La delibera di consiglio comunale con cui a Martina Franca è stata approvata la Tasi contiene la (solita, ci sarebbe da dire) imprecisione. Dunque: stabilite le aliquote, si paga il 2 per mille per rendita catastale fino a 799 euro. Poi, si paga il 2,5 per mille in caso di rendita catastale dagli 800 euro in su. E per rendite catastali fra 799,01 euro e 799,99 euro, che si fa? Sembra una specie di lotteria (involontaria, naturalmente) e la vince chi ha immobili con rendite catastali superiori a 799 ma inferiori a 800. Stando così le cose, non essendo fissata cioè nella delibera consiliare l’aliquota specifica, si dovrebbe pagare l’uno per mille, ovvero quanto fissato dallo Stato. Però, chissà se questo si configuri come un mancato introito da parte dell’amministrazione locale rispetto alle potenzialità.
Paradosso martinese: chi ha rendita catastale 799,00 paga il 2 per mille, chi ha rendita catastale 799,01 paga la metà pur avendo un valore superiore. Ora ci sarebbe da fare il discorsetto sarcastico sull’amministrazione efficiente a chiacchiere ma non è neanche più il caso di farlo perché forse alcuni iniziano a capirlo anche da soli, che l’efficienza abita altrove. E del sindaco che non risponde da quasi un anno a una domanda sulle tasse (dell’anno scorso, appunto) cosa aggiungere? La pretesa che ammetta un errore fatto (anche) per le tasse di quest’anno è una perdita di tempo. Chissà se lo faccia. E se non lo fa, è uguale.
Il caso della Tasi col buco nero è stato sollevato dall’ex consigliere comunale ed ex assessore comunale Franco Mariella, che rileva “ancora una volta la superficialità colpisce, a Martina Franca. Dopo l’aliquota fissata al 9,1 per cento invece che al 9,1 per mille e dopo l’assessore assente e relatore nelle riunioni di giunta, il campionario si arricchisce”.
Di seguito la delibera consiliare di Martina Franca, pubblicata nel sito del ministero dell’Economia e delle Finanze, in formato pdf. Alle pagine 12 e 13 l’errore: