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Sospetto infarto, quattro ore in ambulanza cercando l’ospedale giusto fra quelli di Martina Franca e Taranto Quanto accaduto fa comprendere la necessità di radicare nel territorio i posti Covid

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Accaduto alcuni giorni fa. L’anziano ha accusato un malore. Sospetto infarto. Trasportato in ambulanza, codice rosso, all’ospedale di Martina Franca: responso, riscontrata la crisi respiratoria. Questione da ospedale Covid. Trasferimento al “Moscati” di Taranto.

Responso: essendo un sospetto infarto, con il corona virus non c’entra. Trasferire al “Santissima Annunziata”.

Responso: tampone negativo, crisi respiratoria legata all’infarto. Ricovero.

Il sospetto infartuato ha dunque compiuto un andirivieni fra ospedali. Quattro ore è durato l’intervento del servizio di emergenza con la necessità di riportare poi l’automezzo al “Moscati” per la sanificazione.

Disorganizzazione del servizio di emergenza? Ipotesi semplicistica e ingiusta. Disorganizzazione del servizio medico nei presìdi? Come sopra. Semmai un accadimento del genere testimonia ancora di più, si pensa qui, la necessità di radicare reparti Covid (magari non interi plessi ma reparti sì) nel territorio. Perché quasi ogni valutazione, ormai, non prescinde dal verificare se c’entri il virus.

(foto: non strettamente connessa alla notizia)

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