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Stasera in tv i Riti della Settimana Santa di Taranto e Ginosa Sky Arte ore 19,45: "Viæ Crucis". Il tegista Giovanni Piscaglia: "identità cittadina, fede e solidarietà"

Perdoni Misteri

Di seguito il comunicato con l’intervista:
«A Taranto con la Settimana Santa ho scoperto un mondo profondo e sfaccettato in cui si armonizzano identità cittadina, fede e un forte senso di solidarietà». È il commento di Giovanni Piscaglia, regista di 3D Produzioni che per Sky Arte ha realizzato il documentario intitolato «Viae Crucis – Le Settimane Sante Di Taranto e Ginosa» che andrà in onda in prima tv il 2 novembre alle 19:45 sui canali 120 e 400 della piattaforma Sky. Un lavoro che racconta i riti pasquali del capoluogo ionico e la Passio Christi ginosina, sostenuto dalla Regione Puglia e dal comune di Ginosa, che ha coinvolto nel capoluogo ionico una troupe di altri tre operatori: Mateusz Stolecki, Alessio Ciccarese e Davide Borroni. «Mi sento di dover rivolger ai priori Raffaele Vecchi e Antonello Papalia e ai loro collaboratori un sincero ringraziamento: ci hanno aperto non solo i luoghi che le congreghe custodiscono gelosamente da secoli, ma hanno mostrato il desiderio sincero che questa manifestazione di religiosità popolare che inorgoglisce i tarantini valichi i confini locali. Trovo interessanti – ha aggiunto Piscaglia – le Confraternite come organi che riuniscono in maniera paritaria membri di classi diverse. I riti si costituiscono come un momento reale di esplicitazione dei valori cittadini ma mirano implicitamente al miglioramento delle condizioni comuni. Questo intento è dimostrato anche i discorsi del Vescovo e di Monsignor Marco Gerardo, molto attenti sia a sottolineare i problemi di Taranto che a contestualizzarli nel contesto più ampio dei problemi del mondo. A fronte di tanta coesione ho spesso sentito ricordare le polemiche che annualmente ricorrono in merito alle “gare per le aggiudicazioni”: io stesso all’inizio ritenevo che questo dispendio economico stridesse con lo spirito delle manifestazioni, ma a conti fatti credo di aver compreso a Taranto un senso di “tradizione” che non conoscevo. Le tradizioni vanno sposate, non spiegate: contestarle significa contraddire – se non tradire – l’impegno e la passione dei tanti individui che nei secoli hanno combattuto per fare arrivare i riti fino a noi. Proprio con questo spirito intendo sviluppare il documentario, con lo sguardo scientifico di chi si fa sempre domande e il cuore coinvolto di chi sa accettare l’inspiegabile». Regista e autore, Piscaglia da 5 anni collabora con 3D Produzioni e Sky Arte. Laureato in Scienze della Comunicazione e con un master allo IED di Milano, ho realizzato videoinstallazioni, videoclip e ha vinto più volte il festival del cinema di Pesaro nella sezione giovani. Per Sky Arte ha firmato oltre 80 documentari con una durata tra i 10 e i 60 minuti. Non è la prima volta che Piscaglia lavora in riva allo Ionio: già nel novembre 2015 con 2 troupe ha girato una serie di 3 documentari di 30′ sul MarTa intitolata «Taranto, oro del mediterraneo» sulla storia antica della città tra necropoli urbane e parchi archeologici dei dintorni. «Mi hanno stupito le marce, bellissime e coinvolgenti: ora – ha spiegato il regista marchigiano – non trovo più strano che i tarantini le ascoltino sull’Ipod, sembrano più ouverture di Opera che marce funebri. Apprezzo la fattura delle statue e la loro sobrietà, in particolare di Cristo all’Orto e dell’Ecce Homo. Mi interessa particolarmente la Croce dei Misteri in cui trovo il senso della profondità della tradizione. Al contrario delle altre statue, spiccatamente espressioniste, la Croce dei Misteri è ermetica, simbolista: non tende all’esemplificazione del dolore di Cristo per suscitare risposte di commozione nei fedeli ma piuttosto propone una stratificazione simbolica da poter interpretare a più livelli. La Madonna Addolorata merita un discorso a parte. Nella notte tra venerdì e sabato percorrendo di corsa la chiesa di San Francesco alla sosta della Processione dei Misteri, mi ha attraversato una sensazione fulminea e inaspettata. Gli sdanghieri a riposo, le prime statue appoggiate, i fedeli accampati fin negli angoli più bui delle cappelle laterali a pregare ad occhi chiusi e noi, già reduci da quattro giorni e una lunga notte di riprese eravamo lì ad aspettare, ancora una volta, l’arrivo dell’Addolorata. Ma questa era diverso. La mia attesa, non era solo finalizzata a registrare un’altra bella immagine, stavo aspettando l’Addolorata per la pura voglia di rivederla. So bene che si tratta di due statue diverse, ma per me ha rappresentato un’attrazione unica. Appare sempre la stessa, ma sempre nuovamente sorprendente. Il filtro degli obiettivi non aveva impedito che tra noi si creasse un rapporto personale e mi è stato chiaro che da quando l’avrei lasciata mi sarebbe mancata. Come una persona che hai capito fin dal primo sguardo o una città che non vorresti abbandonare. Se proprio dovessi indicare una nota stonata – ha concluso Piscaglia – direi che l’interesse dei media sarebbe un bene, ma tra operatori che corrono all’impazzata, steadycam perennemente appiccicate alle statue e bracci meccanici in movimento ovunque, per me e la mia troupe cercare di comporre inquadrature poetiche e “pulite”, come si dice in gergo, è stato davvero un grosso problema. Sono consapevole che tutti svolgono un servizio encomiabile a favore di chi non può vivere la Settimana Santa di Taranto in quelle strade, ma credo che riti così intensi meriterebbero di mantenere un’atmosfera ben più sacra intorno a loro: i professionisti della comunicazione potrebbero evitare di concepire la processione come un red carpet con statue-superstar da paparazzare e, forse, anche gli spettatori potrebbero evitare di fermare i cortei per un selfie con il confratello in abito di rito».




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