Chi scrive, conosce da anni il capogruppo di Direzione Italia in consiglio regionale pugliese. La pacatezza nei toni, la capacità espressiva in un contesto politico in cui talvolta è l’ignoranza a farla da padrona, la competenza specifica (riferendosi al tema in questione) hanno sempre rappresentato motivi di riconoscimento, nei riguardi di Ignazio Zullo. Che qualche sera fa, provenisse da Ignazio Zullo quel manifesto, con lo schiaffo al presidente della Regione Puglia, per descrivere i contenuti della manifestazione in programma venerdì, è stato sorprendente. In senso negativo. C’è, naturalmente, in zona-Direzione Italia, un mai celato sentimento di rivendicare il ruolo di Raffaele Fitto, che in tema di sanità pubblica si adoperò per una riforma quando era governatore pugliese, e finì per prendersi uova in faccia, contestazioni clamorose e anche una sconfitta alle elezioni di portata perfino storica. Ma parlare di schiaffo da dare a Michele Emiliano, per quanto solo simbolica possa essere una prospettiva del genere, è sbagliato. Primo, perché sul piano istituzionale o si recupera, in senso generale, anche nella protesta, una modalità espressiva di civiltà, o è finita davvero; secondo, perché la situazione sociale è quella di una polveriera che l’ultima cosa di cui ha bisogno, è l’accensione di un fiammifero. Iniziativa sbagliata, chiamare così quella manifestazione: naturalmente le parti politiche si sono schierate, pro o contro Emiliano, pro o contro Direzione Italia. C’è però, anche, un’interpellanza parlamentare, con 13 deputati Pd che hanno chiesto al ministro dell’Interno, di valutare eventuali profili di istigazione ad atteggiamenti violenti.
Allora, una soluzione c’è. Si cambi nome alla manifestazione, non ha nessun senso di intitolarla schiaffo. Si dica di una protesta, che è pienamente legittima e il tema della sanità pubblica è argomento di dibattito fra quelli principali. Si cambi nome e si dia il giusto contenuto all’iniziativa. Cambiare nome all’iniziativa, anche per smettere di schiaffeggiarsi da soli, come accade in queste ore.
Agostino Quero