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Regione Puglia, riviste le tariffe per acqua minerale e termale: le aziende preoccupate Per la produzione si quintuplica. La necessità di non far pagare (quasi) solo per un buco fatto nel terreno e, al contrario, duecento posti di lavoro a rischio

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Non più, solo, la superficie. Anche estrazione e altro. Perla produzione, la tassa si quintuplica: passa da 0,50 euro a 2,50 per mille litri di acqua. La Regione Puglia ha rivisto il costo per lo sfruttamento della risorsa acqua ai fini della produzione di minerale e per fini termali. Prima bastava fare (teoricamente) un buco e da lì, tirare fuori tutta l’acqua che si voleva. E si pagava quasi solo per il buco. Adesso, la giunta regionale della Puglia, con un provvedimento che dovrà andare al vaglio del consiglio regionale, ha rivisto le tariffe che dovranno essere corrisposte dagli imprenditori. Gli imprenditori esprimono forti preoccupazioni perché, ad esempio, rischiano (dal loro punto di vista) la loro sopravvivenza aziende come Acquamata, Terme di Torre Canne, della Daunia, di Santa Cesarea e altre due realtà termali in realizzazione, fra cui una nel brindisino. Tutto ciò, con circa duecento posti di lavoro a rischio. Troppo, l’aumento? Ma, sottolinea da anni Legambiente, con una campagna di livello nazionale, troppo poco, far pagare solo la superficie di un buco fatto nel terreno, o poco più.




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