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Matera: quei due ascensori nei Sassi Degrado

ASCENSORE RIONI SASSI FOTO NINO SANGERARDI

Di Nino Sangerardi:

Sono due  gli ascensori costruiti nei Rioni Sassi. Questi il 9 dicembre 1993 a Cartagena(Colombia), nel corso della 17esima sessione Unesco World Heritage, grazie al loro rilievo storico e culturale e paesaggistico diventano Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

“I Rioni Sassi di Matera—sancisce l’Unesco—testimoniano le fasi più significative della storia dell’Umanità e il loro eccezionale valore universale nasce dalla simbiosi tra le loro caratteristiche culturali e naturali ”.

Il primo impianto di sollevamento per umani  si trova in Vico Commercio,  nei pressi di via delle Beccherie importante strada del Rione Barisano. Progettato nel 2008, realizzato con  Finanziamento europeo strutturale 2000-2006 ( 267.471,52 euro), ultimato  nel corso del 2013.

A giugno 2025  la struttura mai inaugurata è vittima del disfacimento fisico e scempio d’ogni genere. Strano, a fronte delle non poche Leggi e regolamenti che hanno per oggetto la salvaguardia di questi significativi beni materani.

Per esempio : “La conservazione e il recupero architettonico urbanistico ambientale e economico dei Rioni Sassi sono di preminente interesse nazionale… I Piani di recupero prevedono il ritorno della città dei Sassi all’antico splendore attraverso la ricomposizione e il restauro delle pregevoli tipologie architettoniche : vicinati, case a corte, case palazziate, case a ballatoio… Bisogna evitare di cancellare il significato storico e ideale dei Rioni Sassi”.

E’ quanto stabilisce la  Legge speciale pro Rioni Sassi  di Matera n.771 dell’11 novembre 1986 firmata dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, in vigore.

Tra gli obiettivi della norma  soprattutto la “ tutela e sviluppo compatibile del comprensorio urbano interessato” .

Ecco : trenta ettari la superficie dei Rioni  Caveoso e Barisano, cinquemila ettari quella dell’altopiano murgico, e quindi 3.012 abitazioni, 362 con entrata in sopraelevazione, 307 al primo piano e solo 8 al secondo piano, 1645 interamente scavate nella pietra.

Dunque a che cosa serve siffatto montacarichi , con sottostante banco tufaceo in sconsolato abbandono, che modifica l’assetto urbano e paesaggistico di questa zona non secondaria del Sasso che volge a Bari?

Qui si riscontrano dedicazioni di Chiese rupestri in un’area così compatta da far pensare all’originario stanziamento longobardo come San Vito dei Lombardi in Vico II Fiorentini, in Vico Lombardi n.14, San Cataldo dei Lombardi e San Lorenzo dei Lombardi in Vico Lombardi 60.

I Longobardi in lotta contro i Bizantini per il possesso dell’Italia meridionale si stabiliscono nel Ducato di Benevento,  di conseguenza occupano la città di Matera che ne faceva parte. La presenza di necropoli barbariche—come quella posizionata sotto l’odierna Piazza San Francesco—testimonia quel feroce passato.

Il secondo ascensore, ubicato nel Sasso Caveoso, fa parte del “Sistema integrato per l’accessibilità pedonale nei Sassi. Percorsi agevolati(ascensore) via Casalnuovo/Dea”.

Sovvenzionamento in capo alla Regione Basilicata, riconducibile ai Fondi europei fsc 2007-2013. Importo dell’appalto, gestito dal Comune di Matera, pari a 452.360,18 euro. I lavori consegnati in data 24 maggio 2017, terminati il 7 gennaio 2019 “con approvazione degli atti finali e il certificato di regolare esecuzione”.

Un elevatore mobile che , tutt’oggi, risulta non funzionante, in stato di degrado.

Considerato il valore notevole di memoria storica dei Rioni  Sassi, risulta assai perspicace il libro scritto da Teresa Megale :  “Visconti in Basilicata”, Marsilio Editori.

Un’ampia selezione di immagini perpetuate dall’occhio  di Giuseppe Rotunno, anni Sessanta, che descrivono il viaggio di studio, ricerca di un modus vivendi e antropologia remote da trasporre in sceneggiatura cinematografica.

Scrive Megale: “Le fotografie scattate in Basilicata rivelano un approccio inedito dell’aristocratico regista milanese nei confronti del Meridione. Se Villa Colombaia nell’isola di Ischia rappresentava per Visconti i luoghi dell’incanto mediterraneo, il tour in Lucania costituiva l’altra faccia del Sud, il luogo dell’incontro con la civiltà contadina, misera e dignitosa, descritta minuziosamente nelle pagine di Levi e Scotellaro, fermate nelle raffinate immagini di Henri Cartier Bresson: terra dalla quale provenivano le foltissime comunità di lucani travasate a Milano durante gli Anni Cinquanta, oltre che terra d’origine di Gerardo Guerrieri, suo amico”

Visconti percorse  in modo accurato i Rioni Sassi, camminando nel denso intrico di vicinati, lamioni, meandri incavati nella roccia per meglio osservare e capire la vita di relazione,l’obbligo di sopravvivenza dei ventimila residenti : “ Quando si parla dei Sassi bisogna pensare alle bolgie infernali e poi moltiplicarne l’orrore per dieci, nella certezza tuttavia di rimanere sempre al di sotto della realtà”(Michele Bianco deputato, 6 marzo 1951).

Le foto mostrano che il regista scoprì la facciata della Chiesa di San Pietro Caveoso, si soffermò sulla Rupe di Monterrone e vi girò intorno fino a mettere in risalto anfratti non immediatamente visibili, terrazze e giardini pensili, comignoli e muretti,  senza dimenticare le vedute prospettiche del Sasso Caveoso e l’interno delle abitazioni, case grotte,ammattonati,  case sopra le case, ballatoi,  case a corte,  spazi di natura troglodita.

“Guardando oggi—sottolinea Megale—queste magnifiche fotografie noi non vediamo soltanto il paese di Rocco e dei suoi fratelli. Vediamo soprattutto quello che vi vedeva Visconti e, in ultima analisi, vediamo perché Rocco e i suoi fratelli sono nati lì”.

Per concludere,   in Vico Commercio e  Via Casalnuovo e Via delle Beccherie e Via Lombardi e Via Bruno Buozzi, ovvero dentro i Rioni Sassi, non è più possibile rilevare quel sentimento  del tempo e dei luoghi—vissuti e raccontati da Levi e De Robertis e Guerrieri e Leone e Sinisgalli e Padula e Scotellaro e Mazzarone e Friedmann e Quaroni e Olivetti e Bracco e Gorio  e Rossi Doria e De Rita e Giura Longo e Guerricchio e Sacco e Piovene e Barzini e Musatti e Tentori e Isnardi e Lattuada e Visconti  e Rotunno e Pasolini e Rosi e  Cartier Bresson e Seymour e Collins e Bubley e Weiner e Zavattini, eccetera— che sembrano ormai annientati dalla mancanza di conoscenza  e  dal turismo eccessivo, predatorio  che stravolge la città storica in ambito economico sociale e di relazione.


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