Di Francesco Santoro:
In Puglia diminuiscono sia gli attualmente positivi per 100mila abitanti (sono 65) che i nuovi contagi (-13,9 per cento rispetto alla scorsa settimana), mentre la percentuale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva passa dal 3 al 4 per cento. Negli altri reparti ospedalieri, invece, il dato resta invariato rispetto all’ultima rilevazione (6 per cento). È quando emerge dal report della Fondazione Gimbe sull’evoluzione della pandemia da Covid-19.
Vaccinazioni
Stando a Gimbe, risulta vaccinato il 79,5 per cento della popolazione over 12 (il 75,3 per cento con due dosi e il 4,2 per cento con una). La Puglia ha la percentuale più bassa in Italia di ultracinquantenni che non hanno aderito alla campagna di protezione dal Coronavirus: appena il 5,6 per cento non ha fatto l’iniezione, un valore inferiore rispetto alla media nazionale pari al 9,5 per cento. Quanto alla somministrazione delle terze dosi, il tasso di copertura è dell’1,3 per cento. «La priorità assoluta – commenta il presidente dell’organismo indipendente, Nino Cartabellotta – rimane quella di somministrare il ciclo completo a tutta la popolazione vaccinabile, in particolare agli over 50. Tuttavia, a fronte dei primi segnali di un lieve (ma costante) calo dell’efficacia vaccinale su ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi, è necessaria una programmazione strategica per somministrare la dose di richiamo alla popolazione generale. Anche per evitare, dopo il via libera dell’Ema (l’ente regolatore dell’Unione europea ndr) agli over 18, che le Regioni procedano in ordine sparso, senza seguire le priorità basate sul rischio individuale».
Le proposte di Gimbe al governo Draghi
La fondazione chiede all’esecutivo di «accelerare sull’inoculazione della terza dose» alle categorie prioritarie vista l’ampia disponibilità di siero «e la stagione invernale alle porte; ampliare progressivamente la platea vaccinabile con dose booster alle fasce anagrafiche a rischio di malattia grave e decesso, iniziando con la fascia 70-79 anni e successivamente quella 60-69 e 50-59, e dando priorità in ciascuna fascia ai pazienti con patologie concomitanti; programmare per tutti gli over 50 la chiamata attiva a sei mesi dal completamento del ciclo. Ed estendere l’obbligo della dose booster per gli operatori sanitari, al fine di garantire la sicurezza per i pazienti e ridurre il rischio di limitare l’erogazione di prestazioni sanitarie per patologie non Covid, visto che l’efficacia vaccinale sull’infezione da variante delta si attesta intorno al 67 per cento».