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Non era traffico illecito di rifiuti dall’Abruzzo a Lizzano, tutti assolti Fra i quindici Antonio Anglano, facente capo alla discarica Vergine. Una vicenda giudiziaria pluriennale, sentenza del tribunale di Lanciano

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Di seguito il comunicato diffuso dall’avvocato Antonio Raffo, che ha difeso Antonio Anglano nel processo:

Con sentenza del 17-01-2018 il Tribunale Collegiale di Lanciano ha assolto tutti gli imputati (in totale erano 15) perché il fatto non sussiste e/o per non aver commesso il fatto e/o perché il fatto non costituisce reato dai gravi reati ad essi contestati (artt. 416, 640 bis, 368, 479 ed altri) tra cui associazione a delinquere, falso ideologico, truffa aggravata ai danni delle Regioni Abruzzo e Puglia costituitesi parti civili ed altri reati, tutti relativi ad una inchiesta partita dalla Procura della Repubblica di Lanciano il cui processo prese il nome di “SPIDERMAN” e che riguardava un presunto traffico di rifiuti che coinvolse l’impianto di trattamento di rifiuti a Cerratina di cui era titolare DI FLORIO Nicola Giorgio e le discariche di rifiuti non pericolosi della VERGINE di Taranto e della MACERO MACERATESE di Macerata.

La mattina del 05 febbraio 2010 il Carabinieri del NOE eseguirono un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di vari imputati tra cui il sig. Antonio ANGLANO (difeso dall’Avv. Antonio RAFFO), all’epoca dipendente della società VERGINE S.p.A. che gestiva la discarica Vergine sita in Fragagnano in area amministrativa del Comune di Taranto.

«Venti giorni agli arresti domiciliari (interrotti solo dal Tribunale del Riesame dell’Aquila che annullò l’ordinanza di custodia cautelare), che distrussero in un momento un impegno professionale intenso e sempre a testa alta dell’Anglano, seguito poi da ben otto anni nelle aule dei tribunali a difendersi da un’accusa infamante e priva di ogni fondamento come ritenuto dal Tribunale Collegiale di Lanciano». Questo ha commentato il geom. Antonio Anglano, ennesima vittima di una detenzione ingiusta e di un lungo ed inutile processo.

Assoluzione anche per Anna Linda Di Paolo, titolare di Sistema 2000 servizi ecologici, Andrea Fassone, organizzatore di attività smaltimento rifiuti per Sistema 2000 e Amedeo Ciampoli, dipendente della Sistema 2000, Nicola Giorgio Di Florio, titolare dell’impianto di trattamento a Cerratina, Vincenzo Cocca, chimico, Riccardo Di Mascio e Claudio Leccese ovvero gli ex operatori della polizia provinciale, Enrico Iesari, legale rappresentate della ditta Macero Maceratese, Andrea Francesco Di Liberato, dipendente della Di Florio, Matteo Garbo, tecnico campionatore, Fiorentino Giangiordano, dipendente di Ecologica Sangro, e Francesco Lombardi, consulente tecnico di Di Florio e Di Paolo, Simona Romeo della Laser Lab di Chieti, Raffaello Marino, addetto al laboratorio.

Secondo l’ipotesi accusatoria, spazzata via dal Tribunale Penale di Lanciano, per un verso i responsabili del traffico illecito, attraverso l’illecita miscelazione dei rifiuti, simulando operazioni di selezione, trattamento e recupero con la sistematica falsificazione dei documenti analitici e di trasporto, avrebbero illecitamente smaltito principalmente presso le due discariche VERGINE e MACERO MACERATESE ingenti quantitativi di rifiuti speciali sostenendo costi molto contenuti e per altro verso i responsabili del traffico illecito avrebbero dichiarato che i rifiuti da loro gestiti e trattati provenivano da attività di recupero ottenend0 così un forte sconto sull’applicazione dell’ecotassa regionale (500.000 euro circa in Abruzzo e 30.000 circa in Puglia).

ANGLANO ANTONIO è stato assolto “per non aver commesso il fatto”.
La discarica Vergine era stata coinvolta nell’indagine perché smaltitore finale dei rifiuti trattati dall’azienda Di Florio, ma «fin da subito era emersa la sua estraneità rispetto alla vicenda» dice l’avv. RAFFO.

L’estraneità del geom. Antonio Anglano è risultata in modo incontrovertibile dalla sentenza con la quale i giudici Abruzzesi, pur potendo proclamare l’intervenuta prescrizione, lo hanno invece prosciolto nel merito, riconoscendo che nessun reato era stato commesso.

La sentenza restituisce un po’ di serenità dopo tanta sofferenza, ma innesca un interrogativo, e cioè: non si poteva evitare tutto questo ?




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