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Martina Franca: gli 800 indiani invitati al matrimonio, “nessuna richiesta è arrivata” Smentita ufficiale dell'assessore comunale al Turismo dopo la denuncia del responsabile locale del club Forza Silvio. Due versioni opposte per lo stesso fatto, chi la dice giusta?

palazzo ducale

Dopo la denuncia del responsabile del club Forza Silvio di Martina Franca, ecco la smentita dell’assessore al Turismo. Pasquale Lasorsa, vicesindaco di Martina Franca, interviene (come avevamo chiesto da qui: con un documento ufficiale) per dire che al Comune di Martina Franca non è giunta alcuna richiesta per lo svolgimento di una giornata di shopping, da parte degli 800 invitati al matrimonio della terzogenita di un magnate dell’industria indiana. Di seguito il comunicato diffuso dall’amministrazione comunale di Martina Franca. Adesso ci sono due versioni opposte dello stesso fatto. Chi dica la verità, sarà la questione da approfondire:

“Su alcune testate giornalistiche è apparsa la notizia del diniego da parte dell’Amministrazione comunale all’arrivo nella nostra città degli 800 invitati al matrimonio della secondogenita del magnate indiano che si svolgerà nelle prossime settimane nella zona di Torre Canne e Savelletri.

A tal proposito l’Assessore al Turismo, Pasquale Lasorsa, intende precisare che si tratta di una “falsa informazione, una vera e propria bufala montata ad arte per animare il dibattito estivo. Non c’è stata alcuna richiesta formale al Comune di Martina che avrebbe ovviamente favorito l’iniziativa come già accaduto nei mesi scorsi  – continua Lasorsa -. Al contrario, questa Amministrazione, in diverse occasioni, non ultima quella del matrimonio che ha visto tra gli ospiti lo stilista Armani, ha offerto alle strutture ricettive del territorio la propria disponibilità ad accogliere a Martina Franca sposi e ospiti approntando, quando necessario, appositi servizi di accoglienza con le nostre guide e con il nostro personale di vigilanza. In realtà, stiamo puntando molto sul wedding e sui servizi legati al matrimonio: a Palazzo Ducale, quasi ogni giorno, si celebrano riti nuziali di turisti, spesso stranieri, che ritornano nella nostra città per celebrare la propria unione. Al contempo esprimo un forte rincrescimento per certa stampa che alimenta false notizie senza prima verificarle in alcun modo gettando ombra su una estate che, secondo le prime stime,  per Martina procede a gonfie vele grazie alle bellezze storico paesaggistiche della nostra terra e al costante lavoro dell’amministrazione e di tutti coloro che lavorano per l’organizzazione delle tantissime iniziative che rendono sempre più richiesto il soggiorno in città passato in due soli anni da 2, 5 a 3 giorni”.

L’assessore non si è limitato a smentire le affermazioni dell’esponente politico. Si è prodotto in giudizi. Esprime rincrescimento, pure. Allora: si tratta dello stesso assessore (alla Viabilità) pizzicato a parcheggiare in mezzo alla strada; si tratta dello stesso assessore un cui collaboratore è stato pizzicato ad affiggere manifesti (abusivi) su un palo della luce; si tratta dello stesso assessore che figura contemporaneamente assente e relatore alle riunioni di giunta (come dire: delle cose false, che non è elegante chiamare bufale e non lo faremo, lui è protagonista principale in atti ufficiali del Comune). Di questo l’assessore è fiero o esprime rincrescimento?

Cioè, se c’è uno che (si ritiene da qui) proprio dovrebbe pensarci bene, prima di esprimere rincrescimento per quello che fanno gli altri, è lui, Pasquale Lasorsa, considerato ciò che ha fatto lui da amministratore pubblico. Documentato con foto e atti ufficiali, e pubblicato in questo giornale telematico.

Tutto ciò, in attesa di constatare la veridicità di quello che ha detto nel documento in carta intestata (e quante sollecitazioni sono state necessarie, da qui, perché arrivasse una risposta comunale alle affermazioni del responsabile del club Forza Silvio) a proposito della vicenda degli indiani. Perché quella dell’assessore è pur sempre una versione, per ora. Ecco: l’assessore poteva limitarsi a dire che l’altrui versione non era veritiera. Ha fatto un’altra scelta, legittimamente. E ora se ne tenga le legittime conseguenze.

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