus, da settimane chiedevano i DPI (mai pervenuti) per poter lavorare con un po’ più di sicurezza personale nelle carceri. Per incanto poi, subito dopo le rivolte, il DAP ha fatto arrivare circa 100.000 mascherine in tutte le carceri Italiane (peraltro non idonee allo schermo totale), fornitura esaurita in pochi giorni, nonostante il pericolo di contagio sia diventato sempre più preoccupante. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e che sta facendo imbestialire i poliziotti penitenziari, è stata una circolare del capo del DAP con cui da una parte si costringono gli stessi a lavorare anche in presenza di contagiati poiché dichiarati “lavoratori essenziali”, ma dall’altra non viene assunta alcuna misura a tutela della salute degli stessi, delle loro famiglie e dei detenuti. Questo ha fatto crescere la sfiducia dei lavoratori che, a quanto ci risulta, starebbero valutando di presentare in massa richiesta di dimissioni. Di fatto, nonostante la norma preveda che gli operatori ritenuti essenziali debbano svolgere la propria attività con la dotazione di materiale idoneo atto a scongiurare un eventuale infezione nello svolgimento del proprio servizio, il dottor Basentini ha costretto i poliziotti a sottostare ad un enorme rischio clinico, senza fornire loro alcuna dotazione idonea. Tuttavia, in un momento così grave per il Paese, il SAPPe,pur condividendo in pieno le gravi preoccupazioni dei lavoratori abbandonati a sé stessi, sta chiedendo alle migliaia di donne e uomini in divisa un ulteriore gesto di responsabilità, restando a presidiare le carceri, senza abbassare la guardia, perché la situazione dei penitenziari è tutt’altra che risolta. Infatti, la grande tensione tutt’ora presente, può sfociare in qualsiasi momento in qualche cosa di ancora più grave di quanto finora accaduto, anche se i detenuti iniziano a monetizzare il premio per aver distrutto tante carceri, come la detenzione domiciliare o l’adozione del braccialetto elettronico. Ci aspettiamo quindi che il Governo, il Ministro, il Capo del DAP così veloci nel prendere i provvedimenti a favore dei detenuti, dimostrino altrettanta responsabilità mettendo i poliziotti penitenziari nelle condizioni di lavorare con un minimo di sicurezza sia per la loro incolumità che per la loro salute. Il SAPPe, poi, in qualità di sindacato più rappresentativo della Polizia Penitenziaria, invita tutti i sindacalisti del settore in un momento di grande tragedia, ad evitare di soffiare sul fuoco alimentando polemiche strumentali, al solo scopo di ottenere cinque minuti di notorietà. Ciò in quanto ogni polemica finisce per andare ad esasperare ulteriormente gli animi in una situazione già drammatica, e perché è in gioco non solo il nostro futuro, ma quello delle nostre famiglie e dei nostri figli. Il SAPPE terrà ben a mente quando finora accaduto, e quando sarà finita l’emergenza, promuoverà numerose ed eclatanti azioni di protesta sostenute anche in via giudiziaria, affinché i responsabili politici ed amministrativi autori di scelte ed omissioni assurde e contrastanti, dovranno rendere conto fino all’ultima lacrima versata dai baschi blu, per difendere la Patria e le Istituzioni.