L’Eni ha detto di no e così la trattativa a tre, in prefettura a Taranto, è saltata. Poco dopo le sette di sera, al termine di una riunione che era iniziata alle 11. La serata, per gli autotrasportatori del territorio, è adesso quella della decisione sul da farsi: non è neanche escluso un presidio (per non dire blocco) in tangenziale a Bari, quale prima barriera per evitare che alla raffineria tarantina si avvicinino i camion dei nuovi appaltatori.
E dire che proprio i nuovi appaltatori (le aziende Gavio, di Alessandria, e Bertani, di Roma) avevano dato il loro assenso a un’ipotesi di subappalto verso i trasportatori pugliesi, dell’83 per cento del lavoro. Una quantità significativa, insomma. Ma l’Eni ha detto no e questa intesa non si fa.
Quasi duecento lavoratori del territorio adesso sono in condizioni davvero difficili. Sul piano dello svolgimento del servizio, la prospettiva è quella di un aggravarsi della situazione ai distributori di carburante perché il presidio davanti alla raffineria Eni, da parte di chi protesta per la perdita dell’appalto, continua. Non ei entra, non si esce. Neanche i nuovi, i cui contratti sono in vigore da ieri.
Sarò una serata in cui si deciderà che livello si vuol fare assumere alla protesta. Sempre civile, naturalmente. Ma sempre più ferma.