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L’Ilva chiede un risarcimento di 150mila euro a giornalista, direttore ed editore della Gazzetta del Mezzogiorno Sindacato: è l'ultima frontiera dell'intimidazione

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Di seguito, quanto pubblicato da fnsi.it:
È l’ultima frontiera delle intimidazioni ai cronisti: chiedere 150mila euro di risarcimento danni per aver pubblicato un atto non coperto da segreto istruttorio. Mentre il processo “Ambiente svenduto”, chiamato a far luce sul presunto disastro ambientale provocato dall’attività dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, stenta a decollare, la società Riva Forni Elettrici e i tre fratelli Riva hanno deciso di citare in giudizio giornalista, direttore ed editore della Gazzetta del Mezzogiorno, “rei” di aver pubblicato l’istanza di patteggiamento in cui Claudio Riva, amministratore della società, sottoscrive la dichiarazione di riconoscimento del teorema accusatorio della Procura.

La vicenda arriva oggi, non a caso: tra i capi di imputazione del processo figura anche il condizionamento dei mass media «al fine di ridimensionare problematiche anche gravi in materia ambientale, ovvero al fine di consentire allo stabilimento la prosecuzione dell’attività produttiva senza il rispetto, anzi in totale violazione e spregio, della normativa vigente», come recita il decreto che ha disposto il giudizio dei 45 imputati.

«Il caso – commentano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, e Bepi Martellotta, presidente dell’Assostampa Puglia – è l’ennesima dimostrazione dell’urgenza di risolvere in tempi brevi il problema delle querele-bavaglio, con l’introduzione di una norma di legge che sanzioni ogni tentativo di lesione della libertà di espressione e del diritto di cronaca, essenziali per garantire ai cittadini il diritto di essere informati».

Il sindacato dei giornalisti, che segue la vicenda dall’estate del 2012, quando la fabbrica fu sequestrata e proprietari e dirigenti vennero arrestati, e che da allora chiede sia fatta massima chiarezza su quanto emerso dalle intercettazioni compiute durante le indagini, invita i colleghi a continuare seguire il processo in tutte le fasi, respingendo ogni tentativo di intimidazione o bavaglio, visto che si tratta di una vicenda che riguarda la più grande acciaieria d’Europa e la salute di decine di migliaia di persone.




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