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#WeekHero/Che si tratti di Uno o Primo Maggio l’importante è celebrarlo Ogni sabato alla ricerca di un eroe che ci ricordi che a volte un atto eroico consiste semplicemente in un cambio di prospettiva.

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di Angela Maria Centrone

Mercoledì scorso in tutta Italia si è celebrato il Primo Maggio, la festa dei lavoratori. Ormai il classico concerto di Roma non è più il solo evento presente in Italia, come accadeva fino ad una decina di anni fa, quando l’unica alternativa, per chi non ci poteva andare, era la diretta su Raitre. Ogni città ha il suo Primo Maggio, è questa, in fondo, è l’unica cosa che conta.

Il 1° maggio del 1867 a Chicago, Illinois, entrò in vigore la prima legge delle otto ore lavorative giornaliere. Circa un ventennio dopo, esattamente il 1° maggio del 1886, a Chicago ci fu uno sciopero generale, nel quale si chiedeva che la legge relativa alle otto ore si estendesse a tutto il territorio americano. Durante la manifestazione ci furono degli scontri: la polizia sparò e vi furono due morti e numerosi feriti. La rivolta proseguì per giorni e coinvolse anche gli anarchici locali, il culmine si ebbe il 4 maggio in cui esplose una bomba, di cui non si seppe mai molto: né chi l’avesse fatta esplodere né quante vittime avesse provocato. L’anno seguente Grover Cleveland, l’allora presidente degli Stati Uniti, decise che il 1° maggio sarebbe diventata una data di commemorazione dei fatti tragici di Chicago. La notizia degli scontri giunse velocemente anche in Europa e in altri Paesi; questa e altre ragioni fecero sì che questo giorno diventò, negli anni, il simbolo della lotta operaia e del diritto al lavoro. In Italia, in particolare, questa data coincide con la Strage del 1947 di Portella della Ginestra, in Sicilia: qualcuno aprì il fuoco su duemila operai in corteo, si imputò l’agguato a Salvatore Giuliano e la sua banda, ma si sostiene anche che la colpa venne fatta ricadere sul famoso criminale allo scopo di screditarlo. 

È il 1990 quando si organizza – su iniziativa di CGIL, CISL e UIL – il primo Concertone in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma. Da allora sono passati quasi 30 anni e se fino ai primi anni 2000 questo evento rappresentava l’epicentro italiano dell’attivismo civile e artistico in materia di diritto al lavoro, ad oggi nel nostro Paese quasi ogni città ha il suo Primo Maggio. “Uno” fra tutti quello di Taranto, città dilaniata dalla presenza dell’Ilva, che dal 2013 organizza un concerto interamente autofinanziato, sul cui palco gli artisti si esibiscono volontariamente e rinunciando ad un compenso. Infatti, i sindacati non sono i benvenuti all’Uno Maggio tarantino, poiché troppo spesso sono stati complici dei misfatti della grande industria siderurgica che da anni avvelena la “città dei due mari”. Anche quest’anno la rivalità tra le due manifestazioni si è fatta sentire: se da un lato i grossi sindacati hanno convocato praticamente le all stars del panorama musicale italiano attuale, più un nome internazionale; Noel Gallagher (uno dei Gallagher del gruppo storico Oasis); da Taranto è arrivata la provocazione ironica con la reunion, 22 anni dopo, degli Oesais, caricatura dei due fratelli britannici firmata Toti e Tata. 

Le dissertazioni su “chi agisca meglio di chi” lasciano il tempo che trovano, ma il fatto che oggi per partecipare ad un Primo Maggio, spinti da dall’impegno civile o soltanto a scopo intrattenimento, non si debba per forza andare a Roma, è un bel traguardo. Significa che questo Paese di muove e che nessun Cristo è più fermo ad Eboli.




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