Di seguito un comunicato diffuso da Anpi Bari:
Nell’ambito delle iniziative tese a celebrare l’80° anniversario della
Resistenza, l’ANPI e l’Istituto nazionale Ferruccio Parri organizzano a
Bari, nella Sala Consiliare del Comune, nelle giornate del 17 e 18
novembre p.v. un convegno nazionale sul tema “La Resistenza degli
Internati militari Italiani. Una storia di tutti”. L’iniziativa ha il
patrocinio del Comune di Bari, della Regione Puglia e dell’Università
degli studi di Bari “Aldo Moro”.
Il convegno, che si avvale del contributo di importanti e illustri
studiosi, intende approfondire la drammatica condizione vissuta dagli
Internati militari Italiani e il loro originale contributo alla
Resistenza come all’impegno militare degli Alleati anglo-americani
profuso nella sconfitta del nazi-fascismo nel corso del secondo
conflitto bellico mondiale.
La sottoscrizione dell’armistizio dell’otto settembre del 1943 seguito
dalla fuga del Re Vittorio Emanuele III da Roma, dall’imbelle
comportamento delle classi dirigenti del paese e delle più alte autorità
militari lasciarono letteralmente allo sbando oltre 700.000 soldati
italiani dislocati sui diversi fronti di guerra che vennero prontamente
catturati da un numero assai limitato di soldati tedeschi che posero
loro un drastico quesito: “Arruolarsi nelle forze armate della nascente
Repubblica Sociale Italiana o arrendersi consegnando le proprie armi per
finire internati nei lager del Reich?”
Ben 650.000 militari italiani scelsero la seconda opzione e si
incamminarono lungo un drammatico percorso fatto di prigionia, di
sopraffazioni, di lavori forzati, di umiliazioni che si sono susseguiti
fino alla sconfitta del nazi-fascismo della primavera del 1945.
Furono più di 50.000 coloro che non sopravvissero a questo calvario.
Il loro contributo alla Resistenza e alla avanzata degli Alleati che
risalivano la penisola è stato straordinario e si può compiutamente
valutare quanto sangue sarebbe stato versato e quanti ulteriori
sacrifici sarebbe potuta costare alle forze che hanno liberato l’Italia
una scelta diversa da parte di coloro che decisero di venire internati
se avessero invece accettato di diventare dei militari repubblichini.
Nel corso degli anni il loro contributo alla Resistenza non è stato
adeguatamente valutato e valorizzato; gli studi su di loro sono
risultati parziali quando non proprio insufficienti. In tale contesto
l’ANPI e l’Istituto nazionale Ferruccio Parri intendono offrire un
proprio contributo.
Nel corso dei decenni si è progressivamente approfondito, a partire
dalla funzione svolta nella Resistenza da coloro che hanno combattuto
con le armi in pugno, il grande ruolo svolto anche dalle altre forme di
mobilitazione e di lotta: dai Gruppi di difesa della donna al Fronte
della Gioventù, dai grandi scioperi operai del ’43 e del ’44 a coloro
che difesero gli impianti dalla furia dei nazisti in fuga, dal
contributo dato dall’esercito che si schierò dalla parte giusta pagando
prezzi terribili come quelli pagati a Cefalonia al lavorio dei Comitati
di Liberazione Nazionale operanti nelle fabbriche, nei quartieri e nelle
parrocchie, alle scelte degli Internati militari.
Sono in corso numerose ricerche grandi e piccole per individuare tutti
questi ultimi e per segnalare le loro dolorose scelte alle presenti e
alle future generazioni. Le terre d’origine dei 650.000 internati
militari italiani coprono tutto il territorio nazionale, non vi è un
piccolo comune o un quartiere che non abbia visto la nascita di qualcuno
di loro.
Il ricordarli sia collettivamente che individualmente è un grande
contributo a ricostruire la storia della nostra democrazia e al tempo
stesso rappresenta un monito perché gli orrori che hanno vissuto non
abbiano più a ripetersi.