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Martina Franca: spazio esterno alla pizzeria, stemma della città Dehors: un cittadino contesta l'autorizzazione a quelli ritenuti brutti

martina dehor

martina dehorL’uso dello stemma della città, a Martina Franca (come ovunque) è regolamentato dallo statuto comunale. La costituzione locale, insomma. Lo stemma della città è utilizzabile quando si chiede e si ottiene apposita autorizzazione all’amministrazione comunale e c’è poi un capitolo a parte, legato a tale utilizzo in caso di attività a (legittimo) scopo di lucro. Il caso della foto a sinistra ricade in tale casistica. All’ingresso della città, da Locorotondo, il dehor, ovvero lo spazio esterno alla pizzeria, è perimetrato da pannelli che riportano, alternativamente, il marchio del locale e lo stemma della città. Con quale autorizzazione, quest’ultimo? Se autorizzato, con quale vantaggio per la comunità? E se no, cosa si aspetta a fare rimuovere lo stemma della città da lì? Negli anni passati, per un motivo simile, vennero tolte dal commercio, a Martina Franca, le maglie prodotte da Robe di Kappa: riportavano lo stemma cittadino senza alcuna autorizzazione preventiva comunale, senza nessun pagamento né atto di responsabilità sociale (che fosse dal piantare un albero all’abbellire un giardino al riparare una buca in strada, in poi).

Ci scrive il lettore Luciano Fallone:

HSJHADa giorni, mesi ed anni vendono pubblicati dai vari media locali notizie riguardanti i “dehors”, cioé quelle costruzioni più o meno amovibili poste all’esterno di taluni locali commerciali (bar, pizzerie, ristoraanti..).

Legalità ed opportunità sono i due aspetti che si analizzano.
A volte vengono dichiarati inopportuni, anche dall’amministrazione pubblica, manufatti aggraziati e necessari ad una città che vorrebbe fare del turismo la sua economia sostenibile.
Ci sono invece alcuni manufatti il cui aspetto sembrerebbe mirare in altra direzione ma per questi stranamente nulla viene verificato o misurato superficialmente (vedasi foto allegata).
Siamo di fronte ad un caso di parziale regolamentazione o questa mira ad imbruttire volontariamente o per altri motivi la città ?

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19 Comments

  1. Buongiorno. L’uso dello stemma comunale non porta alcun vantaggio ne’ al contribuente ne’ tanto meno all’amministrazione. Ci troviamo dinanzi alla casistica, fin troppe volte mal interpretata, del “patrocinio gratuito” del Comune, che sta a significare no un vantaggio per chi lo espone ma semplicemente che l’amministrazione ti concede “gratuitamente” di esporre il suo simbolo, ovvero senza alcun compenso economico. Se esposto su di un manifesto pubblicitario di un associazione, ove non vi sia alcuna pubblicità, l’esposizione del su citato puo’ comportare una riduzione sulla tassa delle pubbliche affissioni. In questo caso, quindi, credo si tratti puramente di un atto di “riconoscenza” verso l’amministrazione, senza alcun scopo di lucro.
    La saluto.

  2. L’uso dello stemma è sicuramente una forzatura. Ma vogliamo parlare dell’autorizzazione nell’incrocio?

    1. ma come si fa ad autorizzare una struttura simile in prossimità di un’incrocio ad alta densità di traffico? Evidentemente anche l’uso del logo del comune rientra nella stessa

  3. Con il passare degli anni con troppa politica in testa senza ragionare bene,dimentichiamo che sempre bisogna essere gratti alla Nazione e alla città dove viviamo. In un certo senso sentirsi patrioti è orgogliosi del proprio paese.Tatuare la bandiera del proprio paese (80% degli tatuati Albanesi )E segno di rispetto e orgoglio verso il proprio paese.
    Come anche affiancare vicino il logo della attività lo stemma della città e puro riconoscimento. A far vedere a tutto agli turisti è forestieri che mumerosi passano in quella strada ,che questa città viene rispettata con orgoglio dai propri cittadini.
    Se vogliamo una città EUROPEA dobbiamo comportarci come gli EUROPEI .
    La prima questione da affrontare è quella politica poi viene la città i cittadini.
    Quale stemma più bella avrei dovuto affiancare?
    Avere lo stemma della mia città mi riempe di orgoglio e rispetto al diavolo la politica. Io sono un cittadino come tutti gli altri.
    Una volta ogni tanto lasciamo di parte la politica e affrontiamo le cose con l’occhio del semplice cittadino, ansi che criticare cercare di capire il perché.
    PERSONALMENTE SONO MOLTO DISPIACIUTO DI QUESTA SEGNALAZIONE.
    Considerando che ho speso anche dei soldi per tutto ciò.

  4. Caro Arian. Sono d’accordo con te e sono sicurissimo della tua buona fede. Il problema è che a Martina siamo “molto attenti agli adesivi” e non hai veri problemi di una città mal amministrata ( ora addirittura senza “ministro “)e piena di contraddizioni.
    Vi invito ad andare a gustare un ottima pizza …e se vi infastidisce la vista del simbolo…dategli le spalle.

    1. Grazie per il suo intervento. La buona fede è fuori discussione. Dato che il problema è così minimo e in effetti lo è pensi che vi siete dedicati tutti a questa cosa e molto meno al fatto che un treno è stato soppresso, pensi un po’) si risolve in dieci secondi: se possibile, gli adesivi restano lì. Se no, si tolgono. La pizza resta buona lo stesso. Facile, no? (agostino quero)

  5. Arian, purtroppo a Martina c’è troppa gente brava solo a fare critiche distruttive e se poi si accorgono che qualcuno sta riscontrando successo, bisogna demonizzarlo subito. Purtroppo è una schifosa verità tutta nostra. Questi personaggi, non sanno neanche cosa significa orgoglio nazionale, sono gli stessi che con la loro pochezza si sentono italiani solo quando gioca la nazionale di calcio, ma solo se vince.
    Grazie Arian, che ci insegni qualcosa di bello: Orgoglio di Appartenenza!!!

    1. Grazie per il suo intervento. Di cui non condivido neppure una virgola. C’è anche una cosa di cui andare orgogliosi ma nella sua lezioncina non si trova: rispetto delle regole, che ci sono perché sono di tutti. Anche nel suo interesse. Perché magari lei è fra i primi che le richiama, quando conviene. (agostino quero)

  6. Il buon senso non alberga piu’ nelle persone!
    Il proliferare sconsiderato di dehors multiforme non può essere considerato positivo. Arian ha diritto ad suo dehor, ma i cittadini hanno il diritto che gli amministratori dettino le regole perchè questi elementi “decorativi” dell’arredo urbano non deturpino ulteriormente il contesto.
    Il simbolo della città non deve essere utilizzato per esercizi privati. Viva il dehor di Arian e andate a mangiare da lui, ma che le dimensioni dei dehors e la loro realizzazione risponda a canoni di “gradevolezza e decenza”
    Martina è diversa da tanti brutti posti, grazie ai nostri nonni. Non distruggiamo questa diversità!
    L’orgoglio per una nazione caro Arian, non si dimostra con il tatuaggio della bandiera sul braccio.

  7. Condivido pienamente quello che scrive Aldo quando afferma che i dehors andrebbero regolamentati e, possibilmente, sarebbe auspicabile che l’amministrazione non si rimettesse completamente alla creatività del commerciante richiedente. Sono da apprezzare, comunque, le buone intenzioni che hanno mosso questo signore il quale ha apposto lo stemma della città come segno di riconoscimento e di orgoglio verso questa città che lo ha accolto. Ad Arian rivolgo l’invito a rimuovere tale logo anche perchè questi elementi decorativi nulla aggiungono al grande rispetto che porta per la nostra città. Sicuramente il rispetto che ha per la nostra città è maggiore se lo si rapporta a quello di tanti nostri concittadini che hanno irrimediabilmente deturpato le bellezze di Martina con palazzi costruiti ovunque, ivi compresi in zone paesaggisticamente uniche. Palazzi che, a differenza degli elementi decorativi di Arian, non potranno mai più essere rimossi. Ti sembrerà strano, caro Arian, ma non ho mai letto una parola contro questo modo di operare di questi miei concittadini che, anzi, stanno riscaldando i motori per ripartire con nuove colate di cemento qualora dovesse vincere la destra. Recentemente in tanti, ivi compresi diversi consiglieri di opposizione e qualche aspirante sindaco, sono accorsi in aiuto del palazzinaro potente di turno quando il poverino non riusciva a fittare un locale avente una destinazione d’uso diversa da quella che gli tornava utile in quel particolare momento.

    1. Grazie per il suo intervento. Perfetto, dal mio punto di vista. Anche perché va rimarcato che il titolare della pizeria mica ci ha marciato, la buona fede non si discute. (agostino quero)

  8. Quindi se non ho capito male questo signore sarebbe il consigliere straniero e non conosce neanche i regolamenti del Comune?

    1. Grazie per il suo intervento. Non ci sono più consiglieri comunali a Martina Franca, per circa un anno ancora. Il titolare della pizzeria è stato consigliere comunale e ora è “solo” titolare della pizzeria. Pensi se avesse conosciuto il regolamento e lo avesse disatteso. (agostino quero)

  9. Non conosco il signor Arian. Tuttavia, è vergognoso che si faccia dell’umorismo e si pretenda la conoscenza da un cittadino albanese che può avere anche difficoltà a comprendere le leggi italiane quando da decenni abbiamo consiglieri non stranieri ma Martinesi doc che spesso e volentieri hanno mostrato, nella migliore delle ipotesi, di non conoscere leggi e regolamenti scritti nella propria lingua. Non ho notato che Martina si sia mai distinta in passato quale culla della legalità. Ma questo a certa gente non è mai interessato. E’ più facile fare dell’umorismo penoso con le persone semplici. Mai che questi spiritosi abbiano osato colpire i poteri economici forti che veramente hanno calpestato con i propri consiglieri-soldatini regolamenti, leggi, ecc. Quando è stato chiesto di ritipizzare certe aree in Via Ceglie, precedentemente destinate a verde da una delibera comunale dimenticata, i consiglieri dell’allora maggioranza non conoscevano neanche le delibere comunali da loro stessi votate? In questo caso nessuno che abbia ironizzato sull’ignoranza (ma era poi vera ignoranza?) dei consiglieri comunali.

  10. Il nostro concittadino Arian ha purtroppo a che fare con cattivi esempi, che sono quanto di piu’ deleterio possa esserci in una società civile ed in particolare in una comunità. I dehors proliferavano prima del suo da qualche anno e naturalmente ne ha fatto uno che gli permettesse di poter incrementare i propri legittimi affari.
    Il vero problema consiste nel fatto che abbiamo “dirigenti pubblici” che prendono stipendi “scandalosi” e che non hanno una minima cognizione della “bellezza” intesa come strumento per il benessere sociale.
    Organizzare la vita della comunità dovrebbe essere la mission di queste persone strapagate, che invece quando va bene, si limitano a firmare documenti burocratici.
    La burocrazia autorigenerante ed elefantiaca che abbiamo in Italia sarà l’eterno male di questo paese.
    Perchè per legge abbiamo decine di dirigenti, funzionari ed impiegati preposti all’urbanistica, con un costo sul bilancio comunale non indifferente e nessuno, dico nessuno che abbia convocato le associazioni di categoria per stabilire delle regole sulla realizzazione di queste opere esterne che hanno un forte impatto sul paesaggio o che decida che la musica “techno” al massimo volume in Piazza XX settembre, forse non è consona alla bellezza del posto.
    Tutti impegnati al codicillo, al comma, al “combinato disposto” e poi perdiamo di vista le reali necessità della comunità (gli spazi verdi, i luoghi di aggregazione per i giovani, per gli anziani, le guide turistiche (che parlino inglese) gratuite per i turisti ecc.
    Pensate a quanti giovani martinesi (di buona volontà e con la preparazione adeguata) si potrebbe dare uno stipendio per mostrare martina ai turisti stranieri riducendo il numero di “dirigenti comunali” strapagati e a quanti corsi di inglese serale per i commercianti si potrebbe dare vita.
    La frase impressa nelle aule di tribunale “la legge è uguale per tutti” in Italia si interpreta con “lei non sa chi sono io”.
    Anche il commissario neo insediato ha affermato “sono riconoscente per il prestigioso incarico conferitomi”, Prestigioso incarico!?????????? Quale prestigioso incarico, quando si assiste al fallimento della democrazia e della comunità!
    In questo circo degli animali, poi proliferano i vari potenti di turno, i brutti palazzacci e i dehors.
    Pensateci bene, quale brutto edificio deturpa in maniera piu’ sfacciata la splendida valle d’itria realizzata dai nostri avi? Un edificio realizzato da uno stato che scrivere con la S maiuscola non riesco proprio. Il comando della Forestale! Una scandalosa offesa alla bellezza della nostra terra, fatta, tanti anni fa, proprio da chi viene pagato per difenderla. Un paradosso che sarebbe difficile anche solo da immaginare.
    Sono un “pazzo” utopista lo so e so che non ci sarà rimedio al “mors tua vita mea” e alla inconsapevolezza che regna nella ns. società.
    Scusate lo sfogo e ad Arian voglio dire: spero di venire presto a mangiare una pizza da te. Rigorosamente all’interno del locale però.

  11. Comunque per la cronaca gli adesivi con il logo del comune sono ancora presenti sulle vetrate quindi si deduce che è autorizzato

    1. Grazie per il suo intervento. Non c’è alcuna autorizzazione ma, come si può notare, vige il lassismo e vige anche la critica nei confronti di chi evidenzia il mancato rispetto delle regole. Rispetto che non è un optional, perché le regole sono una garanzia per tutti ma evidentemene piace l’applicazione secondo la convenienza. Pensi che mi sono sentito dare anche del razzista. Insomma, una determinata mamma non è più solo, sempre, incinta, è plurigemellare. Quella degli adesivi con le stemma della città è una violazione, in buona fede o meno che sia. Ora che il titolare ne è al corrente e gli adesivi sono ancora lì, non c’è più buona fede, si pensa qui. La sfanga, il titolare, con un po’di vittimismo e senza fare quello che deve. Del resto, chi deve (anche pagato dalla collettività per farlo) provvedere al riguardo per fare rispettare le regole, non lo fa. E la comunità, tutto questo, se lo tiene. E guai a dirlo, che ci sono le regole. Ah, vogliamo parlare di quello stesso dehor (e tanti tanti altri) che violano le norme stradali? Nel lassismo più assoluto. Magari, pure, con le concessioni. Ma bravi. (agostino quero)

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