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Ilva e Sangalli Vetro, le vertenze di Taranto e Manfredonia al ministero dello Sviluppo economico Di Maio incontra sindacalisti, sindaco del capoluogo ionico, Arcelor Mittal e associazioni

ministero sviluppo economico

Oggi il giudice si pronuncia sulla Manfredonia vetro, terza e ultima società della Sangalli. Oggi è pure l’ultimo giorno possibile per la firma del rogito notarile da parte di Sisecam, azienda turca che vuole rilevare quella pugliese. Un colosso del settore, Sisecam, che però di fatto non ha un piano industriale. Ed è forte l’interessamento, per la Sangalli di Manfredonia, del fondo Elliott (quello che è sullo sfondo della vicenda economica del Milan, per intendersi). In queste ore cruciali per l’impresa che è sospesa fra preoccupazioni e prospettive, attenzione mostrata dal ministro Di Maio che già nei giorni scorsi ha tenuto incontri.

Ministro che da oggi si occupa dell’Ilva. Oggi gli incontri con gli esponenti sindacali e il sindaco di Taranto, poi Arcelor Mittal e, infine, associazioni, domani.

Di seguito un comunicato diffuso da Legambiente Taranto:

Il Ministro Di Maio ha deciso di istruire in prima persona il dossier Ilva, ascoltando le parti interessate. Sono convocati per questa settimana presso il Ministero delle Attività Produttive il Sindaco di Taranto, le associazioni ambientaliste locali, i rappresentanti della cordata vincente della procedura di vendita.
Il mondo ambientalista locale è in fermento, e da più parti si alzano voci che invitano ad avere una posizione comune e condivisa. Forse, anche per questa volta, una posizione unitaria non potrà raggiungersi, ma ci si può provare, almeno, partendo da posizioni che abbiano il dono del realismo e della valutazione di tutti gli interessi in campo.

Una prima considerazione condivisa potrebbe farsi sulla necessità che la eventuale prosecuzione dell’attività produttiva veda la città ed il quartiere Tamburi liberati per sempre dallo spolverio delle polveri provenienti dai parchi minerali, con la loro immediata e definitiva copertura, peraltro già appaltata, con tanto di inaugurazione della posa della prima pietra, ma i cui lavori non sembra stiano proseguendo alacremente come promesso.

Una seconda considerazione condivisa potrebbe essere quella di pretendere, sempre in caso di eventuale prosecuzione dell’attività produttiva che il rischio sanitario che si tenga conto della Valutazione del Danno Sanitario effettuata da Arpa ed Ares Puglia e dalla ASL di Taranto.

Una terza considerazione condivisa riguarda la sicurezza degli impianti e la necessità che si provveda al più presto a tutti gli investimenti necessari ad evitare che i lavoratori siano esposti a rischi per la propria salute e la propria incolumità.

Ulteriore elemento che certamente deve condividersi tra tutte le forze ambientaliste, e che dovrebbe anche essere una forte richiesta da parte del Comune di Taranto, quale Ente rappresentativo della cittadinanza ed in proprio, è la richiesta di risarcimento per i danni subiti a causa dell’inquinamento proveniente dallo stabilimento Ilva.

Il risarcimento della città di Taranto non è solo, come ritenuto da più parti, la mera conservazione dei posti di lavoro. Va garantito un risarcimento concreto alla città ed alla cittadinanza. E questo risarcimento va richiesto allo Stato, così come abbiamo provato a sostenere più volte. Per quanto riguarda i cittadini residenti al quartiere Tamburi, che non potranno in alcun modo ottenere ristoro dei danni subiti per la impossibilità di ottenere un risarcimento da parte di ILVA S.p.A. dopo l’ammissione alla procedura di Amministrazione Straordinaria, è quindi necessario che si preveda un indennizzo e tanto sarà possibile utilizzando una delle tante norme che sono state prodotte con i numerosi decreti “salva Ilva”, e che oggi potrebbe tornare utile.

Un indennizzo ai cittadini danneggiati potrebbe infatti garantirsi prevedendo un incremento degli importi resi disponibili nel D.L. 243/2016 per interventi alle famiglie in difficoltà economica dell’area di crisi industriale (Taranto, Statte, Massafra, Crispiano, Montemesola) attraverso la previsione di un contributo specificatamente destinato ai proprietari di immobili dei Tamburi per la riqualificazione del quartiere attraverso l’effettuazione di lavori di ristrutturazione delle facciate e degli impianti degli immobili.

“A tale scopo il D.L. 243/2016 andrebbe modificato nel punto 8.5. “Il programma della procedura di amministrazione straordinaria e’ altresi’ integrato con un piano relativo ad iniziative volte a garantire attivita’ di sostegno assistenziale e sociale per le famiglie disagiate nei Comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola” inserendo un particolare riferimento ad interventi di risanamento degli immobili del quartiere Tamburi di Taranto ed indicando una specifica dotazione finanziaria ad essi destinata. Con il medesimo intento potrebbe pensarsi a concedere facilitazioni alle società partecipate del Comune di Taranto, AMAT S.p.A. ed AMIU S.p.A., per l’ottenimento di finanziamenti pubblici a fondo perduto tesi alla riduzione dell’impatto inquinante del parco autoveicoli ed alla attivazione dei un programma per la raccolta differenziata dei rifiuti esteso a tutta la città” – dichiara l’avvocato Massimo Moretti di Legambiente Taranto – ”Il Parlamento, sulla questione Ilva è andato “in deroga” a numerose norme sia nazionali che sovranazionali. Tra le conseguenze di queste “deroghe” vi è quella di aver sfavorito il diritto risarcitorio della comunità jonica, drammaticamente colpita dagli effetti dell’inquinamento dello stabilimento Ilva. Le “deroghe” che Legambiente richiede per evitare che siano proprio i cittadini di Taranto, già afflitti da un eccesso di morti e malattie, a subire altre conseguenze negative servono a ristabilire un minimo di giustizia ed equità”.




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