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Taranto: la vicenda dei 140 migranti arrivati da Ventimiglia, come buttare soldi pubblici A bordo di tre pullman, quasi 1200 chilometri per dare nome e cognome e andare via

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Quanto accaduto a Taranto nelle scorse ore induce a dire che le cose, adesso, vanno cambiate. Qua non è più questione di solidarietà, che non deve mai mancare sia chiaro. Qua si è trattato di buttare i soldi (pubblici). Dunque, 140 migranti bloccati a Ventimiglia, sono stati messi su tre pullman e trasportati fino a Taranto. Perché venissero identificati, nell’hotspot pugliese (tra parentesi: Avramópoulos, commissario europeo, dice che solo nel 29 per cento dei casi i migranti sono pasdati dagli hotspot dell’Unione europea). Ventimiglia-Taranto, 1190 chilometri. Per dare un nome e un cognome, auspicabilmente veri, e poi essere lasciati liberi. Una cosa del genere, alle casse statali, è costata almeno ventimila euro, chissà. E magari, i 140 sono già tornati a Ventimiglia, perché è in Francia che vogliono andare. Questa cosa assurda non è ammissibile. È ora di cambiare procedure. Il nostro governo, in realtà, ipotizza di chiudere proprio i porti alle navi di organizzazioni straniere, perché l’Italia non ce la fa più, da sola. Ma vicende come quella di Taranto dicono che l’Italia deve iniziare a non farsi più male, da sola.




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