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Ilva: Borraccino, unica soluzione la statalizzazione Tre parlamentari del gruppo M5S avanzano perplessità sull'invio delle carte all'Avvocatura dello Stato

ilva taranto da strada

Di seguito un comunicato diffuso da Cosimo Borraccino, consigliere regionale della Puglia:

L’unica strada percorribile per risollevare la fabbrica è quella della statalizzazione, l’unica soluzione in grado di tener insieme le necessarie bonifiche ambientali con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
È bene convincersene!
Da quel lontano luglio 2012 non abbiamo mai smesso di pensare a ciò che stava accadendo a Taranto, per l’Ilva, ed ancora oggi facendo un’analisi seria sul futuro dell’acciaieria siamo sempre più convinti delle nostre conclusioni: occorre il controllo statale. Conviviamo con un’azienda che ha inquinato e che continua ad inquinare tanto e contemporaneamente dà lavoro a 14.000 dipendenti oltre ad alcune migliaia di unità lavorative dell’indotto.
Rispetto a tutto questo fino ad ora di rilevante c’è stata una gara per l’affidamento della fabbrica fatta dal Governo nazionale che ha preceduto quello attuale, dove tra i due principali contendenti ha prevalso la Mittal, una multinazionale dell’acciaio indiana che produce in altri posti d’Europa milioni di tonnellate di acciaio con un numero quasi pari alla metà di dipendenti. Un esempio: lo stabilimento belga della Mittal possiede 4000 dipendenti e produce 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno mentre a Taranto con 14.000 dipendenti si producono circa 5 milioni di tonnellate d’acciaio l’anno. Mittal già nel primo accordo dichiarò di voler tenere 10.000 dipendenti diretti e di voler utilizzare i restanti per altre mansioni al di fuori del ciclo produttivo dell’acciaieria.
Ci chiediamo, può Mittal, o qualsiasi imprenditore adoperarsi per fare le bonifiche necessarie a Taranto, che sono ben oltre quelle previste dai Governi Renzi -Gentiloni, con Calenda Ministro dello Sviluppo Economico, e contemporaneamente mantenere i livelli occupazionali? Noi pensiamo di no!
Per questo riteniamo che nessun imprenditore privato potrà mai tenere insieme 14000 dipendenti e attivare le bonifiche necessarie per il nostro territorio.
Quindi l’unica strada percorribile, alla luce delle considerazioni unanimi fatte da tutti i Governi, compreso questo in carica Lega/M5S, che si sono succeduti in questi sei anni relative all’importanza strategica che riveste l’acciaieria dell’Ilva per tutto il “sistema Italia” è il controllo diretto dello Stato.
Noi chiediamo nuovamente a gran voce, dopo averlo ripetuto per anni, la statalizzazione dell’impianto, perché soltanto la gestione diretta dello Stato potrebbe consentire l’avvio di tutte le bonifiche ambientali, ai sensi delle recenti norme che comprendono le valutazioni del danno sanitario e ambientale e mantenere i livelli occupazionali, in una città ferita e martoriata che non può permettersi anche la perdita dell’occupazione.
Non guardare a questo significa non voler risolvere il problema e magari mirare agli interessi delle fortissime lobbies e non a quelli della città di Taranto.
Questa nostra richiesta della statalizzazione dell’Ilva è contenuta anche nell’ordine del giorno sull’Ilva presentato dal sottoscritto a nome di SI/LeU al Consiglio regionale della Puglia alcuni mesi fa, ed è l’unico odg, su quattro presentati in Consiglio, che contiene questa richiesta. Pertanto lanciamo l’appello al Presidente Emiliano di sostenere e farsi portavoce della statalizzazione: l’unica soluzione che può garantire ogni tipo di bonifica, ridando fiducia e dignità a Taranto.

Di seguito un comunicato diffuso dal parlamentare Giampaolo Cassese:

Da una notizia del Fatto Quotidiano di oggi abbiamo appreso che il figlio dell’Avvocato dello Stato Massimo Massella Ducci Teri
sia tra i legali che difendono Mittal. Se la notizia dovesse essere confermata
dall’interessato, vorremmo vederci subito chiaro. Come sappiamo, solo due giorni fa è stata inoltrata all’Avvocatura dello Stato la richiesta di parere in merito a possibili

anomalie relative alla procedura di gara per il trasferimento dell’ILVA di Taranto. Certo che se dovesse emergere un conflitto d’interesse cosi grave, occorrerebbe immediatamente un passo indietro di Massimo Massella onde evitare il peggioramento di una situazione già di per sé molto difficile e con tempistiche ristrettissime.

Di seguito un comunicato diffuso dal parlamentare Giovanni Vianello:

Oggi un articolo del Fatto Quotidiano parla di strane coincidenze e il tema affrontato è l’Ilva. Come sappiamo, l’Avvocato generale dello Stato Massimo Massella Ducci Teri, su richiesta del vicepremier Luigi Di Maio, deve valutare se la gara che coinvolge Arcelor Mittal sia o meno legittima. Il caso vuole – secondo il giornale – che il figlio dell’Avvocato dello Stato, Bernardo, sia tra i legali che difendono Mittal. Sarà solo una coincidenza, ma vogliamo vederci chiaro. Chiediamo due cose: intanto la conferma o la smentita delle informazioni riportate sul Fatto Quotidiano e in secondo luogo -qualora i fatti fossero confermati- una netta presa di posizione che scongiuri qualsiasi possibilità di conflitto di interesse, il che comprende un passo di lato da parte di Massimo Massella. Su Ilva, a causa della mancata trasparenza e della mala gestione dei governi precedenti, si è perso già troppo tempo. Non intendiamo perciò dare spazio a impedimenti che danneggino ulteriormente i cittadini di Taranto, si faccia subito chiarezza sulla vicenda.

 

Di seguito un comunicato diffuso dalla parlamentare Alessandra Ermellino:

Il futuro dell’Ilva, dei lavoratori e dei cittadini di Taranto non può correre il rischio di essere danneggiato da un possibile conflitto di interessi. Il parere dell’Avvocatura generale dello Stato sulla gara per l’impianto tarantino sarà inviato, oltre che al Mise, anche agli studi legali che tutelano gli interessi della ArcelorMittal. Nulla di illegittimo, sia chiaro, ma se è vero – come riportano alcuni quotidiani – che il figlio dell’attuale Avvocato generale dello Stato lavora proprio in uno dei due studi ai quali si è affidato il colosso dell’acciaio, la vicenda assume dei contorni preoccupanti. Per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio, i diretti interessati dovrebbero chiarire immediatamente la situazione. Se le indiscrezioni della stampa risultassero fondate, la faccenda potrebbe complicarsi ulteriormente e per evitare possibili conflitti di interessi, sarebbe opportuno, già da ora, che a esprimere il parere non sia l’Avvocato generale, ma un altro funzionario dello stesso ufficio.

 

 




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