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Sandro Pertini, quaranta anni fa l’elezione del presidente della Repubblica più amato dagli italiani L'8 luglio 1978, al sedicesimo scrutinio

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Sandro Pertini, Presidente della Repubblica
1978 – 1985

Al sedicesimo scrutinio venne eletto presidente della Repubblica. Era l’8 luglio 1978 e l’Italia trovò, quattro mesi dopo il terrificante sequestro Moro, un punto di riferimento saldissimo. Che prese per mano il Paese.

Sandro Pertini, ligure di Stella, è considerato il più amato fra i presidenti della Repubblica italiana. Energico e rigoroso, sentito dal popolo come emblema di quell’Italia che voleva riprendersi dallo shock, Pertini antifascista era stato il lettore del messaggio radiofonico che ad aprile 1945 annunciava la Resistenza.

In giorni di mondiali di calcio senza l’Italia, lo ricordiamo anche alzarsi in tribuna del “Santiago Bernabeu” e dire, la sera dell’11 luglio 1982, “non ci prendono più”.

Biografia di Sandro Pertini, finte (come la foto) Quirinale:

Primo piano del Presidente Sandro PertiniAlessandro Pertini è nato a Stella (Savona) il 25 settembre 1896.

Laureato in giurisprudenza e in scienze sociali.

Coniugato con Carla Voltolina.

Ha partecipato alla prima guerra mondiale; ha intrapreso la professione forense e, dopo la prima condanna a otto mesi di carcere per la sua attività politica, nel 1926 è condannato a cinque anni di confino.

Sottrattosi alla cattura, si è rifugiato a Milano e successivamente in Francia, dove ha chiesto e ottenuto asilo politico, lavorando a Parigi.

Anche in Francia ha subito due processi per la sua attività politica.

Tornato in Italia nel 1929, è stato arrestato e nuovamente processato dal tribunale speciale per la difesa dello Stato e condannato a 11 anni di reclusione.

Scontati i primi sette, è stato assegnato per otto anni al confino: ha rifiutato di impetrare la grazia anche quando la domanda è stata firmata da sua madre.

Tornato libero nell’agosto 1943, è entrato a far parte del primo esecutivo del Partito socialista. Catturato dalla SS, è stato condannato a morte.

La sentenza non ha luogo. Nel 1944 è evaso dal carcere assieme a Giuseppe Saragat, ed ha raggiunto Milano per assumere la carica di segretario del Partito Socialista nei territori occupati dal Tedeschi e poi dirigere la lotta partigiana: è stato insignito della Medaglia d’Oro.

Conclusa la lotta armata, si è dedicato alla vita politica e al giornalismo.

E’ stato eletto Segretario del Partito Socialista Italiano di unità proletaria nel 1945. E’ stato eletto Deputato all’Assemblea Costituente.

E’ stato eletto Senatore della Repubblica nel 1948 e presidente del relativo gruppo parlamentare.

Direttore dell'”Avanti” dal 1946 al 1947 e dal 1949 al 1951, nel 1947 ha assunto la direzione del quotidiano genovese “Il Lavoro”.

E’ stato eletto Deputato al Parlamento nel 1953, 1958, 1963, 1968, 1972, 1976.

E’ stato eletto Vice-Presidente della Camera dei Deputati nel 1963.

E ‘stato eletto Presidente della Camera dei Deputati nel 1968 e nel 1972.

Dopo il fallimento della riunificazione tra P.S.I. e P.S.D.I,. aveva rassegnato le dimissioni, respinte da tutti i gruppi parlamentari.

E’ stato eletto Presidente della Repubblica l’8 luglio 1978 (al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995). Ha prestato giuramento il giorno successivo.

Ha rassegnato le dimissioni il 29 giugno 1985: è divenuto Senatore a vita quale ex Presidente della Repubblica.

E’ deceduto il 24 febbraio 1990.

Dichiarazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella:

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Dopo essere stato eletto con una maggioranza amplissima, il 9 luglio di quarant’anni fa Sandro Pertini assumeva la carica di Presidente della Repubblica giurando fedeltà a quella Costituzione per la quale aveva combattuto e che lui stesso contribuì a elaborare.
L’elezione di Pertini avvenne in una delle stagioni più travagliate nella storia della Repubblica, mentre la società era attraversata da mutamenti profondi e l’attacco del terrorismo toccò il cuore delle istituzioni seminando morte tra uomini giusti servitori dello Stato.
Il Presidente Pertini seppe interpretare i sentimenti di unità dei cittadini e mostrare a tutti, in primo luogo ai giovani, come solo salvaguardando e rafforzando i valori democratici sia possibile tenere insieme l’aspirazione alla libertà con quella alla giustizia sociale.
Pertini era stato Ufficiale dell’Esercito nella Grande Guerra. Da militante antifascista aveva conosciuto il carcere e l’esilio. Poi, con la sua tempra di combattente democratico, divenne uno dei più prestigiosi e autorevoli comandanti partigiani. Attraversata da protagonista la storia del ‘900, Pertini fu un Costruttore, un Padre della Repubblica.
Un uomo e uno statista coraggioso, animato da forte passione politica e capace di cercare il bene comune, insieme a personalità e forze che rappresentavano idee diverse, perché il cammino verso il progresso richiede piena consapevolezza degli interessi dell’intera comunità.
Nel suo discorso di insediamento affermò di sentirsi “tutore delle garanzie e dei diritti costituzionali dei cittadini”, di essere “Presidente di tutti gli italiani”. Con la sua testimonianza riuscì a dare un senso forte e attuale alla parola “Patria”, mostrandola come segno di identità e di unità verso ideali condivisi e universali, come quelli che il Presidente Pertini ebbe a indicare: “Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”.
Il suo esempio e il suo insegnamento costituiscono un contributo importante al patrimonio morale del nostro Paese».




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