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Taranto: il medico operato al cuore, “c’è una sanità pugliese che funziona” Lettera aperta di ringraziamento: l'ha scritta Michele Cacciapaglia, direttore della struttura complessa di anestesia e rianimazione al "SS. Annunziata"

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Quando ci si trova dall’altra parte cambia tutto. Le prospettive, le priorità si ribaltano: passi dall’avere la responsabilità di salvare, a quella di reagire bene alle cure. Per me, medico, è stato così. Anche un primario di un reparto di terapia intensiva ha paure umane: che qualcosa vada storta, di non rivedere più la famiglia, di veder cancellato il tempo futuro.

Questa mia lettera aperta è un “grazie” dovuto, e soprattutto sentito, alla clinica Villa Verde di Taranto, amministrata da Rosella Ladiana, che si è presa cura di me, ma anche ad uno spaccato di una sanità pugliese che funziona. Io, tarantino, non ho dovuto prendere un aereo, sono stato curato a chilometri zero in un centro convenzionato con il sistema sanitario nazionale. Anzi, sono stato salvato. Ma è giusto andare per ordine.

A fine maggio sono entrato nella clinica Villa Verde con le mie gambe per un controllo: il mio essere uomo sperava che fosse solo routine, il medico sapeva che qualcosa non andava al mio cuore. In passato, da giovane anestesista, mi sarei aspettato di tutto dagli altri organi, ma dal cuore no. Lui è stato sempre un leone: invece mi stava per tradire. Non posso scordare la faccia dei colleghi dopo l’esame, del cardiologo che mi dice “tu resti qui, non vai da nessuna parte, Michele ti dobbiamo operare subito”. Avrei potuto prendere un aereo, fare un viaggio della speranza, puntare verso il Nord, ma ci sarebbe voluto tempo. Tempo prezioso. Restare è stata un’ottima idea. Il giorno dopo ero sotto i ferri, intorno a me i colleghi, il cardiochirurgo Antonio Fanelli, il cardiologo responsabile della emodinamica interventistica Luigi My, e il caso ha voluto che ci fosse anche un mio allievo, l’anestesista Francesco Morgese, che ringrazio per i suoi occhi umidi e preoccupati ma soprattutto per averli avuti asciutti e vigili mentre ero sotto i ferri.

Quattro ore di sala operatoria sono tante, sia per chi opera che per chi sta sotto. Alla fine il complesso e difficile intervento di bypass coronarico a cuore battente è andato bene. Sono convalescente ma presto tornerò a lavorare, a riprendere il mio posto di primario in un reparto duro e impegnativo come quello di “Anestesia e Terapia intensiva” del Santissima Annunziata di Taranto. Non voglio annoiare chi legge con dati medici, alla fine quando sei paziente quello che conta è rivedere la tua famiglia, guardare al futuro, poter dire “va tutto bene” ai tuoi figli a tua moglie, senza dover mentire. Una cosa va detta, però: non è vero che la sanità pugliese non funziona, non è vero che la speranza è solo a 500, mille chilometri di distanza. Oggi parlo come medico e come paziente, in Puglia ci sono eccellenze alle quali tanti ospedali pubblici devono puntare a imitare, con slancio rinnovato. Ringrazio tutti e ciascuno dello staff di Villa Verde, perché tutti hanno contribuito a creare un piccolo fiore, una realtà che crede nel cambiamento, crede in una Sanità che a torto molti reputano sterile. Bisogna che tutti credano nel cambiamento, non solo noi medici ma anche il mondo politico, il cittadino. Infondo, sulla sanità pubblica di eccellenza vale quello che ci ha insegnato Gianni Rodari sulla speranza: “E alla povera gente che non ha da campare darei tutta la mia speranza senza fargliela pagare”.

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1 Comment

  1. Grazie della Sua testimonianza, Dott. Cacciapaglia. Lei, Primario, ha contribuito in modo decisivo a salvare la vita di mia figlia, prendendosene come se fosse figlia Sua. E mia figlia, prima di Lei, è stata testimone di “una sanità pugliese che funziona”.

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