Di seguito un comunicato diffuso dagli organizzatori:
Si è conclusa la fase di selezione dei bozzetti per l’edizione 2026 del Carnevale più lungo
d’Europa, che quest’anno esplorerà il tema del Paradosso. La commissione ha
selezionato i progetti che daranno vita ai 7 giganti di cartapesta che a febbraio
sfileranno con i loro 14 metri durante la 632° edizione del Carnevale di Putignano.
La scelta tematica del Paradosso rappresenta una sfida creativa stimolante per i
Maestri Cartapestai, chiamati a dare forma artistica alle contraddizioni e agli enigmi
che permeano l’esistenza umana e la società odierna.
Il risultato sono 7 progetti carichi di significato, ciascuno dedicato a una diversa
dimensione del paradosso contemporaneo nonché alle contraddizioni più profonde
della nostra epoca.
Si spazia dalla delicata questione dell’eutanasia, dove la libertà di scelta si scontra con
tradizione e burocrazia (maestro Deni Bianco – ass. cArteinregola) al fenomeno della
turistificazione che trasforma l’autenticità dei borghi pugliesi in fredde scenografie
commerciali (maestro Diego Simone – ass. L’Isola che non c’è). Emerge il paradosso
dello sfruttamento animale in una società che si proclama animalista (maestri Vito e
Paolo Mastrangelo – ass. Carta e colore), mentre la ludopatia rivela come il gioco della
vita moderna sia controllato da algoritmi che ci rendono inconsapevoli pedine di un
sistema già scritto (maestro Marino Guarnieri – ass. Farinella).
La disabilità viene reinterpretata come opportunità di crescita piuttosto che limitazione,
sfidando i pregiudizi di chi guarda dall’esterno (maestro Marino Guarnieri – ass.
Cartaland), mentre l’intelligenza artificiale solleva il paradosso più inquietante del
nostro tempo: l’uomo che crea macchine pensanti rinunciando al proprio pensiero
critico (maestro Angelo Loperfido – ass. Con le mani). Infine, il tema del femminicidio
svela la contraddizione più crudele, dove l’amore proclamato si trasforma in violenza
mortale, rivelando come una società che si definisce moderna e libera continui a
perpetrare antichi schemi di possesso e controllo (maestro Francesco Lippolis – ass.
Carta bianca).
Ogni carro è un invito a riflettere sulle contraddizioni che abitano il quotidiano
contemporaneo attraverso la chiave del paradosso, la maestria della cartapesta, la
vivacità dello spettacolo.
“La presentazione dei bozzetti rappresenta sempre uno dei momenti più emozionanti
del nostro percorso”, dichiara il presidente della Fondazione Carnevale di Putignano,
Danilo Daresta. “È in questa fase che possiamo ammirare la creatività e l’arte
straordinaria dei nostri Maestri Cartapestai. Ora inizia l’attesa più bella: nei mesi che ci
separano dall’inizio della manifestazione, potremo assistere alla trasformazione dei
bozzetti in opere d’arte monumentali. Non vedo l’ora di vedere come prenderanno vita
durante la prossima manifestazione”.
Una delle novità di questa edizione riguarda le Botteghe della Cartapesta in cui
verranno realizzati i carri in gara: per la prima volta alcuni giganti di cartapesta
saranno realizzati presso i capannoni della nuova Cittadella del Carnevale, nei pressi
dell’ex Autodromo, che sta prendendo vita grazie a una serie di investimenti che
l’amministrazione comunale, insieme alla Fondazione, sta sostenendo.
Due saranno poi le sorprese per l’edizione 2026. Il ritorno del maestro Franco Giotta
con l’Associazione ARCAS con l’ottavo carro – il carro della tradizione dal titolo “Il
Factotum dell’Inconcludenza”, che tributerà Putignano e la cartapesta con un carro
fuori concorso che rappresenterà la critica alla frenesia moderna, dove il fare tutto si
trasforma nel paradosso del non concludere nulla, rappresentando perfettamente la
società multitasking che annaspa nel disordine della propria presunta efficienza.
Inoltre, il Carnevale di Putignano si aprirà all’innovazione con il gruppo Officina Chiodo
Fisso, che ormai da diversi anni lavora e innova con la cartapesta, realizzando un
progetto innovativo che spingerà in avanti il mondo della sfilata e della cartapesta con
l’obiettivo di sperimentare nuove forme di arte e spettacolo.
I nomi dei carri allegorici in competizione per il Carnevale di Putignano 2026 sono:
I draghi non esistono. La disabilità è solo negli occhi di chi guarda, Associazione
Cartaland
It’s my life, Associazione cArteinregola & Deni Bianco
Lo strano caso dell’uomo che diceva di amare, Associazione Carta bianca
L’ultima corrida, Associazione culturale Carta e colore
MessIA, Associazione Con le mani
Santissima dei Villeggianti, Associazione L’isola che non c’è
Casinò Mirage, Associazione Farinella
Di seguito la descrizione del bozzetto per mano dei Maestri Cartapestai.
I draghi non esistono: la disabilità è solo negli occhi di chi guarda!, Associazione
Cartaland
Fiamma era un drago buono che viveva in un mondo fantastico. Era il drago più forte
mai esistito, però, aveva una disabilità: la sua coda era stata spezzata durante un
combattimento e da quel momento non era più riuscito a volare. Per molto tempo si
sentiva debole e inutile. Non poteva più volare come prima! Un giorno, un ragazzo del
villaggio, dove Fiamma viveva, creò, per la sua coda, una protesi. Fiamma riuscì
nuovamente a volare e per questo, riconoscente per il dono che aveva ricevuto,
divenne il protettore del villaggio. Ombra, invece, era un drago cattivo che odiava
Fiamma, la sua disabilità e gli uomini del villaggio che molte volte aveva attaccato,
lasciando molti di loro con danni permanenti. Aveva scelto di vivere all’interno del
vulcano il Fuoco della Vita. Il Vulcano, sacro agli abitanti del luogo, che lo
consideravano temibile e affascinante, poiché era creatore e distruttore allo stesso
tempo. Ombra era convinto che la disabilità di Fiamma fosse una debolezza e che lui
non potesse essere più un vero drago, visto che aveva anche bisogno di un uomo per
volare. Un giorno, quindi, Ombra decise di attaccare Fiamma e di dimostrare la sua
superiorità. Ma Fiamma non si fece prendere dal panico e con l’aiuto degli uomini del
villaggio dei draghetti amici, riuscì a sconfiggere Ombra che sconfitto e umiliato, si rese
conto del suo errore, comprendendo finalmente che al disabilità di Fiamma non era
una limitazione, ma una opportunità per crescere e imparare e che l’unione con gli
uomini non era sbagliata, anzi, poteva essere una forza maggiore. Comprese,
soprattutto, che la sua era solo paura. Fiamma, con il suo coraggio, dimostrò ad Ombra
che non esiste nessuno superiore ad un altro e lo perdonò, dandogli la possibilità di
imparare a guardare le cose con occhi diversi.
Anche noi dovremmo imparare da Ombra e guardare oltre la disabilità, accettarla,
conoscerla e superarla. Nula è soltanto ciò che siamo abituati a vedere normalmente.
Ogni elemento della nostra opera e persino il concetto di disabilità è un paradosso.
lI drago, con la sua natura ibrida, il suo simbolismo contrastante e le sue diverse
rappresentazioni culturali, difatti, può essere considerato un paradosso, un’entità che
racchiude in sé elementi apparentemente contraddittori, ma che in realtà rivela la
complessità del mondo e dell’immaginazione umana.
Anche il vulcano con la sua doppia natura è un paradosso, infatti, da un lato può
causare devastazioni immense, distruggendo città e causando la perdita di vite umane
dall’altro le sue ceneri arricchiscono il terreno rendendolo fertile con una vegetazione
rigogliosa.
Infine, anche la disabilità può essere considerata un paradosso, basti pensare, infatti,
che paradossalmente non è strano vedere la serenità sul volto di un diversamente
abile. Infinitamente più strano è vedere chi possiede un corpo o una mente del tutto
funzionanti non essere in grado di avere rapporti sociali e di costruire una vita
quotidiana piena ed appagante.
It’s my life, Associazione carteInRegola & Deni Bianco
Questa è l’istantanea di un’esistenza bloccata, di un’anima in stallo, in attesa di una via
d’uscita che trova sbarrata ogni giorno che passa. Così, il pigiama del nostro
protagonista si è pian piano trasformato in un abito da carcerato. È incatenato a un
letto; sono catene fatte di moralismi e burocrazia. Un prete e un’infermiera lo tengono
ben saldo; sono i guardiani della tradizione, e sembrano dirgli: “chi sei tu per volare
via?”
Quando tutto sembra perduto da una finestra sbarrata da anni, il colpo di scena: si
apre il sipario del paradiso. Alleluia!
Non è un paradiso qualunque, ma uno di quelli che solo la fantasia sa creare, pieno di
angeli paffuti e nuvole come cuscini. San Pietro, il guardiano per eccellenza, lancia giù
un amo con le chiavi del paradiso. Perché lui non si è limitato ad aspettare alla porta,
ma ha capito il vero senso della carità: non c’è nulla di più sacro della libertà di
scegliere.
Questo carro racconta la storia di un uomo che vuole solo spiccare il volo, è un inno alla
leggerezza, alla vita che non è solo un dovere, ma anche e soprattutto, una questione di
dignità, persino nel suo finale.
Lo strano caso dell’uomo che diceva di amare, Associazione Carta Bianca
L’idea nasce dal celebre romanzo “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde”, dove un
uomo nasconde un lato oscuro pronto a emergere. È lo stesso paradosso che abita il
femminicidio: l’uomo che promette amore si trasforma in assassino, la casa che
dovrebbe proteggere diventa prigione e trappola mortale.
In una società che si spaccia libera e moderna, le donne continuano a morire per mano
di chi afferma di amarle.
Un uomo grande e forte che si crede padrone, rivela in realtà il condizionamento da
catene culturali e maschiliste.
Una donna che si guarda allo specchio nasconde una realtà di lividi, paura e violenza:
la bellezza che appare allo spettatore non coincide con ciò che lei vive dentro.
Samara che emerge dal fondo per reclamare giustizia, ci ricorda che non dobbiamo
restare in silenzio ma trovare la voce per reagire. Nessuno ha il diritto di spegnere la
luce negli occhi di un’altra persona.
È tempo che l’uomo affronti il proprio Hyde interiore, spezzi le catene e diventi
finalmente UOMO. E che la società smetta di voltarsi dall’altra parte e faccia capire alla
donna che non è sola e insieme si trova la forza di reagire. Perché nessuno merita di
vivere nella paura
L’ultima Corrida, Associazione culturale carta e colore
L’ultima Corrida denuncia il paradosso della nostra epoca: viviamo in una società che si
batte per salvare le specie in via d’estinzione, costruisce rifugi, adotta e difende gli
animali in ogni modo possibile, come giusto che sia. Eppure, nello stesso tempo, in
diversi paesi, assistiamo ancora a corride dove creature innocenti vengono sacrificate
per puro spettacolo. Nell’ultima corrida, si ribalta il senso del “gioco”: il toro appare
come una creatura meccanica, una macchina gigantesca e indistruttibile, che corre
all’impazzata tra la folla in simbolo di ribellione, mentre i matador appaiono come dei
bersagli ridicoli da colpire, creando uno spettacolo itinerante a 360°. È come dire agli
spettatori “se volete ancora divertirvi, fatelo con loro”. L’opera è un grido contro
l’ipocrisia in difesa di chi non ha voce!
MessIA, Associazione Con le mani
Mai come oggi l’uomo ha costruito macchine capaci di pensare. Eppure, mentre
l’Intelligenza Artificiale cresce e calcola, l’umanità smette di riflettere. È il grande
paradosso del nostro tempo: l’uomo delega il pensiero alle macchine, sacrificando il
proprio cervello come un’offerta sacra. ciò che doveva essere uno strumento diventa
divinità, ciò che era fede diventa obbedienza cieca a un algoritmo.
Il carro dà forma a questo rovesciamento. Al centro si erge un trono monumentale e su
di esso siede la nuova divinità: un’enorme figura sacra, metà icona bizantina metà
cyborg, aureolata da circuiti luminosi.
Ai lati, due vescovi scheletrici, mummificati nelle loro tonache rosse e coronati dalla
mitra, non leggono vangeli né scritture, ma fissano con sguardo vuoto i loro laptop. Dai
computer partono lunghi cavi che arrivano fino al trono, come vene che nutrono la
divinità artificiale di dati e connessioni.
Alla base del carro, una processione grottesca: piccoli personaggi privi di cervello
sfilano portando nelle mani tablet e smartphone, innalzati come ostie. È l’immagine
crudele e ironica di un popolo che sacrifica la propria intelligenza all’IA, consegnando il
pensiero stesso come pegno di fede. Sullo sfondo, ruderi di cattedrale gotica che
rappresentano le rovine della società, guerra e miseria, a ricordare il mondo reale che
gli uomini preferiscono non guardare.
Il carro denuncia il rischio di un culto nuovo: l’adorazione dell’Intelligenza Artificiale
come fosse religione. Un dio costruito dall’uomo: il nuovo Messia che, nel paradosso,
diventa il suo dominatore, mentre l’umanità abdica al pensiero e si inginocchia al trono
dei circuiti.
Santissima dei Villeggianti, Associazione l’isola che non c’è
L’opera allegorica è una critica sociale al fenomeno dilagante della mercificazione del
turismo. Domina la scena la Santissima dei Villeggianti che, con il sacro panzerotto,
invita a venerare il turismo “mordi e fuggi” che negli ultimi anni caratterizza le estati
pugliesi. La sua aureola assume le sembianze di una tipica luminaria leccese e la sua
gonna è un caratteristico borgo antico le cui abitazioni sono state rimpiazzate da
graziosissime strutture ricettive. Ai suoi piedi un confratello, simbolo della
mercificazione delle tradizioni popolari, tenta di racimolare quanto più possibile da
questo scellerato flusso turistico.
Dietro questa dissacrante rappresentazione si cela un tangibile paradosso: Il turismo di
massa incentrato su esperienze pre organizzate e sull’acquisto di souvenir in siti storici
trasformati in attrazioni a pagamento mina l’autenticità dei luoghi, tramutandoli così in
fredde scenografie di uno spettacolo teatrale dal biglietto salatissimo, i cui abitanti si
riducono a meri attori di una realtà anacronistica.
Il carro è quindi un monito a non svendere il nostro patrimonio culturale e a trovare nel
turismo un’occasione per affermare l’autenticità dei luoghi e delle tradizioni.
Casinò Mirage, Associazione Farinella
Il carro interpreta il tema del paradosso trasformando il Carnevale in un gigantesco
Casinò distopico. Un mondo scintillante, seducente e rumoroso, in cui la fortuna sembra
a portata di mano ma in realtà è solo un’illusione: dietro ogni roulette, slot machine e
dado si nasconde il vero protagonista — il sistema, che vince sempre.
Il paradosso è chiaro e immediato: pensiamo di giocare per vincere, ma in realtà siamo
pedine inconsapevoli in un gioco già scritto. Questa allegoria diventa satira della
società contemporanea, “gamificata” in ogni suo aspetto — follower, like, carriera,
relazioni — dove non sono mai le persone a decidere chi può vincere, ma gli algoritmi.
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ottavo carro – il carro della tradizione
Il Factotum dell’Inconcludenza – Associazione ARCAS
Reinterpretazione del “Largo al factotum” di Rossini. Il paradosso della frenesia moderna:
“fare tutto, non concludere nulla”. Figaro diventa simbolo della società iperattiva ma
confusa, che vive nell’illusione della produttività.
Il paradosso della modernità che premia velocità ed efficienza ma si smarrisce
nell’inconcludenza. Un Figaro contemporaneo, vittima del proprio protagonismo. Le scale
di Escher creano cicli infiniti senza destinazione: il fallimento di una società multitasking
che annaspa nel disordine.
In questa cartella, i bozzetti.