Di seguito un comunicato diffuso dal coordinamento nazionale docenti delle discipline dei diritti umani:
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per quanto riportato dalla stampa in merito all’episodio avvenuto nella tarda serata di sabato scorso a Francavilla Fontana, dove alcune famiglie, tra cui una donna in stato di gravidanza, sarebbero state insultate e persino sputate da una “baby gang” a bordo di scooter, in via Montessori, zona adiacente alla villa comunale.
I fatti, già portati all’attenzione delle forze dell’ordine, delineano un quadro inquietante di degrado civico e diseducazione giovanile, che desta allarme non solo per la sicurezza pubblica ma anche per le ripercussioni sociali e morali che episodi del genere comportano.
La violenza, anche solo verbale o simbolica, è sempre da condannare. È inaccettabile che cittadini debbano temere per la propria incolumità – fisica e psicologica – nel percorrere una via pubblica; ancor più grave è che le vittime siano persone in condizioni di particolare vulnerabilità, come una donna incinta.
Come CNDDU, sottolineiamo l’urgenza di un’azione educativa coordinata e permanente che parta dalla scuola ma coinvolga famiglie, istituzioni, associazioni territoriali e forze dell’ordine. I comportamenti sopra descritti non sono frutto del caso, ma segnalano un malessere giovanile profondo, spesso ignorato o sottovalutato, che può degenerare in atti di microcriminalità o devianza.
Il CNDDU propone l’attivazione immediata di un tavolo interistituzionale permanente per l’educazione civica e la legalità, che veda la partecipazione del Comune, delle scuole del territorio, delle forze dell’ordine, dei servizi sociali e delle associazioni culturali e giovanili.
A supporto di questo tavolo, si propone la creazione di un progetto pilota denominato “Strade Sicure. Giovani e Legalità”, che preveda:
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Sportelli di ascolto e orientamento psicopedagogico nei plessi scolastici, accessibili anche nel pomeriggio;
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Laboratori civici ed educativi nei quartieri sensibili, gestiti da educatori, docenti, volontari e forze dell’ordine in forma dialogica;
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Incontri pubblici periodici tra giovani, famiglie e istituzioni per affrontare temi di cittadinanza attiva, convivenza, uso consapevole della rete e gestione dei conflitti;
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Campagne di comunicazione visiva e digitale nei luoghi frequentati dai giovani, finalizzate a promuovere valori di rispetto, responsabilità e partecipazione civile.
Solo attraverso un patto educativo territoriale, che preveda un rafforzamento dell’educazione alla legalità e al senso di responsabilità collettiva, sarà possibile ricostruire un autentico senso di comunità e prevenire derive violente o comportamenti devianti.
Auspichiamo che le autorità locali diano seguito alle segnalazioni dei cittadini e che si dia presto risposta concreta a una situazione che, se trascurata, rischia di sfociare in episodi ben più gravi.