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Foggia, sventato assalto a tir: la polizia recupera trenta tonnellate di olive Coldiretti Puglia: è il far west

polizia foto dietro

Di seguito un comunicato diffuso da Coldiretti Puglia:

“Il clima da far west che si respira nelle campagne pugliesi non accenna a placarsi – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – e l’ennesimo episodio avvenuto a Foggia ne è una dimostrazione. Il plauso va alla Polizia di Stato di Foggia che ha recuperato 30 tonnellate di olive per un valore di 100mila euro, trasportato da un tir che è stato speronato da banditi armati.  I mandanti dei gruppi criminali sono italiani, anche se spesso si avvalgono di ‘manodopera’ straniera. Stanno letteralmente depredando gli oliveti del barese, tarantino e del foggiano. In 2/3 minuti riescono a portare via oltre 30 kg di olive ad albero, battendo gli ulivi con mazze anche di ferro per far crollare il maggior numero di prodotto, danneggiando al contempo le piante. Le squadre di malfattori trascinano le reti sotto gli olivi a mano a mano che i complici percuotono i rami, per raccogliere il maggiore numero possibile di olive in caduta. Gli agricoltori, ormai per il terzo anno consecutivo, sono vittime di un fenomeno che si sta consolidando e aggravando nel tempo”.

La settimana scorsa a Bitonto sono stati tagliati 18 ulivi secolari dalla radice con le olive ancora da raccogliere, mentre 2 settimane fa la Guardia di Finanza ha scoperto a Torremaggiore (Foggia) in un frantoio – aggiunge Coldiretti Puglia – oltre 53 quintali di olive rubate pronte per essere molite. Gli episodi più gravi si stanno registrando nelle zone orientale e occidentale di Taranto, nel nord barese e a Torremaggiore, San Severo e Cerignola.

“Impensabile che i frantoi debbano avvisare la Questura prima di far partire i camion di olio extravergine alla volta delle varie destinazioni italiane – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – per farli scortare fino all’imbocco dell’autostrada, eppure questa è la situazione nella BAT e soprattutto ad Andria, culla dell’olivicoltura pugliese. Il fenomeno che si ripete ogni anno mette a repentaglio l’incolumità stessa degli olivicoltori, costretti a fare ronde diurne e notturne. Le forze dell’ordine, coadiuvate dalla Guardie Campestri, hanno un territorio assai vasto da presidiare, pertanto ampie zone non sono pattugliate. Forniremo in tempo reale segnalazioni puntuali delle aree da cui giungono le denunce per avere almeno la mappatura del fenomeno e poter indirizzare l’attività delle forze dell’ordine in maniera puntuale. Furti e danneggiamenti sono praticamente quotidiani  tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne. Oltre alla perdita di reddito, a rischio è la stessa incolumità degli agricoltori che non è certamente un problema trascurabile. Per questo abbiamo richiesto da tempo che il territorio sia maggiormente presidiato e non è da ritenersi eccessivo l’intervento dell’Esercito, ma ultima e necessaria spiaggia contro i predoni delle aree rurali.”.

Sono già decine le denunce per il barbaro e criminale taglio degli ulivi monumentali in provincia di Taranto, localizzato soprattutto nell’agro di Sava e Manduria – segnala ancora Coldiretti Puglia – una vera e propria strage ad opera di gruppi criminali che tagliano gli ulivi secolari di inestimabile valore per rivendere la legna. Ogni albero frutta circa 8/10 quintali di legname, un valore inestimabile per guadagnare, poi, solo qualche decina di euro. Sono atti vili che segnano, tra l’altro, la fine dell’attività olivicola dei nostri agricoltori che, prima di poter raccogliere nuovamente olive, dovranno aspettare anni. Per non parlare degli stessi furti di olive che stanno interessando sia la zona orientale a Manduria, Sava, Maruggio che quella occidentale, con in testa Castellaneta e Palagiano. La situazione nelle campagne è divenuta esplosiva. Le bande criminali – denuncia Coldiretti Puglia – seguono perfettamente il ritmo delle stagioni e l’andamento delle produzioni. Rubano l’uva da tavola a settembre, tagliano i ceppi dell’uva da vino a marzo/aprile, rubano le olive a novembre. Non è più possibile tergiversare, anche perché a repentaglio viene messa la stessa incolumità dei nostri imprenditori agricoli e delle loro maestranze. Il calo della produzione del 25% rispetto alla media produttiva pugliese sta facendo degenerare la situazione. E’ un fenomeno che preoccupa e non poco gli imprenditori olivicoli pugliesi, vittime di razzie di olive ad opera di squadre organizzate.  Oltre alla perdita di reddito per il furto di olive e al danneggiamento delle piante, gli agricoltori sono costretti ad impiegare più manodopera per recuperare dal terreno parte della ‘refurtiva’ che i ladri, trascinando velocemente le reti di raccolta, non riescono a portare via.

Secondo l’analisi dell’Osservatorio sulla criminalità dell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso da Coldiretti sui risultati conseguiti dalle Forze di Polizia, l’intero comparto agroalimentare è caratterizzato da fenomeni criminali legati a furti, estorsioni e alla contraffazione di prodotti alimentari ed agricoli e dei relativi marchi garantiti. I danni al sistema sociale ed economico sono molteplici, dal pericolo per la salute dei consumatori finali, all’alterazione del regolare andamento del mercato agroalimentare. Per questo Coldiretti Puglia, ringraziando le forze dell’ordine per l’opera incessante svolta quotidianamente, chiede una stretta sui controlli per assicurare maggiore sicurezza agli agricoltori e agli operai.

I furti di olive, mandorle, rame e mezzi agricoli, fenomeni estorsivi con il taglio dei ceppi di uva sono stati all’ordine del giorno anche nel 2016. Il fronte dell’illegalità è sempre più ampio e riguarda la proprietà fondiaria, le infrastrutture di servizio all’attività agricola e, non da ultime, le produzioni agricole ed agroalimentari. I reati contro il patrimonio, quali furto di mezzi agricoli (15%), abigeato (11%), furto di prodotti agricoli (13%), racket (9%), usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione, rappresentano la “porta di ingresso principale” della malavita organizzata e spicciola nella vita dell’imprenditore e nella regolare conduzione aziendale. Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciando le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali. Capitolo a parte merita il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliesi e dei consumatori.




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