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Riccardo Casamassima, il carabiniere pugliese che ha fatto riaprire il caso Cucchi: oggi la testimonianza Era in servizio a Roma quando il 15 ottobre 2009 fu (per l'accusa) pestato, fino alla conseguenza della morte, il geometra 31enne. Tre anni fa la decisione di parlare e, da lì, anche i problemi

sentenza 1

Tre devono rispondere del reato che ha portato alla morte di Stefano Cucchi, il 15 ottobre 2009. Cinque imputati, complessivamente.

Chi ha fatto riaprire le indagini, per il caso fino ad allora non alla stregua di omicidio per la giustizia, fu Riccardo Casamassima. Il 14 maggio 2015 si presentò dall’avvocato dei Cucchi, il carabiniere di origine pugliese. E raccontò la sua versione sui fatti del 15 ottobre 2009, quando lui, quella sera, era in servizio a Roma.

Ripeté il racconto al magistrato il 30 giugno 2015.

Oggi ha testimoniato, in tribunale. Parlando del maresciallo che gli disse di un casino che era successo. Un casino che, ne è convinto Casamassima, era il pestaggio di Cucchi.

Un carabiniere testimonia, carabinieri imputati. Casamassima non ha taciuto, in questi ultimi tre anni, che da quelle sue rivelazioni la vita nell’Arma non è stata idilliaca.

Pure un’interrogazione parlamentare nei suoi confronti. La presentò Giovanardi che elencando varie malefatte attribuite a Casamassima (e all’altra militare Maria Rosati) chiedeva perché non fosse scattata la sospensione. Interrogazione del 14 marzo 2017, citando cose anche di nove anni prima. L’interrogazione, di principio, poteva allora essere fatta prima delle rivelazioni del 2015. Ma prima, Casamassima, chi era.




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