Di Angela Centrone:
Per raccontare il concerto dell’Uno Maggio di Taranto è necessario raccontare Taranto. Perché l’evento è fortemente legato alle vicende – famigerate – di questa città, ad una grossa fabbrica, l’Ilva, e ad un comitato, quello dei Liberi e Pensanti, che a gran voce rivendica il diritto al lavoro sì, ma prima di tutto il diritto alla salute, non soltanto degli operai, ma dell’intera comunità tarantina, nonché dell’hinterland – sembra che le polveri dell’Ilva, con condizioni ventose particolari, arrivino fino a Brindisi – e ad un attore, Michele Riondino, tarantino di Paolo VI, che cinque anni fa, nel 2013, ha reso possibile l’impossibile e ha dato vita alla prima edizione dell’Uno Maggio di Taranto, una manifestazione d’iniziativa popolare, totalmente autofinanziata, slegata dalle bandiere politiche e dai sindacati, dalle etichette discografiche e dagli interessi economici. Una data che elegge, di fatto,Taranto a protagonista d’Italia e non più una periferia dimenticata. Gli artisti a Taranto, il 1° maggio, ci vengono gratuitamente e non per promuovere il nuovo disco, ma per dare coraggio alla gente di questa città, per esprimere loro solidarietà e regalargli un momento felice. Ed è questo il sovrappensiero costante che accompagna questa giornata, quando si è nel parco delle Mura Greche, a pochi passi da Viale Magna Grecia e dalla Concattedrale – progettata da Giò Ponti e che ha ospitato l’Orchestra ICO Magna Grecia guidata dal M° Luis Bacalov -, ma anche vicini al quartiere Tamburi, alla città vecchia, alle falde inquinate del Mar Piccolo e alle spiagge caraibiche della litoranea, continuamente divisi tra bellezza e sofferenza. Mentre si è lì e si sorseggia la propria birra, si cercano i propri amici nella folla, conoscendone di nuovi, e lo spettacolo sul palco incalza, è chiaro che non si sta assistendo ad un concerto, ma si sta partecipando ad un grande momento di condivisione. L’Uno Maggio di Taranto non è un contenitore vuoto di bella musica (Vinicio Capossela, Brunori Sas, Noemi, Levante, Emma Marrone, Irene Grandi, Ghemon, Frenetik & Orang3, Colapesce, Meganoidi, Piotta, Modena City Ramblers, Teresa De Sio, Fido Guido, Coma Cose, Bud Spencer Blues Explosion, Lacuna Coil, Mezzosangue, Luca De Gennaro, Mama Marjas, Francesco Di Bella, Terraross e Med Free Orchestra), ieri si è parlato di inquinamento, femminicidio e immigrazione, tante sono state le testimonianze che hanno avuto spazio su quel palco tra un’esibizione e l’altra, e poi in serata, quando si era ormai quasi in 50.000 spettatori, Marco Travaglio ha citato una famosa frase di Albert Einstein, riferendosi ai magistrati antimafia, al loro coraggio eccezionale e ad una buona dose di follia sconsiderata che questi incarichi richiedono: ”La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso” dedicandola anche a tutti i presenti, perché pensare di poter far volare la straordinaria città dei Due Mari, nonostante il fardello delle problematiche che la dilaniano, è un po’ da matti incoscienti, ma rappresenta anche un grande sogno che merita di trovare sostenitori e di non essere infranto.