Di Agostino Convertino:
Il libro “Premio Martina Franca di Poesia 1976-1986” – scritto dal professor Gianni Corrente – racconta la decennale storia dell’omonimo premio, il suo notevole livello qualitativo, le motivazioni che ne favorirono la nascita e le dinamiche culturali più intime. L’Autore accompagna la narrazione con bellissime immagini dell’epoca. In particolare, colpisce l’innesto della corrispondenza epistolare dei protagonisti – rigorosamente prodotta con penna e carta che per l’epoca rappresentavano la normalità – quasi a voler esplorare le retrovie della manifestazione: un piano narrativo parallelo che racconta la vitalità – ma anche lo stile – di una comunità intellettuale che promuoveva la cultura (e la poesia) come missione di vita. E non a caso quel premio schierava, tra giurati e partecipanti, un autentico parterre de roi. Preceduto dalla presentazione di un grande intellettuale – Vinicio Aquaro – il libro offre il passo narrativo di un racconto che non è fine a se stesso ma descrive un’epoca intera. L’importanza di questo libro va ben oltre la preziosa impresa archivistica ed è perfino maggiore della sublime invenzione di convertire “in digitale” l’essenza “analogica” di una Martina che non solo esiste ancora ma che a quel periodo, a quel premio e a quei protagonisti deve tutte le fortune culturali di oggi. Qui non si tratta di nostalgia ma di futuro. I destinatari del messaggio di Gianni Corrente sono i protagonisti dell’attuale classe dirigente martinese chiamata a raccogliere il peso di quella eredità che, diversamente, rischia di andare dispersa. I protagonisti del Premio Poesia (indistintamente giurati, partecipanti, cronisti, amministratori) sono il meglio di un’epoca che vide Martina Franca protagonista in svariati settori, un’epoca dei cui fasti e delle cui rendite ancora oggi stiamo godendo. Nell’ultima pagina del libro, Gianni Corrente sintetizza il suo messaggio e il suo saluto: a Martina si è fatta poesia, nel tempo, nella ricerca storica, come in Cito dei Citi; si è fatta poesia nell’impennata mistica come in Pietro Cito; si è fatta poesia nella tensione liturgica, come in Vitantonio Colucci; si è fatta poesia nella passione politica, come nell’anonimo Pizzicarulo… Riscoprire l’antica vocazione alla poesia, sottolineare in chiave moderna, viva e aperta, la specificità della sapienza martinese accumulata nei secoli, attraverso il dolore e la fatica, è stato scopo del Premio… In un’epoca di torrenziale presenza poetica spesso sminuita ad esercizio di testimonianza medio-borghese o comoda fonte di reddito per sedicenti organizzatori/dispensatori di premi, le parole di questo intellettuale martinese parlano di passato per inquadrare meglio il presente. Parlano di dolore, fatica e sapienza per farci riscoprire la magia della grande poesia presso una Comunità che ha fatto della cultura una bandiera.