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Spedizione in Africa per i volontari pugliesi di Lecce, Brindisi, Mesagne e Mola di Bari Quattordicimila chilometri per visitare i villaggi più colpiti dalle devastazioni del ciclone in Malawi, Mozambico e Zimbabwe

da sinistra  maria hiber rosa e gianni.JPG

Di seguito il comunicato:

Tre Paesi africani da attraversare, più di 14mila chilometri da percorrere ed oltre due settimane intere per raggiungere e visitare i villaggi più colpiti dalle devastazioni del ciclone Idai, che lo scorso marzo si è abbattuto con violenza soprattutto nei territori del Malawi, Mozambico e Zimbawe.
Questi sono i numeri della terza spedizione che i volontari del progetto “Malawi… Volontariamente”, avviato nel 2017 grazie all’impegno dell’Associazione Protezione Civile Volontari Torchiarolo, stanno portando avanti in questi giorni nel continente nero.
Si tratta di Gianni Liaci, originario di Torchiarolo e presidente dell’APCVT, veterano del progetto; Maria Enriquez di Mesagne, alla sua seconda spedizione; del leccese Hiber Scardino e di Rosa Macchia, residente a Mola di Bari, entrambi alla prima esperienza in Africa.
Partiti venerdì scorso 3 maggio alle 19.10 da Brindisi, rientreranno in Italia il prossimo 20 maggio. Con loro hanno portato 8 valigie cariche del materiale raccolto grazie alla straordinaria generosità di tutti coloro che hanno contribuito alla raccolta fondi, lanciata sui social ad aprile dai volontari. Farmaci da banco, antidiarroici, antipiretici, integratori alimentari, latte di soia in polvere, ma anche giochi e materiale didattico, sono stati donati in grandi quantità per supportare i villaggi devastati dalle inondazioni. Intere famiglie sono state distrutte dal ciclone, che ha spazzato via case, edifici, lasciando spesso le popolazioni prive di ogni bene primario per la sopravvivenza. La catastrofe che ha colpito il Malawi, infatti, ha spinto i volontari ad anticipare la spedizioni in Africa, ad un anno esatto dall’ultima missione.

Gianni, Maria, Hiber e Rosa, giunti a Roma Fiumicino nella tarda serata di venerdì, hanno preso il volo per la capitale dell’Etiopia, Addis Ababa, da cui si sono spostati per raggiungere Lubumbashi, in Congo. La permanenza in questa parte del territorio africano, mai visitato dai volontari del progetto, è una delle novità di questa spedizione.
Da lì si sposteranno a Lilongwe, capitale del Malawi, da cui poi, tramite un piccolo aeromobile, raggiungeranno infine Blantyre, mèta finale del viaggio. Gianni, Maria, Hiber e Rosa sosteranno nei i villaggi di Nthanta e Mwansambo in cui i volontari hanno costruito le due pre-school e la prima water pump. Lo scopo è grandioso e ricco di speranza: avviare in Malawi il primo vero centro di formazione per donare ai piccoli la possibilità di istruirsi e costruirsi da soli il proprio futuro. Istruirli a relazionarsi con gli altri, a contare e leggere, ad avere cura dell’igiene personale sono solo alcune delle attività già realizzate dai volontari e portate avanti in questi anni, grazie anche all’aiuto delle popolazioni locali.
Tappa obbligatoria della spedizione sarà la visita all’orfanotrofio “Alleluya Care Center” di Namwera, gestito da Rita Milesi, che accoglie i bambini orfani o abbandonati, garantendo loro cibo, cure e protezione. Lì i volontari, come già accaduto in precedenza, doneranno ai piccoli ospiti farmaci quali enterogermina, fosfocina e aeromicina per sostenerli nelle difficoltà quotidiane. Rita, infatti, senza il supporto di nessun ente ecclesiastico o civile, è riuscita in oltre 40 anni di attività a salvare i piccoli abbandonati dalle famiglie. Bambini che, una volta compiuti i 3 anni, dovranno per legge essere riconsegnati ai parenti più prossimi perché “appartengono” ad essi ed al villaggio. Un piccolo essere umano considerato esclusivamente come forza lavoro, da impiegare nelle attività lavorative quotidiane, a cui è stato strappato con violenza il diritto all’infanzia.
Il progetto “Malawi… Volontariamente” è importante, quindi, proprio per questo: garantire alle popolazioni più sfortunate un futuro più equo e giusto per tutti, contribuendo allo sviluppo della loro economia, tramite l’autosostentamento, e alla crescita culturale e umana dei villaggi. Cambiare il corso delle cose si può, ma occorrono coraggio e buona volontà: solo insieme si riescono a realizzare i sogni più grandi.

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