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Assassinio di Noemi Durini: “Chi l’ha visto?”, interrogazione parlamentare di Dario Stefàno Il senatore salentino parla di "inaccettabile voyeurismo giornalistico". Attacco anche dal direttore del tgnorba: come il caso Scazzi, si è risolto di mercoledì

dario stefàno

Il direttore del tgnorba fa questo ragionamento. Il ritrovamento del cadavere di Sarah Scazzi avvenne di mercoledì sera, nella sera della diretta tv di “Chi l’ha visto?”. Il ritrovamento del corpo di Noemi Durini, con indagine nei confronti del fidanzato che ha confessato, di mercoledì. Il giorno di “Chi l’ha visto?”. Coincidenza, dice Enzo Magistà che però fa un richiamo ad autorità della sicurezza e autorità della comunicazione. L’attacco alla trasmissione di Raitre è frontale. Una trasmissione che, si osserva da qua, ha comunque contribuito a risolvere un sacco di casi di scomparsa, con il ritorno a casa di tanta gente. Stavolta, peraltro, quella trasmissione è nell’occhio del ciclone, per il caso di Noemi Durini. Vicenda che finisce anche in parlamento.
Di seguito un comunicato diffuso dal senatore Dario Stefàno:
“Questo metodo, se da un lato non rispetta la dignità e la privacy dei soggetti coinvolti da questi terribili episodi, dall’altro interpreta con modalità inopportune e incoerenti la necessità di trasferire notizie ai telespettatori. E’ una testimonianza allarmante della deriva che talvolta può assumere un certo modo di concepire il servizio televisivo, in particolar modo di una rete pubblica”. Sono le parole che si leggono in una interrogazione presentata nel pomeriggio dal senatore Dario Stefàno, Presidente de La Puglia in Più, indirizzata al Ministro dello Sviluppo Economico, a seguito del servizio andato in onda su Rai 3 durante la trasmissione “Chi l’ha Visto?” sul caso Noemi Durini.

“Tale approccio – continua Stefàno – tende a porsi in piena sintonia con la diffusa e censurabile tendenza alla rincorsa senza scrupoli degli ascolti, nella cui prospettiva la spettacolarizzazione delle sventure più intime e raccapriccianti viene usata come una delle leve più efficaci e a portata di mano. Queste modalità sviliscono e mercificano ciò che nella vita vi è di più alto, drammatico e riservato, come per esempio il dolore e la sofferenza delle persone”.

“Il Garante per la protezione dei dati personali si è già pronunciato più volte, in senso critico, a proposito del principio di essenzialità dell’informazione e a proposito della diffusione di dati, soprattutto in presenza di minori coinvolti”.

“La giornalista inviata – conclude Stefàno – non era certo la figura deputata e competente per dare comunicazione di tale terribile notizia e degli esiti delle indagini agli interessati, soprattutto se quella notizia riguardava un soggetto di minore età, e credo che la scelta di mandare in onda questo servizio necessitasse di ben altra valutazione rispetto a quella operata”.




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