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Taranto, nuovo ospedale: Cataldo va in campagna I problemi di impatto

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Di Augusto Ressa*:

Mi è capitato nei giorni scorsi di raggiungere Taranto provenendo da San Giorgio attraversando una strada interna che si snoda nella campagna. A destra e a sinistra di uno stretto serpente di asfalto si scorgono ancora ruderi di vecchie costruzioni rurali, alcune imponenti, altre più modeste, testimoni di un passato in cui coltivare la terra costituiva il naturale sfruttamento di una risorsa che il nostro territorio ha ricevuto a piene mani, e rappresentava al contempo il modo migliore di tutelare il paesaggio, di prendersene cura. Sparsi esemplari secolari di ulivo insieme a radi alberi da frutto punteggiano questa campagna ora poco coltivata, ma che racchiude in sé il segreto della vita, e che con ogni condizione climatica offre un’immagine rassicurante, la certezza che tutt’intorno alla città di cemento e fumante di veleni la natura  c’è ancora, e ce n’è tanta.  Superata una svolta, dopo una barriera di ulivi, mi si para davanti un immenso cantiere. Ci ho messo un po’ a riconoscere il cantiere dell’Ospedale San Cataldo. Le immagini riprodotte sui giornali e sui social non rendono appieno il rapporto con il contesto. Quella immensa struttura nel bel mezzo di una campagna antica, dove  gli archeologi hanno rintracciato i resti di una importante azienda agricola di epoca romana,  appare così lontana dalla città, così estranea a quei luoghi, e proprio per questo così simile a certa edilizia intensiva a cui negli ultimi cinquant’anni una cultura accaparratrice e divoratrice di suolo e un’urbanistica cinica e settoriale ci aveva tristemente abituati.  Quel paesaggio probabilmente sta esalando il suo ultimo respiro e chi oggi percorre quelle tortuose strade è forse fra gli ultimi testimoni di un mondo  destinato a scomparire,  a trasformarsi rapidamente in ragione di quella presenza, certo utile, ma così invadente e, al momento, aliena. Mi tornano in mente le parole di Renzo Piano per un nuovo modello per le tipologie ospedaliere: “ Un ospedale non deve essere un edificio isolato ed avulso dal tessuto urbano in cui si colloca, ma esserne parte integrante in connessione con esso”, e penso all’Ospedale Maggiore, Policlinico di Milano, dello Studio Boeri in pieno centro storico, articolato intorno ad un nucleo centrale il cui Roof Garden  (7000 mq.) rappresenta la più estesa azione di Forestazione Urbana della città. Certo il San Cataldo sconta il fatto che per realizzare un’opera pubblica di questa portata nel nostro Paese, specie nel Sud, si impieghino decenni già solo per la localizzazione. Non stupisce allora che quando finalmente si riesce a cantierizzarla, quell’opera potrà risultare non pienamente in linea con le più avanzate tendenze architettoniche ed urbanistiche del momento. Non è un caso che nel descrivere il progetto, nel video realizzato dalla ASL di Taranto si pone in gran risalto la presenza di parcheggi di superficie per ben 2.286 posti auto, significando che l’accesso a questa importante infrastruttura comporterà necessariamente un considerevole traffico veicolare, collocandosi in controtendenza rispetto  all’attuale orientamento che punta a disincentivare l’uso delle auto, e a ridurre  quindi l’inquinamento atmosferico. Bene ha fatto allora l’attuale Amministrazione Comunale a prevedere una linea dedicata delle BRT che connetta il San Cataldo con il resto della città attraverso una rete mobile pubblica ed eco compatibile. Sarà non facile compito di chi amministrerà Taranto nei prossimi anni operare all’intorno di questa importante struttura,  per introdurre i dovuti correttivi ad un’opera così sganciata dal contesto urbano, altra isola fra le isole che compongono la città, e così indifferente al genius loci.                                                                                                                                                           L’auspicio è che questo ospedale, sia pur “fuori porta”, si prenda cura delle nostre fragilità con la massima efficienza, confidando in questo anche nel sostegno del santo patrono che nella circostanza,  in virtù della titolazione, sarà sottoposto ad un prevedibile incremento del suo già considerevole impegno prestazionale.

*architetto


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