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Bari: anniversario dell’uccisione di Michele Fazio Aveva quindici anni

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Di seguito un comunicato diffuso dal coordinamento nazionale docenti delle discipline dei diritti umani:

Nel giorno in cui si ricorda l’omicidio di Michele Fazio, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani desidera rinnovare un impegno che non si esaurisce nella commemorazione, ma che si traduce nella volontà di rendere la memoria strumento attivo di trasformazione educativa e sociale.

Michele Fazio aveva quindici anni. Lavorava in un bar, aveva appena terminato il turno e stava portando delle pizze a casa, quando fu colpito da un proiettile vagante durante un regolamento di conti tra clan mafiosi. Era il 12 luglio 2001. Da allora il suo nome è diventato simbolo di un’intera comunità che, colpita nel suo cuore più indifeso, ha iniziato un cammino difficile ma necessario verso la consapevolezza e il cambiamento. Non si tratta solo di ricordare una vittima innocente della violenza mafiosa: si tratta di comprendere come quella morte abbia rappresentato uno spartiacque etico per la città di Bari e, in senso più ampio, per il nostro Paese.

A oltre vent’anni di distanza, resta viva la domanda su quale sia oggi il modo più autentico per opporsi alla cultura mafiosa, che ancora si insinua, muta pelle, si mimetizza. È una domanda che riguarda soprattutto la scuola, chiamata a svolgere un ruolo chiave non soltanto nella trasmissione di conoscenze, ma nella formazione di una coscienza critica, vigile, capace di riconoscere e contrastare le dinamiche di sopraffazione, intimidazione, corruzione.

La lotta alle mafie non si combatte solo nelle aule di tribunale o con l’azione repressiva dello Stato: si costruisce quotidianamente attraverso l’educazione, soprattutto quando essa riesce a farsi innovativa, partecipata, profondamente connessa con la realtà. La scuola, in tal senso, deve avere il coraggio di rinnovare i propri linguaggi e metodi, offrendo agli studenti occasioni autentiche di confronto con le storie del presente, con la memoria delle vittime e con il valore delle scelte civili.

Raccontare la vicenda di Michele Fazio oggi non significa limitarci a un ricordo rituale. Significa, piuttosto, interrogarci su cosa la sua storia può ancora insegnare. La sua giovane vita interrotta ci chiede di non restare indifferenti, di non pensare alla mafia come a un fenomeno distante, di non abituarci a un’idea di normalità in cui la violenza e l’omertà possano trovare spazio.

Anche in questo tempo estivo, in cui le attività didattiche sono sospese, il mondo della scuola può mantenere vivo un presidio culturale fondamentale: la riflessione, la progettazione, l’elaborazione di percorsi futuri che, già dal rientro a settembre, possano dare spazio a pratiche educative realmente capaci di incidere. Ricordare Michele significa assumere la responsabilità di non lasciare che il suo nome resti chiuso tra le pagine della cronaca, ma diventi parte integrante del nostro lessico educativo, dei nostri programmi, delle nostre giornate scolastiche.

Non si tratta solo di trasmettere nozioni sulla legalità, ma di costruire esperienze che rendano i giovani protagonisti attivi del cambiamento. Perché la cultura mafiosa si combatte con la cultura tout court, e soprattutto con una scuola che si apre alla vita, che riconosce nella memoria uno strumento per leggere il presente e costruire futuro.

Nel ricordo di Michele Fazio, il CNDDU rinnova la propria vicinanza alla famiglia e invita tutte le istituzioni scolastiche, anche in questo tempo sospeso, a farsi portatrici di una nuova stagione educativa, capace di unire memoria, creatività e partecipazione. Una scuola così, realmente vissuta, è il più potente antidoto alla logica mafiosa.E anche il più autentico modo per restituire voce, dignità e giustizia a chi, come Michele, ha perso la vita senza colpa, ma non senza conseguenze.


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