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Crispiano: reperti archeologici, scavi Gravina del Vallone

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Di seguito un comunicato diffuso dal Comune di Crispiano:

Nel maggio del 2016, durante i lavori di riqualificazione della Gravina del Vallone a Crispiano (TA), sono state individuate diverse evidenze d’interesse archeologico costituite da tagli scavati nel banco roccioso. A seguito dei rinvenimenti, effettuati nel corso della sorveglianza archeologica continuativa, si è deciso di approfondire l’indagine mediante un saggio archeologico svolto sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Puglia per le province di Lecce, Brindisi e Taranto e condotto sul campo dagli archeologi della società DEKA.

I tagli  individuati, coperti direttamente dallo strato di terreno di superficie ed in qualche punto gli uni sovrapposti agli altri, sembrano essere distinguibili in tre tipologie, di ognuna delle quali è stato indagato archeologicamente un significativo campione di esemplari.

La prima tipologia di tagli è costituita da una serie di fosse rettangolari, disposte ad intervalli regolari e con orientamento uniforme, analoghe ad altre rinvenute in diverse aree del territorio tarantino e interpretate come fosse per  impianti agricoli, probabilmente per vigneto.  Gli scarsi frammenti ceramici rinvenuti negli strati di riempimento consentono di datare tutto il sistema di fosse rettangolari al IV – III secolo a.C.; alcune fosse rettangolari con orientamento diverso si sovrappongono a quelle già descritte e sono pertinenti verosimilmente ad una fase di coltivazione poco più recente.

La seconda tipologia di tagli è costituita da una serie di buche circolari, in alcuni casi intercettate dalle fosse rettangolari, disposte su due allineamenti paralleli orientati grosso modo in senso est-ovest, che proseguono oltre l’area di scavo. Dell’allineamento disposto più a sud sono state evidenziate tre buche, di cui due più profonde delle altre e caratterizzate da una inzeppatura semicircolare in terreno argilloso, che sembra indicarne la funzione di alloggiamenti per elementi lignei con funzione portante, destinati a sorreggere una copertura. Una prima ipotesi interpretativa, che necessita di ulteriori conferme, suggerisce che questo “sistema” di buche indichi la presenza di una capanna, posta sul ciglio della gravina e inquadrabile orientativamente tra l’età del Ferro e quella arcaica (IX/VII – VI a.C.), come attestano i frammenti di ceramica ad impasto rinvenuti negli strati di riempimento delle buche.

La terza tipologia di tagli è costituita da buche di forma circolare più piccole delle precedenti, disposte tra le due file parallele di buche di dimensioni maggiori; anche in questo caso si tratta di  buche di palo, coeve a quelle di maggiori dimensioni, ma il differente orientamento potrebbe forse indicare che siano state in uso in momenti e/o per funzioni diverse.

L’intervento di scavo, reso possibile grazie alla sinergia tra il Comune di Crispiano e la Soprintendenza, conferma la frequentazione e lo sfruttamento in diverse fasi storiche dell’area del Vallone, già noto per  la presenza di un insediamento rupestre di origine medievale. Gli esiti del saggio archeologico, inoltre, rappresentano un esempio di buone prassi in merito all’applicazione della normativa prevista per le opere pubbliche dal Codice degli appalti, che attribuisce all’ente appaltante (in questo caso il Comune di Crispiano) gli oneri per le indagini archeologiche preventive finalizzate a ridurre al minimo gli impatti sul patrimonio culturale ancora conservato nel sottosuolo. Al momento l’amministrazione comunale, d’intesa con la Soprintendenza, sta valutando anche le ipotesi per una valorizzazione dell’area con l’obiettivo di renderla fruibile per tutta la comunità.




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