Quando Raffaele Fitto, ieri, ha attaccato Maria Rosaria Rossi, senatrice di Forza Italia e tesoriera, dalle parti di Arcore è stato interpretato come un attacco al leader nazionale. Perché Maria Rosaria Rossi è un autentico braccio destro di Berlusconi. Lei in un’intervista aveva richiamato i parlamentari morosi a mettersi in regola con le quote per il partito e aveva parlato di primarie, affermando che non c’è da scegliere un leader quando c’è già. Fitto ha reagito così: “Lascia allibiti il fatto che il presidente Berlusconi possa consentire alla senatrice Rossi di distribuire, controllare, rilasciare o ritirare ‘patenti’ sulla legittimità dello stare nel partito e sulla correttezza o meno delle opinioni e delle tesi politiche altrui”.
Questo, per un aspetto. Per l’altro aspetto, i grattacapi vengono dalla questione della nomina di giudici costituzionali di nomina parlamentare. Il duo Pd-Forza Italia incarnato in Violante-Catricalà non funziona, i due sono stati bocciati e poi ribocciati e poi ancora ribocciati con il voto segreto del parlamento, nonostante l’intesa Renzi-Berlusconi. E l’ex premier è dovuto andare dal premier attuale per dire che la situazione così non si sostiene. Soprattutto dopo che Antonio Catricalà ha fatto un passo indietro, basta con una candidatura che non è voluta. Resiste il democratico, e pugliese, Violante, e per Forza Italia salgono le quotazioni di un altro pugliese, Donato Bruno, che era il candidato votato dai deputati dissidenti di Forza Italia rispetto alla scelta di Berlusconi. Solo che, liberata la strada da Catricalà, non è detto che sia proprio Bruno, adesso, a percorrerla per diventare giudice costituzionale. La polveriera di Forza Italia rischia di regalare altri botti ancora. Parte, o buona parte, dei quali, fabbricati in Puglia.