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Ilva di Taranto: oggi al via la trattativa sindacale con gli acquirenti, Fiom-Fim-Uilm “insieme per riprenderci il nostro futuro”. Manifestazione Usb a Roma Labriola: l'assessore Mazzarano ha idee molto confuse, si schieri con la città

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Nella notte, sono partiti in trecento alla volta di Roma. Usb, unione sindacale di base, a margine dell’avvio della trattativa al ministero dello Sviluppo economico, organizza la manifestazione. La trattativa con gli acquirenti Ilva, da parte sindacale, prende il via oggi con non poche perplessità. A partire dalla prospettiva di quattromila persone circa, in cassa integrazione.

Di seguito un comunicato diffuso dalle rappresentanze sindacali unitarie Fiom-Fim-Uilm e a seguire, il comunicato della parlamentare Vincenza Labriola:

In queste settimane, durante le assemblee organizzate da Fim, Fiom e Uilm con i lavoratori, sono emerse, oltre alle preoccupazioni rispetto al proprio futuro lavorativo, ambientale e sanitario, proposte utili a praticare un’unità, prima di tutto, di intenti dentro un percorso sindacale unitario necessario a raggiungere gli obiettivi condivisi. Dal 20 luglio entreremo nel vivo della trattativa sindacale con AM INVESTCO e, quanto emerso in questi mesi, non lascia presagire scenari positivi per i lavoratori e per i cittadini. Ad oggi nessuno conosce nello specifico né il piano industriale né quello ambientale, il quale ha subito ulteriori modifiche attraverso il decreto di aggiudicazione del gruppo Ilva del 5 giugno scorso. È evidente che questa complicatissima vertenza possiamo vincerla soltanto se riusciamo ad andare oltre i cancelli dell’Ilva, costruendo una piattaforma rivendicativa capace di mettere al centro la questione ambientale, sanitaria ed occupazionale, costituendo anche a Taranto il cosiddetto “fronte popolare” tra mondo del lavoro e cittadinanza sulla scorta dell’esperienza già vissuta e comunicataci dal Vescovo Mons. Santoro. Fim, Fiom e Uilm, in linea con quanto emerso dagli interventi dei lavoratori durante le assemblee, hanno pertanto predisposto una piattaforma rivendicativa necessaria a rafforzare il percorso unitario già intrapreso dalle organizzazioni sindacali che dovranno gestire la difficile fase di trattativa con Am INVESTCO. Le criticità emerse riguardano i seguenti aspetti: 1. Piano Ambientale. Il 13 novembre 2016 i tre esperti, nominati dal ministero dell’ambiente, hanno espresso il parere favorevole sui due piani ambientali presentati dalle due cordate in corsa per l’ aggiudicazione di Ilva. Durante il primo incontro al Mise, subito dopo l’aggiudicazione del gruppo Ilva ad Am Investco, abbiamo appreso che la copertura dei parchi minerali è prevista entro il 23 agosto del 2023, termine che bisogna rendere quanto più breve possibile anticipando tale data. 2. Piano Industriale. Il futuro della siderurgia italiana passa dalla necessità di innovare il processo produttivo attuale. Bisogna invertire la rotta favorendo il cambiamento attraverso un piano di investimenti certi nel breve periodo. Inoltre, bisogna avviare, sin da subito una campagna di manutenzione straordinaria degli impianti e investimenti sui tubifci, che negli anni addietro sono stati il core business di Ilva, fermi da almeno 3 anni per scelte sbagliate della gestione commissariale. 3. Piano Occupazionale. Il piano occupazionale deve necessariamente stabilire un punto imprescindibile per garantire il prosieguo della trattativa: nessun licenziamento, dato che la città ed il territorio tarantino hanno già pagato negli anni a caro prezzo la presenza della fabbrica, e pagare anche il conto della perdita di posti di lavoro non sarebbe tollerabile. In tutto questo non trascuriamo le migliaia di lavoratori delle ditte di appalto e indotto che vivono con ancora più drammaticità la vertenza Ilva dal suo inizio. 4. Emergenza Amianto. La situazione all’interno dello stabilimento siderurgico é di assoluta emergenza e va affrontata con una certa celerità, pianificando un piano di smaltimento amianto e allontanando i lavoratori dalle fonti di rischio, stanziando delle risorse finanziare per estendere i benefici di amianto da esposizione ambientale. Ricordiamo che l’amianto è ancora presente in stabilimento con quantitativi che superano oltre le 4000 tonnellate, così come da mappatura della struttura commissariale. 5. Bonifiche. Il governo deve stabilire come intende utilizzare quelle risorse di 1 miliardo e 100 milioni di euro, provenienti dal patteggiamento con i Riva, chiarendo esattamente cosa intende per bonifiche e stabilendo da subito un cronoprogramma con tempi e investimenti su progetti fattibili che possano essere noti alla cittadinanza ed ai lavoratori, puntando ad eliminare il danno sanitario ai lavoratori ed ai cittadini tutti. Il nostro compito deve essere quello di arrivare ad una sintesi che finalmente possa vedere insieme chi rivendica il diritto alla salute con chi rivendica anche il diritto al lavoro. Nei prossimi giorni saremo nelle piazze di Taranto a presentare la nostra piattaforma rivendicativa. Fim, Fiom e Uilm, inoltre, proclamano per mercoledì 19 luglio (il giorno prima dell’incontro al Mise) uno sciopero – ultime 4 ore del primo e del secondo turno – per chiarire sin da subito che se Am Investco non cambierà atteggiamento, rispetto a quanto previsto dal piano industriale e ambientale, saremo pronti a difendere il nostro futuro: quello di lavoratori e cittadini. Nella data del 20 luglio 2017 una nostra delegazione provvederà a consegnare la piattaforma nelle mani del Prefetto ed il 26 luglio 2017 è indetto un Consiglio di fabbrica aperto a tutte le Istituzioni (sindaco di Taranto, sindaci dei Comuni della provincia, presidente della Provincia, presidente della Regione Puglia, parlamentari ionici) per presentare loro le nostre rivendicazioni e costituire un legame e una forte unità di intenti tra lavoratori e cittadinanza.

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“Una vendita per solo profitto. La cessione dell’Ilva ad Acelor Mittal, sbandierata ai quattro venti da Palazzo Chigi come la scelta giusta per Taranto, è l’ennesima presa in giro rivolta ai lavoratori, oggi in sciopero, alla città e a tutta la comunità, il frutto amaro di un commissariamento nefasto, che ha visto lo Stato perdere tempo e occasioni, ad escludere a priori una riconversine ambientalmente compatibile dell’economia cittadina. Ad aggiungere preoccupazione a questa realtà, assai drammatica, c’è la lettura dei fatti, non proprio lucida, del neo assessore allo Sviluppo economico Michele Mazzarano, che preme sul pedale di una decarbonizzazione purtroppo inattuabile, in primis per i costi del progetto. Invito l’esponente tarantino del governo regionale a studiare nel dettaglio la vicenda Ilva, e a guardare la realtà in faccia. I tanti decreti Ilva, così come il DL Mezzogiorno, non hanno sciolto e non scioglieranno i nodi che si chiamano nell’ordine: produzione, occupazione, ambiente e salute. Entro due anni oltre 4 mila lavoratori saranno licenziati, senza che per loro siano individuate nel frattempo soluzioni alternative, continueremo ad aspettare un piano ambientale serio, ci si ammalerà ancora per l’aria malsana, e la produzione non soddisferà le esigenze aziendali: un disastro su tutta la linea”, lo dice l’onorevole Vincenza Labriola di Forza Italia, esponente della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.
“Prima di appiattirsi sulle tesi di Emiliano, Mazzarano ascolti i tarantini, che di Ilva continuano ad ammalarsi e a morire e pretenda di conoscere i dettagli della cessione, sino ad oggi celati dalle parti – prosegue Labriola –. Le chiacchiere di Roma e di Bari stanno a zero. Le risorse per il risanamento e le bonifiche ambientali non sono sufficienti, non basterà di certo quanto patteggiato con i Riva per mettere mano ad un problema di tali dimensioni. Il piano di tutela e ambientale previsto dal DL Mezzogiorno rimarrà in gran parte sulla carta, così come il piano sanitario regionale non porterà a Taranto le strutture di indagine e di cura necessarie”.




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