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Se nei Sassi di Matera non c’è più il sentimento del tempo L'articolo premonitore di nove anni fa

matera

Di Nino Sangerardi:

Evitate di finire come Venezia.Me lo hanno detto le tante personalità della cultura che ho incontrato in questi giorni a Matera. Abbiamo tante potenzialità per far bene. Nel periodo estivo non ho fatto un giorno di ferie, e ho avuto modo di verificare passeggiando nel centro storico che si assiste solo a una grande mangiatoia. La Matera che vediamo soprattutto di notte è legata a una attività commensale(ristoranti, pub,friggitorie,gelaterie,paninerie,etc,ndr) senza ritorno che alla lunga darà poco alla città”. Parole dell’avv.Raffaello De Ruggieri sindaco della Città dei Sassi designata Capitale europea della cultura 2019—eletto nel 2015– scandite ieri durante la conferenza stampa di presentazione della “Notte bianca-white street 27 agosto2016”. Il 30 luglio 2007 scrissi un articolo sui Sassi materani,forse premonitore e comunque attuale visto il peggioramento socio-consumistico in itinere,rilevato dallo stesso primo cittadino. Ecco il breve viaggio dentro il Sasso caveoso e quello barisano.

Quale percezione, sentimento del tempo, della storia urbana e antropologica emana la città dei Sassi( nonché “patrimonio dell’Umanità”: afferma in una brochure l’Azienda di promozione turistica Basilicata) nell’anno 2007? Con l’amica Angela—che come parecchi materani dabbene ha deciso di vivere nel Sasso Caveoso grazie all’entusiasmo culturale e al dibattito politico e sociologico fiorito nel quindicennio 1960-1975(Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti,Friedmann della Fondazione Fulbrigt e Adriano Olivetti, Maura de Bernart e gli studi e gli scritti di Guido Dorso e Rossi Doria e Carlo Levi e Rocco Scotellaro e Tommaso Fiore, Pier Luigi Cervellati e l’architetto Ludovico Quaroni che a proposito del borgo La Martella( da lui progettato), dove furono trasferiti quote di abitanti dei Sassi( che De Gasperi chiamò “ vergognose tane”, mentre Togliatti definì “ vergogna nazionale”) raccontano che nel 1989, allorchè il Borgo era diventato ormai un quartiere-dormitorio, Quaroni “… poco prima di morire, vedendolo, abbia pianto: al tempo l’architetto aveva fatto discutere con i contadini i Piani di trasferimento, aveva partecipato in prima persona alle assemblee dei nuclei insediatisi dai Sassi. Ciò che si trova oggi di fronte è un ammasso di casette basse… e se dunque è vero che la fine dell’esperimento materano non segnò una rottura definitiva, appare pur vero che ebbe termine una modalità particolare di incontro diretto tra miseri e politici, tra miseri e intellettuali, che ne aveva costituito forse l’apporto più prezioso”— facciamo quattro passi, alle ore 12,00 del 30 luglio 2007. Passeggiata breve ma interessante che ci porta a camminare in via Bruno Buozzi, arteria importante dei Sassi. L’inizio della strada( quindi l’ingresso al patrimonio dell’Unesco) è in asfalto calpestato da automezzi; e subito si nota un ristorante. Dopo pochi metri ci si trova sopra il basolato che tappezza la via e sulla destra si vede prima un pub( realizzato nella profonda grotta: e le dovute vie di fuga? Sicuramente ci saranno, poiché vi hanno transitato attori attrici e comparse del film The Passion), a seguire un bar che occupa il marciapiede con piante e tavoli e sedie in legno; quindi un negozio di vestiti e costumi di strana fattezza e stile; e di fronte, al di là della carreggiata, c’è un altro ristorante. Ricapitolando: nel volgere di 40 metri ci sono quattro esercizi commerciali. Proseguiamo più o meno basiti e sulla sinistra, a ridosso di una casa diroccata e di un muro in fase di costruzione, si ammirano cinque automobili in sosta. Altre numerose macchine di piccola e grossa cilindrata sono parcheggiate, oltre una striscia bianca, nei pressi di slarghi e, si presume, spazi per i pedoni; due cani randagi si precipitano nei dintorni di una fontana pubblica mal presidiata e non pulita; notevole la presenza di immondizia lungo i vicoli e le scalinate; inconcepibile che muri e gradoni e facciate di palazzi sono brutalmente manomessi dai soliti ignoti che scrivono frasi psichicamente sconnesse, geroglifici manicomiali: perché viene consentita siffatta inciviltà che soprattutto danneggia il contesto urbano e la vivibilità dei Sassi? Abbastanza delusi da quanto visto ci inoltriamo lungo una scalinata—qui e là hotel, ristoranti, bar, pizzerie, bad and breakfast, grotte piene di chincaglierie per turisti,caverne e balconi pericolanti e transennati, superfetazioni urbanistiche, inferriate antiladri alle finestre, guide turistiche petulanti che vogliono per forza parlarti di Matera e del Sasso Caveoso e di quello Barisano:” ma guardi che noi sappiamo abbastanza dei Sassi. Lei ci vive da parecchi anni!”, ma la guida turistica, torva,insiste fino a che non accalappia due tedeschi spaesati con la faccia congestionata dal sole; case e palazzi pitturati in un modo che non rientra, probabilmente, in un Piano del Colore: perciò fuori da ogni logica di paesaggio urbano—e alla fine sbuchiamo in Piazza del Sedile. Nel libro “ Matera” di Cosimo Damiano Fonseca, Rosalba Demetrio e Grazia Guadagno, di Piazza Sedile si apprende: “ Punto nodale della riqualificazione urbana cinquecentesca si può ritenere senz’altro la piazza Maggiore, detta del Sedile. Già espressione di consolidate funzioni economico-produttive e religiose, a partire dal XVI secolo, come si evince dagli atti notarili, la piazza assunse anche quelle di centro politico- amministrativo e giudiziario, avendo accolto l’edificio delle carceri con la sede del governatore e, dal 1575, il Sedile, cioè il nuovo palazzo municipale dell’Università. La facciata dell’edificio cinquecentesco fu rimaneggiata nel 1759”. Bene, entriamo in Piazza Sedile e ci si imbatte in questo quadro sghimbescio che rende perplessi: un bar-focacceria con sedie e ombrelloni sopra le lastre di pietra della piazza, un bar-gelateria con sedie e ombrelloni sopra le lastre di pietra della piazza, un bar con sedie e ombrelloni sopra le lastre di pietra della piazza, un panificio, un minimarket, una salumeria. Ci si chiede: com’è possibile trasformare una piazza ( già platea rerum venalium alla fine del Trecento) stracarica di storia in un mangia-bevi-fritti misti senza fine? Intontiti dagli odori pesanti di pizzerie ristoranti e rosticcerie c’inoltriamo in via delle Beccherie( detta degli Scarpari), che dalla metà del XVI secolo costituì un fondamentale asse urbano caratterizzato dalla presenza di attività commerciali; il suo ruolo venne ridimensionato agli inizi dell’Ottocento con il definirsi del comparto Umbertino di via del Corso. Anche qui un bar, una parrucchiera,tre ristoranti-pizzerie e, purtroppo, i bene informati bisbigliano che l’Ufficio Sassi avrebbe dato il permesso per l’apertura dell’ennesima pizzeria-rosticceria. Pertanto occorrerebbe modificare la toponomastica: non più via delle Beccherie( va ricordato che Luchino Visconti nel 1960 ha scattato una fotografia significativa: “ … un macello di carne equina in via delle Beccherie”) bensì la scintillante via delle Pizzerie. Suona, all’orecchio,pure postmoderno e pimpante. Sono parecchie le Leggi dello Stato che hanno avuto per oggetto i Sassi di Matera. Si comincia con la Legge n. 619 del 17 maggio 1952 “ Risanamento dei rioni Sassi nell’abitato del Comune di Matera” che stanzia lire 4.500.000.000 milioni per la costruzione di nuovi alloggi; lire 700.000.000 milioni per le espropriazioni: la Legge è firmata da Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi, Pella, Scelba, Amintore Fanfani. C’è la numero 126 del 28 febbraio 1967 “ Provvedimenti per completare il risanamento dei rioni Sassi di Matera e per la loro tutela storico-artistica”; e autorizza la spesa di lire 5.300 milioni. La Legge n. 1043 del 29 novembre 1971 con cui si dispone il finanziamento di lire 3.5000 milioni per “ le opere e i lavori previsti dal Piano o dai Piani particolareggiati e diretti alla riutilizzazione degli immobili dello Stato; per il trasferimento in nuova sede di quelle parti di rioni Sassi i cui ambienti sono dichiarati inabitabili; per gli oneri relativi alla progettazione e direzione artistica dei lavori previsti dal Piano o dai Piani particolareggiati”. La Legge n. 771 dell’11 novembre 1986 che ha per titolo: “ Conservazione e recupero dei rioni Sassi di Matera. Ecologia.”. E l’articolo n.1 con parole chiare prescrive: “ Finalità: la conservazione ed il recupero architettonico, urbanistico, ambientale ed economico dei Rioni Sassi di Matera e la salvaguardia del prospiciente altipiano murgico sono di preminente interesse nazionale”. All’articolo n. 5 “ Finanziamento” si legge: “ Per l’attuazione dei programmi biennali per gli anni 1986-1989 è assegnato al Comune di Matera un contributo di 100 miliardi di lire, di cui 20 miliardi per ciascuno degli anni 1986 e 1987 e 30 miliardi per ciascuno degli anni 1988 e 1989.”. Per l’esecuzione della sopradetta Legge il Comune di Matera viene autorizzato ad assumere: 2 architetti, 2 ingegneri, 4 geometri, 4 geometri disegnatori,1 consulente legale, un segretario; successivamente è stato costituito un ufficio comunale denominato “ Ufficio Sassi” per la “ … programmazione e gestione del processo di recupero”. Chi firma la Legge sui rioni Sassi? Il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Bettino Craxi( presidente del Consiglio dei Ministri), Virginio Rognoni( Ministro di Grazia e Giustizia). Dunque, quanti soldi lo Stato( e l’ Unione Europea e la Regione Basilicata) ha finanziato e investito per il recupero e la valorizzazione del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano? Non si sa. Un rendiconto generale ed esaustivo potrebbe farlo l’assessore ai Sassi e al Turismo, ingegner Francesco Saverio Acito, insieme all’avv. Senatore sindaco Emilio Nicola Buccico il quale ultimamente ha scritto: “… una Matera aperta ed orgogliosa che desidera amplificare in tutte le molteplici occasioni e opportunità i valori dell’accoglienza e dell’ospitalità e che è orientata oggi a rafforzare nei suoi cittadini quel senso di identità e di appartenenza, linfa e motore della promozione, del posizionamento e dell’immagine della città intenazionale che vogliamo e che desideriamo presto candidare a Capitale Europea della Cultura”. Ecco, un elenco di quanto ( e come) denaro pubblico è stato consumato dal 1986 ad oggi per la valorizzazione dei Sassi( “ … di preminente interesse nazionale”) da fornire tramite una pubblica conferenza nel Palasport comunale o sulla Terrazza di Palazzo Lanfranchi o stampando un opuscolo da distribuire gratis al cittadino, a cui sicuramente interessa conoscere l’uso dei denari pubblici. Un compito burocratico non molto impegnativo se si tiene conto di quanto predisposto dal comma n.4 dell’articolo n.3 della Legge n.771/1986: “ Le relazioni sullo stato di attuazione dei programmi biennali sono trasmesse dal Comune di Matera alle competenti Commissioni parlamentari”. Sfogliando alcuni documenti abbiamo potuto constatare che in merito al Primo e al Secondo Piano Biennale( alla data del 27 giugno 2002) sono stati erogati circa 12 milioni di euro; e ne hanno beneficiato 627 abitanti per residenza, commercio, servizi, artigianato, depositi sia di proprietà che in subconcessione. Per quanto riguarda il sentimento del tempo( che permette al viaggiatore– ma anche al turista che ha voglia di conoscenza non solo consumistica—di scoprire le epoche, la storia umana architettonica , antropologica e religiosa stratificata di un Paese, di una città, di un borgo: fate una gita a Gubbio o a Lucca o a Vienna o a Guardia Perticara o a Conversano o a Berlino o a Praga o a Curitiba( Brasile) e vi accorgerete di essere dentro il tempo , la memoria costruita e preservata con cura e intelligenza da chi abita,vive il Paese, la città, il borgo) si possono fare diversi esempi accaduti nella città dei Sassi. Un esempio lo propone un libro, ormai introvabile. E’ quello a cura di Teresa Megale “ Visconti in Basilicata”( Editore Marsilio). Un Luchino Visconti inedito, sconosciuto, dimenticato. La scoperta di un sopralluogo realizzato in Lucania dal grande Maestro del cinema del Novecento prima di girare il film “ Rocco e suoi Fratelli”. In compagnia dei suoi più fidati collaboratori il regista si aggira tra paesaggi lunari, strade antiche, e volti arcaici. Siamo a fine Anni Sessanta e il libro consta di un’ampia selezione di fotografie che raccontano di un viaggio di studio, alla ricerca di tracce di una cultura antica e remota, da trasporre poi in sceneggiatura e quindi film. Scrive Teresa Megale: “ Le fotografie scattate in Basilicata rivelano un approccio inedito dell’aristocratico regista milanese nei confronti del Meridione. Se la Villa La Colombaia di Forio nell’Isola d’Ischia, affacciata sulla baia di San Montano, rappresentava per Visconti i luoghi dell’incanto mediterraneo, quello stesso incanto all’ombra del quale ha scelto per sempre di riposare, il tour in Basilicata costituiva l’altra faccia del Sud, il luogo dell’incontro con la civiltà contadina , misera e dignitosa, descritta minuziosamente nelle pagine di Levi e di Scotellaro, fermata nelle raffinate immagini di Cartier –Bresson, terra dalla quale provenivano le foltissime comunità di lucani travasate a Milano lungo tutto il corso degli Anni Cinquanta, oltre che terra d’origine di Gerardo Guerrieri, suo amico e sodale. Catturare in Basilicata immagini, fisionomie, contesti fisici, gesti, ambientazioni significava impadronirsi di identità sconosciute. Visconti si sottopose consapevolmente ad un rovesciamento delle posizioni: da cittadino milanese osservato dai migranti come possibile modello alternativo si mutò in osservatore attivo del mondo che quegli stessi migranti aveva generato.”. E la Città dei Sassi che c’entra? Visconti visitò Matera, in modo accurato il Sasso Caveoso, camminando nel denso intrico di vicinati, lamioni, case a corte per meglio osservare e capire la vita di relazione che vi si svolgeva. E le fotografie pubblicate, in bianconero, nel libro dicono che scoprì la facciata della Chiesa di San Pietro Caveoso; si soffermò sulla Rupe di Monterrone che domina l’intero Sasso e vi girò intorno fino a mettere in risalto anfratti non immediatamente visibili. Penetrò dentro il Sasso Barisano percorrendo la lunga e larga via Bruno Buozzi, senza tralasciare gli scorci suggestivi del Sasso Caveoso proposti al suo sguardo dal percorso e senza trascurare l’interno delle case. Per Visconti e la sua troupe, il viaggio-sopralluogo proseguì con una ricognizione del centro di Matera, attraverso via delle Beccherie, passando per piazza Vittorio Veneto, videro il Palazzo di Governo, poi la chiesa di San Rocco; sostarono dinanzi alla chiesa rupestre detta “ della Scordata”, in via Santo Stefano, infine dinanzi all’arco del “ Ponticello”. “ Guardando—afferma Teresa Megale—oggi queste magnifiche fotografie noi non vediamo soltanto quei paesi della Basilicata che Visconti e i suoi collaboratori visitarono alla fine degli Anni Cinquanta; non vediamo soltanto il paese natale di Rocco e dei suoi fratelli. Vediamo soprattutto quello che vi vedeva Visconti e, in ultima analisi, vediamo perché Rocco e i suoi fratelli sono nati lì”. Per quale ragione oggi in via Bruno Buozzi e nei Sassi non è più possibile vivere— almeno per pochi attimi—il sentimento del tempo ( vissuto e descritto da Levi, Scotellaro, Cartier- Bresson, Visconti, Pasolini, eccetera), ormai emarginato e schiacciato dal caravanserraglio turistico e mangereccio?

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