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Depuratore di Martina Franca: interrogazione senatori M5S Sollecitati dal gruppo locale

Senato

Di seguito il testo dell’interrogazione:
DONNO , BERTOROTTA , PAGLINI , SERRA , BLUNDO , MORRA , SANTANGELO , CAPPELLETTI , ENDRIZZI , PUGLIA , MORONESE , TAVERNA – Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. –

Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

come riportato nella ricostruzione contenuta nella missiva del meetup “Martina in Movimento ? Amici di Beppe Grillo” ed avente ad oggetto il depuratore di Martina Franca (Taranto), recante data 13 novembre 2015, «con deliberazione n. 135 del 7.07.2003, l’Amministratore Unico di AQP S.p.A. approvava gli atti per l’espletamento di un appalto concorso, che prevedeva, fra l’altro, la redazione dei progetti esecutivi e la realizzazione dei lavori per l’adeguamento degli impianti dell’Ambito Territoriale N.7 al D.Lgs 152/99. Nell’appalto si anticipavano i lavori relativi a dieci impianti per l’ambito territoriale N.7 fra i quali anche l’impianto depurativo di Martina Franca. A seguito di gara, con disposizione dell’Amministratore Unico di AQP S.p.A. i lavori di che trattasi venivano aggiudicati e successivamente appaltati in data 19.11.2004 all’ATI “Giovanni Putignano & Figli”»;

in particolare, la comunicazione riporta che «nel periodo intercorso fra marzo 2005 e marzo 2009 si ultimavano i lavori relativi agli impianti facenti parte dell’ambito territoriale N.7 e specificatamente: Faggiano, Crispiano, Laterza, Grottaglie-Monteiasi, San Giorgio Jonico-Carosino, Lizzano, Mottola, Palagianello, e la condotta adduttrice da Monteparano e Roccaforzata all’impianto consortile di San Giorgio Jonico/Carosino, ma l’esecuzione del progetto di adeguamento del depuratore di Martina Franca non si poté completare a causa della mancata accettazione della soluzione di adeguamento dello scarico che prevedeva trincee disperdenti sul suolo e nei primi strati del sottosuolo, ai sensi del D.Lgs. 152/06 e smi e del Piano di Tutela delle Acque regionale» e che «con la mediazione dell’Assessorato ai LL. PP. della Regione Puglia, dopo un lungo percorso di confronto con l’Amministrazione Comunale, si chiedeva ad Acquedotto Pugliese di redigere uno studio di fattibilità (maggio del 2013), in cui venivano individuate varie possibili soluzioni alle problematiche. Nel verbale del tavolo tecnico tenutosi presso l’Autorità Idrica Pugliese in data 2 gennaio 2014, si sottolineava che, in ogni caso, qualsiasi alternativa allo scarico su suolo, previsto dal PTA, necessitava di tempi non brevi dovuti alla complessità della progettazione, all’ottenimento delle autorizzazioni, al reperimento dei finanziamenti, all’appalto ed esecuzione dei lavori»;

inoltre, la missiva precisa che “nel Dicembre 2013, a causa delle intense precipitazioni meteoriche, si verificava, nei pressi del recapito finale attuale, un dissesto geomorfologico con creazione di una piccola voragine di diametro di circa 5 m circa e profondità pari a 3 m. Tale circostanza, induceva l’Acquedotto Pugliese, previa messa in sicurezza dell’area, ad effettuare delle più approfondite indagini geognostiche dalle quali si evinceva come l’attuale recapito fosse costituito da una “dolina fossile” (o “criptodolina”), ovvero una forma dell’epi-carso che poteva configurarsi come uno scarico sul suolo e negli strati superficiali del sottosuolo ai sensi dell’art. 103 del D.Lgs 152/06 e ss.mm.ii”;

nel constatare quanto descritto, «il Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Puglia, con Decreto n.34/CD/A del 26.11.14, disponeva la proroga dello scarico sul suolo (e non più nel sottosuolo) dei reflui provenienti dal depuratore a servizio di Martina Franca, nel rispetto dei limiti di cui alla Tab.1 dell’allegato 5 alla parte III del D.Lgs n.152/06»;

considerato che, per quanto risulta agli interroganti:

in risposta alla predetta missiva del 13 novembre 2015, con nota prot. 0117762 del 18 novembre 2015, indirizzata al gruppo di attivisti del meetup “Martina in Movimento” e al sindaco di Martina Franca, Acquedotto pugliese SpA rendeva noto che, «sulla base della Delibera di Assoggettabilità a VIA espressa dal Servizio Ecologia Regionale Determina n. 292 del 31/7/2015, si sta procedendo all’affidamento dell’incarico di predisposizione di un unico progetto di importo previsionale di 10MEuro con revisione di quello del 2004 e della sistemazione temporanea dello scarico, in attesa della individuazione di modalità alternative di scarico definitive nell’ambito della revisione del Piano di Tutela delle Acque in fase di sviluppo presso la Regione Puglia». Veniva altresì specificato che sull’intera vicenda «sono già in corso indagini della competente magistratura che ha già acquisito tutta la documentazione presente presso AQP attraverso la nomina di apposita Consulenza Tecnica di Ufficio»;

successivamente, in data 18 dicembre 2015 in risposta ad una missiva inviata alle autorità e agli enti coinvolti dall’europarlamentare del M5S, Rosa D’Amato, la stessa sezione Risorse idriche del Dipartimento agricoltura, sviluppo rurale e tutela dell’ambiente della Regione Puglia, confermava, in riferimento a Martina Franca, la sussistenza di una situazione «di assoluta precarietà in cui versa sia il presidio depurativo che l’attuale recapito finale»;

veniva inoltre resa nota l’assunzione delle seguenti decisioni: «a) individuare, a regime, un diverso recapito finale dell’impianto depurativo trasferendo lo scarico sul versante adriatico, con il contestuale sviluppo di ogni forma di riuso del refluo trattato; b) attivare comunque i lavori di potenziamento ed adeguamento dell’impianto depurativo operando per stralciare gli stessi dalla procedura VIA in corso, atteso che le criticità emerse in sede di verifica di assoggettabilità riguardano esclusivamente l’attuale recapito finale; c) nelle more operare nei limiti del possibile ogni necessaria manutenzione dell’attuale recapito finale, al fine di mitigare le evidenti criticità presenti che rischiano di incrementarsi nell’attuale stagione invernale»;

considerato inoltre che:

con missiva del 16 gennaio 2016, inviata al sindaco di Martina Franca, al presidente della Regione Puglia, alla direzione generale dell’Anas, all’Anas Puglia, al dirigente del S.I.S.P. (Servizio di igiene e sanità pubblica) – S.I.A.N (Servizio igiene degli alimenti e nutrizione) Martina Franca e al comando compagnia carabinieri di Martina Franca, il meetup “Martina in Movimento ? Amici di Beppe Grillo” segnalava «l’aggravamento della situazione relativa al recapito finale del depuratore ubicato nei pressi di via Locorotondo, censito al catasto terreni al Fg. 44 P.lle 243 e 406, in piena Valle d’Itria». Veniva inoltre segnalato l’aumento delle «dimensioni dell’area interessata dall’allagamento da acque reflue, fenomeno oramai persistente in quella zona, che risulta essere ancor maggiormente danneggiata a seguito di precipitazioni meteoriche». Infine, si evidenziava «il contestuale cedimento di un muretto in pietra lungo la strada statale 172»;

a giudizio degli interroganti, l’intera Puglia risente di una drammatica gestione dei depuratori, ivi compresi, tra i numerosi, quelli di Pulsano e Manduria-Sava. Una situazione, questa, fortemente stigmatizzata nelle competenti sedi europee,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e se non ritengano necessario, nei limiti delle proprie attribuzioni, attivarsi presso la Regione Puglia, il Comune di Martina Franca e le autorità e gli enti coinvolti, al fine di verificare le criticità evidenziate e la necessità di emanare provvedimenti urgenti, atti a salvaguardare l’igiene e la salute pubblica, che tengano conto dei continui fenomeni di allagamento da acque reflue, nonché a porre in essere azioni di concreto contrasto all’allarme ambientale e sanitario nel quale versa il territorio interessato;

quali iniziative di competenza intendano intraprendere al fine di accelerare l’invio di informazioni dettagliate sul processo di revisione del piano regionale di tutela delle acque, efficientare e migliorare le modalità gestionali del depuratore di Martina Franca, nonché dei depuratori dell’intero territorio pugliese, in un’ottica di recupero funzionale dei reflui, nonché di rispetto del benessere degli ecosistemi e dell’intera comunità locale.

LONA


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