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Bari: presi in ortaggio Otto prodotti tipici dell'agroalimentare pugliese

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Di seguito il comunicato diffuso da BiodiverSO:

Presi in ortaggio. Bello il titolo dell’ultimo prodotto di BiodiverSO presentato ieri a Bari presso l’aula magna della Facoltà di Agraria. A farne gli onori gli autori Massimiliano Renna e Pietro Santamaria, responsabile quest’ultimo del progetto della Regione Puglia relativo alla biodiversità delle specie orticole. Ma non solo un libro edito dall’Università di Bari. Principale novità emersa nel corso dell’incontro è un nuovo prodotto ottenuto trasformando i prodotti di due specie orticole tipiche della Puglia. Come le circa 200 individuate scandagliando i 423 chilometri di un territorio vastissimo e composito. Tra questi anche il finocchio marino, una specie davvero nota a pochissimi. Il nodo di tutto è sempre la dieta mediterranea ma anche nuovi imprevisti utilizzi della grande diversità genetica minacciata dalle monocolture dell’agricoltura intensiva. Si parte dalla sedia con qualche ortaggio sopra, prima rudimentale vetrina delle vendite spontanee per arrivare all’analisi fine di otto prodotti divenuti ormai rari sulle tavole dei pugliesi ed anche nei loro campi ed orti. Alcuni di loro sono prodotti agroalimentari tradizionali di Puglia. Ci sono i cardoni (i polloni che produce la pianta del carciofo), gli sponzali (i cipollotti), le cime di fava, i baccelli di fava, le cime di zucchina, il finocchio marino usato dai pescatori, i frutti di cappero da non confondere con i boccioli dei capperi ed infine le microverdure di Puglia. Interessanti le prospettive per queste plantule raccolte ai primi stadi di accrescimento, che potrebbero benissimo costituire un nuovo campo di impiego e rinascita per le varietà locali. Varietà locali che, come ha ricordato il prof. Vito Vincenzo Bianco, già preside di Facoltà, hanno prodotto una conoscenza botanica e chimica inconsapevole presso i contadini, ma con precise basi scientifiche. Di qui la riscoperta della fava novella e del suo baccello per nuove declinazioni alimentari che già nell’800 si sospettava sarebbero prima o poi esplose. C’è insomma la ricerca di un vantaggio competitivo nell’alimentazione di domani e non solo. Vero interesse c’è stato poi per il finocchio marino, la cui capacità di resistere ad ambienti estremi e salmastri come i litorali fa immaginare gusto ed applicazioni impreviste. O per capperi dalla colorazione rossa e verde, coltivati anche per scopi ornamentali. Per Luigi Trotta, dirigente del servizio agricoltura della Regione Puglia “le risorse del piano di sviluppo rurale hanno consentito di salvare non solo le varietà, ma anche le identità e il patrimonio di conoscenze accumulato nel corso dei secoli”. I genomi delle varietà orticole salvate sono ormai al sicuro anche se si cerca e si coltiva ancora, ma l’obiettivo dice Trotta “è con i prossimi bandi che si deve valorizzare il patrimonio genetico orticolo salvato”. C’è la ricerca di una nuova imprenditorialità nei progetti finanziati dalla Regione Puglia e dall’Unione Europea.




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