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Agricoltura Puglia, legge km. 0: favorevoli e contrari Coldiretti: atto di responsabilità. Franzoso: condanna a restare piccoli

consiglio regionale

Di seguito un comunicato diffuso da Coldiretti Puglia e, a seguire, un comunicato diffuso da Francesca Franzoso, consigliera regionale della Puglia:

“L’approvazione definitiva in Consiglio regionale della cosiddetta legge sul KM0 con un solo astenuto – commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – è riuscita di fatto a raccogliere il consenso bipartisan sul delicato tema delle mense scolastiche, della sicurezza alimentare, della nutraceutica e della salute dei bambini e non solo. La legge presentata dal consigliere Colonna che abbiamo accompagnato e sostenuto in tutte le fasi, ha riservato una rinnovata attenzione a come si alimentano i ragazzi al di fuori delle mura domestiche è un preciso dovere degli enti locali che dovrebbero garantire l’assoluta sicurezza alimentare e l’utilizzo di prodotti tipici e tradizionali non solo per i pranzi somministrati agli alunni, ma anche per i brevi momenti di ristoro. L’obiettivo è anche quello di modificare abitudini di consumo sbagliate che si sono diffuse ovunque e formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’ agricoltura con i cibi consumati ogni giorno”.

Il provvedimento, già finanziato nel bilancio regionale, disciplina la complessità di azioni previste che intendono incentivare nuove forme di scambio – spiega Coldiretti Puglia – capaci di veicolare e promuovere le filiere corte limitando il numero degli intermediari, a partire da opportunità di incontro e da strumenti di cooperazione basati sul rapporto diretto tra chi produce e chi consuma e ha introdotto, inoltre, le modalità di concessione del marchio di filiera denominato «chilometro zero».

“E’ una risposta responsabile all’83 per cento dei genitori pugliesi – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – convinto che le mense pubbliche debbano offrire cibi più sani anche per educare le nuove generazioni alla sana e corretta alimentazione e tutelare la salute dei bambini. L’effetto nefasto di una cattiva alimentazione non è solo l’obesità perché il 35% dei tumori, secondo i dati della Lilt, si sviluppa a seguito di una alimentazione scorretta. Ciò dimostra l’importanza prioritaria di formare una vera e propria cultura della ‘buona e sana tavola’, educazione che deve partire necessariamente dall’età scolare per vivere meglio e più a lungo. I prodotti tradizionali e tipici rispondono all’esigenza di garantire sicurezza alimentare, tutela ambientale e salvaguardia della storia e del patrimonio di tradizioni del territorio”.

Un segno distintivo ed una garanzia certificata che rappresentano un riconoscimento formale – conclude Coldiretti Puglia – della provenienza e della qualità dei prodotti da utilizzare sia sui banchi alimentari che sui menù degli esercizi di ristorazione e nelle mense pubbliche.

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«Aiutare i piccoli produttori a diventare grandi, ad avere le carte in regola per vincere le sfide della concorrenza del mercato globale, approfittando di sbocchi commerciali più ampi per i prodotti. E non rinchiuderli, invece, nel mercato locale o “protetto” da agevolazioni e tutele pubbliche, tagliandoli fuori dalla regole della competizione ».
Queste, in sintesi, le motivazioni alla base del voto contrario, in aula, alla proposta di legge sulla diffusione dell’agricoltura a “chilometro zero”, da parte di Francesca Franzoso, consigliere regionale di Forza italia.

«La legge sul chilometro zero – dichiara Franzoso – rischia potenzialmente di essere un vulnus per le piccole aziende agricole, dal momento che le agevola si, ma fuori dalle regole del mercato. Interviene sugli appalti pubblici per l’affidamento dei servizi di ristorazione, prevedendo delle premialità per i prodotti a km zero, alterando di fatto i meccanismi della concorrenza. Ma soprattutto rischia di rendere ancora più vulnerabili le piccole aziende che, senza la protezione della “mano pubblica”, resterebbero fuori dai giochi». Fin qui i rilievi di tipo economico.

«Anche sotto il profilo ambientale – prosegue il consigliere – la convinzione che l’agricoltura a chilometro zero sia più “green” ha scarsa attendibilità scientifica. I chilometri percorsi dal produttore al consumatore non sono un indicatore dell’impatto ambientale. Questo perchè è la produzione, non il trasporto, il segmento che comporta un quantitativo maggiore di emissioni nella filiera agroalimentare. I piccoli produttori faticano a stare al passo in termini di investimenti tecnologici a basso impatto ambientale. Invece le grandi aziende sono più efficienti dal punto di vista energetico.

Per tutti questi motivi – conclude Franzoso – il nostro compito non può essere quello di legiferare per incoraggiare gli agricoltori a rimanere chiusi nel loro piccolo ma, al contrario, dobbiamo produrre ogni sforzo per aiutarli a pensare in grande. Mettendosi insieme. Fare sistema per sfondare in un mercato in cui non esiste più il concetto di confine. La teoria del chilometro zero è antistorica, frutto di una politica con la testa rivolta all’indietro, che chiude le porte al futuro e al progresso che porta con sé».




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